Poesie personali


Scritta da: Dolcemente monello
in Poesie (Poesie personali)
Vita.
Mi hai messo al mondo.
Mi hai dato due gambe per fare grandi passi.
Non immaginavo che con il passare del tempo
potessero stancarsi di camminare.
Mi hai dato due braccia per sollevare il mondo.
Non sapevo che mi sarebbero servite per scrivere le mie sofferenze.
Mi hai dato due occhi per vedere le cose belle e brutte del mondo.
Mi hai dato un cuore.
Credevo servisse per regalare amore e non per ricevere sofferenza.
Mi hai dato labbra per sorridere.
Ma con il passar del tempo il mio sorriso si è spento.
Mi hai dato sentimenti che ho donato
con affetto e amore alle persone sbagliate.
Vita.
La malinconia mi assale e non va più via.
Ma non ho voglia di chiudermi in casa
con gli occhi tristi che nessuno capisce.
Non ho più voglia di prendermela con il mondo intero.
Vita.
Siamo solo io e te ormai.
E come ben sai sono grande
e vorrei mandar via questa malinconia che mi fa soffrire.
Sono grande sì ma ancora troppo giovane per morire.
Troverò la forza per chiudere il mio passato in un cassetto
e lasciare tutto ciò che mi fa male dietro le spalle.
Percorrerò un nuovo cammino, per dove ancora non lo so.
Sicuramente da solo come sempre.
Tornerò nel cammino della felicità.
Composta lunedì 27 marzo 2017
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    in Poesie (Poesie personali)

    Le tue gote rosse di latte

    Col pianto venisti alla luce,
    con le mie braccia avvolsi
    il tuo esile corpo.
    Tu col pianto ed io col pianto,
    toccasti di me la parte più
    bella, il cuore che vide
    la vita apparire
    quella parte di me
    che era fatta di te!
    Le notti insonne
    che io festeggiavo
    la musica fatta del pianto
    di fame, il latte era pronto
    il tuo riso di grazia
    diceva ti amo.
    Le tue piccole gote
    di rosso e di latte
    io baciavo fiero
    di avere un neonato
    un soffio di Dio,
    un portento,
    un fiore
    un gaio
    lamento.
    Or sù stelle lontane
    qui sulla terra è nato
    mio figlio,
    irradiate
    la culla di luce divina!
    Il bambino che è nato
    è un frutto d'amore
    un germoglio, un seme
    sulla vita che scorre!
    Amore di mamma
    la fortuna sorride
    in questo giorno di festa
    suvvia gridiamo
    al mondo
    la gioia che ci resta!
    Composta domenica 26 marzo 2017
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      Scritta da: Marta Emme
      in Poesie (Poesie personali)

      Terra: appello urge

      Che le intelligenze del mondo,
      senza perder giorno,
      faccian salir fin alle stelle
      uno spirito così ribelle
      da inventarsi la giusta mossa
      o magari una sommossa
      per dar ai potenti una tale
      scossa da farli tremar
      fin nelle ossa e costringerli
      così, ovunque nel mondo,
      a non perder più neanche
      un secondo, per cambiar
      le cose* (nell'ambiente), per
      far fiorir nei cuori
      ancor le rose.
      Dunque ci sia un momento
      per agire, perché pensando
      al domani, insieme a voi,
      si possa ancor gioire. Giacché
      c'è allarme sul Pianeta,
      è evidente, ma a chi conta
      importa poco o niente se
      anche la più drammatica
      vicenda* (clima) non è servita
      a fargli cambiar lo stato
      della mente, a mostrarsi
      persona intelligente e sfruttar
      l'esser suo potente per far
      l'interesse vero di ogni gente.
      Composta domenica 26 marzo 2017
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        Scritta da: Marta Emme
        in Poesie (Poesie personali)

        L'impronta

        Con quella faccia da fetente* (Trump)
        vorrei fossi solo un abbaglio
        della mente. Con l'inquinamento
        che ha prodotto il drammatico e
        climatico cambiamento, con le
        dinamiche economiche, da
        rosso profondo* (finanza, banche...),
        l'America di oggi lascia
        pagare agli altri il conto,
        infischiandosene del tardomondo*
        (sottosviluppo) e chiede ancora a
        quello di patir le tante pene,
        sol perché così conviene,
        senza pensar al comune bene,
        perché il Pianeta è di tutti
        e qui forte si sostiene.
        Poi, testa, se così avanti andrai
        solo rogne ai posteri lascerai.
        La loro maledizione per
        sempre tu sarai. E questa
        sarà anche la sola impronta
        che con l'America, tu lascerai.
        Or, se si vuol sapere un
        modo strano di vedere, ecco:
        il terrorismo non si sa più
        da che parte stia, ma è certo
        che non scompare con l'ipocrisia.
        È un'opinione la mia, che
        si ripete, come un vecchio
        adagio, perché sento forte
        il disagio. Allor mi
        perdonerete se anche stavolta
        non so essere cortese.
        Composta lunedì 20 marzo 2017
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          in Poesie (Poesie personali)

          Preghiera

          Aspettaci, Signore, sul calvario di Gerusalemme;
          siamo anche noi uomini battuti con il lattigo
          ascoltando il rantolo del cielo e della terra.

          Non andare solo a gridare sul duro patibolo
          dove un cielo cupo si abbassa e ti respinge
          mentre la terra triste piange, trema e canta.

          Fermati a guardare su queste pietre antiche
          dove la sofferenza ascolta il grido vigliacco
          degli uomini del potere di ogni tempo ed età.

          Fatti coraggio, ascolta l'umana e vera preghiera
          di quest'ultimo giorno morente sulla tua croce.
          Cammina coraggioso al tuo sublime martirio.

          Questi uomini fatti di creta e del tuo soffio di vita
          te lo abbiamo preparato con fierezza da millenni
          per vedere la nostra morte sparire nella tua tomba.

          Non temere, Signore, noi uomini che viviamo poco.
          Tu lo sai che noi vogliamo un martire a mani aperte
          ascoltando il giorno che muore inchiodato sulla notte.

          Tu, Signore, facci comprendere il tuo ultimo grido.
          Aiutaci a capire il tuo silenzio che ha sconfitto la morte.
          Le nostre mani sporche sanno di strade senza rotta.

          Aiutaci nei nostri giorni pieni di polvere e piedi sporchi
          quando gli occhi si riempiono di solitudine e penombra
          mentre la morte ci passa vicino e vorrebbe morderci.

          Insegnaci, Tu che fosti crocifisso dai tuoi stessi figli,
          di seguirti fino in fondo, dove temiamo riconoscerci.
          Fà che davanti alla tua croce giungiamo da veri uomini.
          Composta lunedì 30 novembre 2015
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            in Poesie (Poesie personali)

            Preghiera alla Vergine

            Rivolgiamo a te, o Donna della Vita,
            una preghiera nata dal cuore dei figli di Adamo
            in cerca di tuo Figlio.
            Siamo uomini fatti di sangue e di terra
            carica di ossa, ma conosciamo ben poco
            l'azzurro che ci cade addosso.

            Siamo abituati a vivere in un mondo
            pieno di frastuoni per dimenticare
            che siamo chiamati a vivere molto poco.
            Aiutaci, o Vergine Madre, a capirci nel nostro silenzio.
            Facci comprendere l'alito vitale dei nostri pochi giorni.
            Tutti noi che oggi ti preghiamo siamo figli di una donna
            che come te ha portato i segreti della nostra vita.

            Tu Madre, insegnaci a rispettare il mistero della donna.
            I suoi occhi e il suo cuore sono specchi fatti per donare.
            Aiutaci, Vergine Madre, a non infrangere con violenza
            l'immagine di vita delle nostre compagne di viaggio.

            Che in ogni donna riusciamo a vedere l'immagine
            di nostra madre sempre attenta, buona e delicata.
            Ti preghiamo come figli nati dal dolore di un parto
            sotto quella croce dove tu piangevi il tuo unico figlio
            vedendo cadere a terra acqua, cielo, amore e sangue.

            Guidaci in questi giorni di sole dove la notte avanza.
            Guardaci, Madre degli uomini, con occhi del mattino
            aperti alla luce del sole e ai messaggi nati nel cuore.
            Fà che i nostri giorni si aprano come fiori di cactus
            in un mondo nuovo pieno di vita e sorrisi di infinito.
            Composta lunedì 30 novembre 2015
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              in Poesie (Poesie personali)

              Solo davanti alla tua croce

              Solo davanti alla tua croce prego. Ascoltami.
              Tu che vivi da secoli appeso a quella croce
              guardando gli uomini camminare sulla terra
              con il fagotto della vita sulle spalle, fermami
              sulla strada solitaria e donami il tuo silenzio.

              Ti prego come uno che non vuole ricchezze
              ma che conosce il passo stanco dell'uomo,
              gli occhi tristi di bambini che odiano la fame.
              le mani vuote di chi non ha niente da fare.

              Aiutami a guardare intorno e scoprire la tua voce.
              Sorridimi Signore dall'alto del tuo umano dolore:
              guarisci la mia gioia troppo umana e poco matura,
              trasporta la mia felicità sulle montagne solitarie
              dove ancora aleggia libero il vento del tuo Spirito.

              Fai che le mie pupille si specchino nel tuo cielo,
              si riempiano della tua pace e del tuo ricco silenzio.
              Sotto la tua croce dei miei e tuoi venerdì santi
              voglio lavare i giorni saturi di sole e nuvole pesanti.

              Ti prego in nome di tutti gli esseri viventi della terra:
              fai che non abbiamo paura di staccarci da terra,
              che non temiamo il vuoto e le maschere che l'avvolgono,
              purificaci com forza come il cielo durante una tempesta.

              Ti preghiamo tutti insieme uomini di questo tuo mondo:
              chiamaci per accompagnarti al tuo umano calvario,
              facci vedere il filo invisibile che ci lega alla tua croce
              quando l'ombra della morte scende nei nostri occhi.
              Composta lunedì 30 novembre 2015
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                in Poesie (Poesie personali)

                Il nostro Venerdì Santo

                Tu che ti ergi fra la terra e il cielo sul monte della morte
                aspetta un attimo prima che il buio copra la tua terra.
                Ascolta coloro che stanchi ritornano a casa ogni sera
                con gli occhi appesi alla tua croce e mani dure e callose.

                Ti sei caricato sulle spalle la nostra ignoranza e ipocrisia
                per lavare con la tua innocenza e il tuo ultimo umano grido
                tutte le nostre ragnatele accumulate nel cuore dei secoli
                lasciando dolori, morte e feriti sulle strade della nostra vita.

                Ascolta i tuoi crocifissori, perdona la nostra superba ignoranza
                in questo pomeriggio di venerdì santo dove la morte è vera vita
                cancellando la vergognosa condanna racchiusa nelle nostre mani
                lavate dal sangue e acqua che sgorga dal tuo petto e dalle mani.

                Sotto la tua croce ci sono i teschi da Adamo fino all'ultimo uomo
                in attesa di essere purificati in cerca di pace, amore e ultimo riposo.
                Muori, o Nazareno, sul vergine legno che insieme abbiamo caricato
                prima di arrivare al Golgota che tutti dobbiamo affrontare per morire.

                Accetta la morte che ti rigetta da questa terra e donaci il tuo trionfo.
                Noi, Signore, abbiamo rigettato insieme alle ombre anche la tua voce cercando di seppellirla sotto terra ma con la garanzia della tua croce.
                La tua tomba umana oggi è vuota, la nostra aspetta il tuo perdono.
                Abbiamo sempre avuto paura della morte perché viviamo senza luce
                perciò t'inchiodammo per seppellirla con te nel cavo della roccia.

                Insegnaci a toccare la falce che tronca l'erba e i fiori dei tuoi campi
                ma non farci sentire il taglio della vita, se non bagnata dal tuo sangue.
                Impedisci che i passi di noi uomini si dirigano all'albero secco di Giuda
                dove penzola ancora la corda o mettono le bombe in nome di Dio.
                Chiamaci, Signore, con il nostro nome e riecheggi in noi il tuo sorriso.
                Fa che diventiamo nella nostra breve storia semi della tua vittoria.
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                  Scritta da: Simone Morana Cyla
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Il domani senza te

                  Com'è strano tutto questo
                  passaggio a nuova vita
                  Ibernarsi e poi incontrarsi
                  Ritrovarsi senza meta

                  Lontano dalle piccole
                  illusioni ed abitudini
                  mi sento come inutile
                  Stropiccio gli occhi lucidi

                  L'istante di un abbraccio
                  dilatato nel mio tempo
                  universalmente fulgido
                  In uno spazio riempio

                  Trattengo la tua luce
                  e faccio scorta di energia
                  Mi servirà domani
                  Quando non sarai più mia

                  Danzando nei ricordi
                  sarò invaso da emozioni
                  mi sentirò fluttuare
                  percependo vibrazioni

                  Chissà se fosse stato
                  Chissà se avessi detto
                  La mente inganna e il corpo
                  cerca solo un po' di affetto.
                  Composta giovedì 23 marzo 2017
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