Storia e significato delle statuine del presepe: le conosci veramente?

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    Presepe
    Presepe

    Il presepe, rappresentazione della nascita di Gesù, è, insieme all’albero di Natale, la più conosciuta e antica tra le tradizioni natalizie.
    La parola deriva dal latino praesepe, che significa greppia (che fu usata come culla per Gesù bambino), mangiatoia, ma indica anche il recinto chiuso dove si custodivano gli armenti.
    Secondo la tradizione, il presepe prende origine dal desiderio di San Francesco di far rivivere, in uno scenario naturale, la nascita di Gesù.
    Il primo presepe con personaggi in legno di cui ci è pervenuta notizia risale al 1283, ad opera di Arnolfo di Cambio, che scolpì otto statue raffiguranti i personaggi della Natività e i Magi: questo presepe si trova ancora nella Cappella di Santa Maria Maggiore a Roma.
    Solitamente il presepe si mantiene fino al giorno dell’Epifania, quando si posizionano le statuine dei Re Magi di fronte alla Sacra Famiglia per indicarne l’arrivo.

    Nel nostro Paese esistono numerose versioni del presepe, secondo la zona in cui ci troviamo: ad esempio, il presepe napoletano si distingue per lo sfarzo, la spettacolarità, l’affollamento di figure, l’ambientazione urbana, la riproduzione di scene molto elaborate, come la cavalcata dei Magi; le statue di pastori sono in terracotta.
    Il presepe tradizionale marchigiano è caratterizzato invece dall’ambientazione agreste, simile a quella delle colline marchigiane, ma non mancano numerosi innesti dal sapore marcatamente orientaleggiante, e statuine (pupi) di terracotta, cartapesta o in gesso, senza applicazione di vestiti in stoffa.
    Diversa ancora è la tradizione presepistica bolognese dove i personaggi sono scolpiti o modellati per intero, abiti compresi. Non si tratta quindi di statue vestite, né di figurini con volto e mani di legno o ceramica e abiti di stoffa.

    Ma vi siete mai soffermati a riconoscere i personaggi che accompagnano il tema della Natività e che si sono affermati, col tempo, come vere e proprie opere d’arte?

    Scopriamo allora le identità di quelle figure che collochiamo qua e là sopra il muschio del presepe spesso senza sapere bene come si chiamino e che cosa rappresentino.

    La Madonna

    Maria è simbolo di genuinità e purezza, una madre semplice, piena di delicatezza. Nel presepe napoletano viene solitamente rappresentata in ginocchio con le mani giunte in preghiera, per simboleggiare lo stupore e l’accoglienza per la nascita del figlio di Dio.
    Fino al XIV secolo però, la Madonna veniva rappresentata, invece, sdraiata accanto al figlio come una comune donna dopo il parto.

    Giuseppe

    Simbolo di umiltà, lavoratore e responsabile della famiglia, assiste moralmente la sposa, accudisce il figlio e si inchina alla volontà di Dio.

    I Re Magi

    Questi tre misteriosi personaggi sono menzionati solo nel Vangelo di Matteo; dall’Oriente i Magi arrivarono a Gerusalemme durante il regno di Erode, alla ricerca del neonato, Re dei Giudei.
    Tutti e tre i doni dei Magi contengono un significato preciso e rispecchiano la duplice natura di Gesù, quella terrena e quella divina.
    L’oro, portato da Melchiorre, simboleggia la potenza, perché è il dono riservato ai re e Gesù è il Re dei Re.
    L’incenso, donato da Gaspare, identifica invece la testimonianza di adorazione alla sua divinità, perché Gesù è Dio.
    La mirra, di cui è depositario Baldassarre, è invece simbolo della mortalità, perché usata nel culto dei morti, e Gesù è uomo e come uomo e, dunque, mortale.

    Benino (il pastore dormiente)

    Secondo la tradizione napoletana, il pastore che dorme è colui che sta sognando il presepe e che non si deve svegliare, perché, altrimenti, di colpo il presepe sparirebbe.
    Il sonno rappresenta la nascita, l’inconsapevolezza, l’incertezza della vita.
    Mentre dorme, il pastore sogna l’annuncio dell’arrivo di Dio, che simboleggia la speranza, la consapevolezza che la vita terrena non è eterna e che dopo la vita viene la morte.
    Il risveglio determina perciò il passaggio tra la vita terrena e la vita eterna.

    Il flautista orientale e lo zampognaro

    Il flautista (o pifferaio), in coppia con lo zampognaro, era il pastore che suonando viaggiava dentro sé stesso e dentro sé stesso si smarriva.
    Nel presepe popolare napoletano, gli zampognari hanno assunto anche il significato delle due età dell’uomo: la vecchiaia (raffigurata dal suonatore di zampogna) contrapposta alla gioventù (raffigurata dal suonatore di flauto).

    Il cammelliere

    Il personaggio del cammelliere è un riferimento diretto al Padre, che non ci abbandona mai e che è la nostra guida spirituale.

    Il pastore meravigliato

    Il risveglio del pastore dormiente, che nel presepe è rappresentato dal pastore meravigliato alla vista della nascita di Gesù, rappresenta la conferma dell’esistenza di Dio e quindi la testimonianza della vita eterna.

    L’angelo

    Sono gli angeli ad annunciare al mondo il lieto evento della nascita del Salvatore. Lo fanno attraverso l’annuncio ai pastori, figure simbolo di umiltà, semplicità e onestà.

    Il buon pastore

    Il pastore era il solo e unico responsabile del gregge di pecore. Al mattino chiamava a sé le proprie bestie, le quali, riconoscendone la voce, lo seguivano e camminavano dietro di lui.
    E anche Gesù si narra come un pastore, che ama le sue pecore e che chiama una ad una; non fugge davanti al lupo, ma le difende sino a dare per loro la vita.
    Ecco perché il buon pastore nel presepe viene spesso rappresentato con la pecorella sulle spalle, quasi come fosse un figlio.

     

     

     

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