Poesie personali


Scritta da: naiade
in Poesie (Poesie personali)

Tu, essenzialmente... sfera

Rimanere in bilico, tra l'illusione e il volere...
Rischiando di cadere e non accorgersene nemmeno...
Dietro il mondo cosa c'è?
Quella sfera infuocata, rotola su lastre cicatrizzate...
La polvere, lapilli... l'avvolgono...
Rotola, sporcandosi con il fango...
Poi, si trova... faccia a faccia con la luna...

Lei, così delicatamente, la cura...
Un nuovo colore, un nuovo vestito e profumo ha la sfera...
Decide, di rimanere immobile, per assaporare la fine
dello scoccare di un secondo...
c'è chi la rimpiange, per non vederla più...
c'è chi crede, che non ha mai aperto... quella scatola
così perfettamente, imprecisa...

Il navigatore notturno del pensiero... l'esplora,
la decanta... imprime le sue tracce in lei...
c'è il rischio di distruggerla... di frantumarsi
... in polvere e di disperdersi
cadendo come pioggia nel vuoto spazio...

Il navigatore notturno,
si lascia andare alla commozione,
di vedere la sua più grande passione...
che si sta spegnendo
lentamente
dinanzi ai suoi occhi...
-Terra- grida.
Lei, resta in un umile silenzio...

Il navigatore notturno del pensiero...
La dipinge, per non dimenticarla...
Ah! Quanto mi sei stata vicina.
Composta martedì 10 febbraio 2009
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    Scritta da: Li_mas Mastropaolo
    in Poesie (Poesie personali)
    Foglie ingiallite
    piovono dal cielo,
    stralci di vita
    volteggiano nell'aria.
    Nel bosco quieto,
    rossiccio di stagione,
    solinga foglia, piccina,
    resta indietro;
    raggiunge le altre
    con planata dolce.
    Una farfalla danza sul tappeto,
    gioisce il cuore,
    nella sua speranza,
    gode dell'aria,
    la freschezza pura.
    Composta domenica 22 novembre 2009
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      Scritta da: Li_mas Mastropaolo
      in Poesie (Poesie personali)

      Tramonto

      Il richiamo di un uccello in volo,
      fissa lo sguardo verso il cielo terso.
      Nuvole bianche, azzurre e ancora rosa,
      dipingono lo spazio d'infinito,
      solcano il cielo,
      danzano nel vento.
      Lento e profondo
      flebile respiro,
      della sua sera,
      annuncia il già declino.
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        Scritta da: Enzo D.
        in Poesie (Poesie personali)

        Il vecchio

        Aspettare chi è sicuro che torna non è attesa, è amore.
        Chi è sicuro che torna non va mai via.

        Sotto la quercia in cima al sentiero
        sul masso che sorregge la croce,
        c'è un vecchio seduto,
        con ai piedi un cane accucciato.
        Avvolto nell'enorme pastrano,
        con la folta chioma canuta
        che sfugge al cappellaccio sformato,
        le mani nodose sul bastone usurato
        sorreggono il mento e la lunga candida barba.
        Gli occhi umidi ma ancora cerulei,
        incalzati da sopraciglia e da rughe,
        perduti sulla vallata ormai brulla.

        Silente, immoto, sembra di gesso
        - Salute a te buon vecchio, che fai?
        Senza distogliere lo sguardo sospira:
        - Aspetto!
        - Cosa aspetti qui, alla pioggia, al vento, al gelo?
        - Aspetto la Primavera.
        Lo so che è ancora lontana
        ma mi basta sapere che un giorno verrà.
        Aspetto, passerà il letargo del mondo,
        anche se ammucchia un altr'anno ai già tanti,
        sotto quest'albero,
        su questa pietra, sotto questa croce.
        E'la mia speranza, la mia preghiera.
        Il viso rugoso rimase di gesso
        ma negli occhi umidi brillò una luce:
        - e finora è sempre venuta.
        Composta lunedì 21 settembre 2009
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          Scritta da: mikele74
          in Poesie (Poesie personali)

          Fiducia e rispetto

          Vorrei poter arrivare su quel costone roccioso dove splende di luce intensa un magnifico fiore profumato, ma la via è troppo rischiosa.
          Vivo qua in mezzo alla sabbia, la montagna però mi ha sempre affascinato è come se ci fosse un naturale richiamo da lei a me e da me a lei.
          Lo ascolto ma non posso assecondarlo.
          Fiore che splendi lassù ti osservo e ti bramo ti ascolto e ti odoro mi inebrio di te ma non voglio cogliere,
          non posso cogliere!
          Se solo mi accingessi a farlo la realtà alzando la voce ricorderebbe alla sabbia che ho scelto lei come dimora,
          di nuovo la roccia impervia, come solo in natura succede, ricorderebbe che la bellezza nasconde insidie e pericoli a chi pensa di poter scalare senza rischi ogni monte, ogni parete, ogni ostacolo.
          Vivi scegliendo e sapendo di aver scelto, rispetta la tua dimora e affidati alla vita che se dovrà ti porterà tra i giorni e le notti tra le braccia della luce splendente... inebriato senza vergogna dal profumo del tuo fiore.
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            Scritta da: Natale Currò
            in Poesie (Poesie personali)

            Sentiero dei ricordi

            Nel retro della mente
            frammenti del passato
            si mescolano alle nubi della tristezza,
            dove un'aria d'animazione
            stimola il sapore dell'eternità,
            in un nido di luce dimenticata.
            Pensieri stanchi ammutoliti
            balenano al limite della coscienza
            una timida aurora di collera;
            il tempo, ormai affaticato,
            riprende allora la sua mollezza quotidiana,
            per vivere la durata di una fine invisibile.
            Nel sentiero delle rimembranze
            passato e futuro, attanagliati e spenti,
            scivolano nella memoria di uno spazio,
            mentre una voce melata asciutta
            di immagini irrequiete
            indora di bacini d'ombra
            l'epoca segreta di ricordi nebulosi,
            alla ricerca del volto triste
            di recondite dimensioni.
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              Scritta da: Natale Currò
              in Poesie (Poesie personali)

              L'ultimo crepuscolo

              Sotto un lembo di cielo spogliato
              gocce di luna e di colore
              scivolano leggere come perle di mercurio,
              la vergogna sopravvive nel sipario delle abitudini
              là dove il tramonto d'un bagliore moribondo
              incupisce senza vaghezza la strada del tormento.
              Sentire la vertigine che inganna gli anni,
              aprire cascate di luce nel ghiacciaio dell'universo,
              capire gli uomini, per distrarsi dalla solitudine
              popolata dal silenzio dei ricordi,
              amare senza misura con la fame dell'anima
              che fa vacillare il cielo mentre la fine è lì,
              invisibile, simile a cuscinetti di aliti infedeli.
              L'ultimo crepuscolo s'innalza a consacrare
              le agonie solenni annunciate,
              per sprofondare nella palude della tristezza;
              il regno delle rovine perpetua la voglia di vivere
              per ritagliare istanti nel velluto del tempo.
              La giovinezza non ha illusioni
              quando la natura inganna,
              la vecchiaia, invece, torna su come una nausea
              a presagire nella breve trasparente eternità
              la fine di un giorno che sa di crudo sarmento.
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                Scritta da: Natale Currò
                in Poesie (Poesie personali)

                Esistenza poetica

                Nel mare tiepido delle vertigini
                attorto agli sterpi di aride secche
                il tempo aggioga al buio della notte
                l'abisso flebile d'una luce livida.
                La mollezza fluttuante del tempo
                si addensa nell'aria
                mentre gela la polvere bianca
                di montagne dimenticate.
                Folate di brina mordente
                velate di sudicie brume ingiallite
                proiettano per terra
                ombre polverose di rugiada stordita.
                Nel cielo pallido velato di bianco
                tra pozze di lune
                il mormorio instabile delle onde
                urta l'udito esausto
                verso l'oscurità argentata.
                Sotto la trama delle sensazioni
                il silenzio sprezzante della tristezza
                fruga lamentoso
                senza dimensioni segrete
                il dondolio incalzante
                del cammino onirico
                nei paesi dell'anima.
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                  in Poesie (Poesie personali)

                  Rosa rossa

                  Il tuo sguardo finito volto
                  a scrutare l'infinito cielo,
                  mi riempie di gioia.
                  Veri gli occhi tuoi, ora,
                  si illuminano per la propria bellezza
                  non turbata da effimeri sentimenti:
                  Le tue labbra, labbra infuocate,
                  protese e silenziose: tacito vulcano
                  che ribolle nel cuore eventi.
                  Come sei bella nei turbinii
                  di silenziosi pensieri che vanno
                  tra galassie a cercare
                  quella che tu sei: terra, terra ubertosa
                  stracolma di vita in ogni respiro,
                  e tu non sai che sei bella.
                  Bella, io respiro, sospiro
                  a distanza, mia rosa rossa;
                  la tua fragranza mi inebria,
                  mi tiene. Respirarti amandoti mi basta,
                  di là dalla siepe del tempo
                  che ti ha colmata di duri fendenti.
                  Alla tua distanza ti ammiro.
                  È esalato il mio avido desiderio,
                  vaporizzato nel tuo profumo,
                  svanito il tuo possesso esclusivo
                  che ha divorato colori e avventure,
                  tue, nei cieli tuoi; ignoravo i tuoi lamenti
                  divenuti taciti nel tempo:
                  Ora vivi racchiusa nei tuoi fendenti,
                  cronaca tua, rosa rossa è questa,
                  ghirlandata di verdi faville,
                  che gioia e profumi regalano
                  all'intorno e alle mie pupille.
                  Libera dalle mie oppresse voglie,
                  decidei la distanza con il tuo colmo
                  di spine. Godo nel vederti sempre bella,
                  soffro a non sussurrarti vicino-vicino,
                  parole d'amore che amavi tanto.
                  Mi consumo a non poter più poggiare
                  le mie labbra alle tue rosse,
                  e la tua mano al mio cuore,
                  per non perdere l'ultima stilla di vita.
                  Composta martedì 27 ottobre 1998
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                    Scritta da: Rita S.
                    in Poesie (Poesie personali)

                    Viaggio

                    Cavalco la sera
                    verso il richiamo
                    di parole già scritte
                    e di melodie
                    che s'alzeranno per me.

                    L'aria m'assorbe
                    ed io l'assaporo...
                    brezza in un giorno stagnante
                    la carezza sul collo.

                    Rincorro un arcobaleno notturno
                    d'indaco
                    abbaglia i miei occhi:
                    mi lascio rapire.

                    Sorvolo le acque che pulsano
                    onde e correnti
                    mi spingono i sogni
                    oltre i respiri.
                    È un'isola solitaria
                    che calpesto.
                    Dalla sabbia
                    raccolgo conchiglie
                    con l'eco di suoni
                    incantatori di sensi.
                    Le mani creano velluti
                    dove riporre emozioni.
                    Si librano tra le mie fantasie
                    e una poesia
                    nasce e vive.

                    Nei versi mi perdo...
                    Mi ritrovo
                    oltre ogni stagione
                    ogni giorno qualunque
                    sulle orme leggere
                    lasciate dalla libera fiera
                    ch'è in me.
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