Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Elisa Iacobellis
in Poesie (Poesie d'Autore)

La canzone disperata

Il tuo ricordo emerge dalla notte in cui sono.
Il fiume riannoda al mare il suo lamento ostinato.

Abbandonato come i moli all'alba.
È l'ora di partire, oh abbandonato!

Sul mio cuore piovono fredde corolle.
Oh sentina di rifiuti, feroce tana di naufraghi!

In te si accumularono le guerre e i voli.
Da te innalzarono le ali gli uccelli del canto.

Tutto hai inghiottito, come la lontananza.
Come il mare, come il tempo. Tutto in te fu naufragio!

Era l'ora felice dell'assalto e del bacio.
L'ora dello stupore che ardeva come un faro.

Ansietà di nocchiero, furia di palombaro cieco,
torbida ebbrezza d'amore, tutto in te fu naufragio!

Nell'infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita.
Scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

Ti attaccasti al dolore, ti aggrappasti al desiderio.
Ti abbatté la tristezza, tutto in te fu naufragio!

Feci retrocedere la muraglia d'ombra,
andai oltre il desiderio e l'atto.

Oh carne, carne mia, donna che amai e persi,
te, in quest'ora umida, evoco e canto.

Come una coppa albergasti l'infinita tenerezza,
e l'infinito oblio t'infranse come una coppa.

Era la nera, nera solitudine delle isole,
e lì, donna d'amore, mi accolsero le tue braccia.

Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta.
Erano il dolore e le rovine, e tu f osti il miracolo.

Ah donna, non so come hai potuto contenermi
nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!

Il mio desiderio di te fu il più terribile e corto,
il più sconvolto ed ebbro, il più teso e avido.

Cimitero di baci, c'è ancora fuoco nelle tue tombe,
ancora ardono i grappoli sbeccuzzati d'uccelli.

Oh la bocca morsa, oh le baciate membra,
oh gli affamati denti, oh i corpi intrecciati.

Oh la copula pazza di speranza e di vigore
in cui ci annodammo e ci disperammo.

E, la tenerezza, lieve come l'acqua e la farina.
E la parola appena incominciata sulle labbra.

Questo fu il mio destino e in esso viaggiò il mio anelito,
e i n esso cadde il mio anelito, tutto in te fu naufragio!

Oh sentina di rifiuti, in te tutto cadeva,
che dolore non spremesti, che dolore non ti soffoca.

Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti.
In piedi come un marinaio sulla prua di una nave.

Ancora fioristi in canti, ancora prorompesti in correnti.
Oh sentina di rifiuti, pozzo aperto e amaro.

Pallido palombaro cieco, sventurato fromboliere,
scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

È l'ora di partire, la dura e fredda ora
che la notte lega ad ogni orario.

Il cinturone rumoroso dei mare cinge la costa.
Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli.

Abbandonato come i moli nell'alba.
Solo l'ombra tremula si contorce nelle mie mani.

Ah più in là di ogni cosa. Ah più in là di ogni cosa.

È l'ora di partire. Oh abbandonato!
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Elisa Iacobellis
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Posso scrivere i versi...

    Posso scrivere i versi più tristi questa notte.

    Scrivere, ad esempio: La notte è stellata,
    e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza.

    Il vento della notte gira nel cielo e canta.

    Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
    Io l'amai, e a volte anche lei mi amò.

    Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
    La baciai tante volte sotto il cielo infinito.

    Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo.
    Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

    Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
    Pensare che non l'ho. Sentire che l'ho perduta.

    Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
    E il verso cade sull'anima come sull'erba in rugiada.

    Che importa che il mio amore non potesse conservarla.
    La notte è stellata e lei non è con me.

    È tutto. In lontananza qualcuno canta. In lontananza.
    La mia anima non si rassegna ad averla perduta.

    Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca. Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

    La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
    Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.

    Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai.
    La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.

    D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei suoi baci.
    La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.

    Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo.
    È così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.

    Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
    la mia anima non si rassegna ad averla perduta.

    Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa
    e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Soffitta

      Vieni, compiangiamoli quelli che stanno meglio di noi.
      Vieni, amica, e ricorda
      che i ricchi han maggiordomi e non amici,
      E noi abbiamo amici e non maggiordomi.
      Vieni, compiangiamo gli sposati e i non sposati.
      L'aurora entra a passettini
      come una dorata Pavlova,
      E io son presso al mio desiderio.
      Ne ha la vita in sé qualcosa di migliore
      Che quest'ora di chiara freschezza,
      l'ora di svegliarsi in amore.
      Vota la poesia: Commenta
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Credevo che il mio viaggio
        fosse giunto alla fine
        mancandomi oramai le forze.
        Credevo che la strada
        davanti a me
        fosse chiusa
        e le provviste esaurite.
        Credevo che fosse giunto
        il tempo
        di trovare riposo
        in una oscurità pregna
        di silenzio.
        Scopro invece che i tuoi
        progetti
        per me non sono finiti
        e quando le parole ormai
        vecchie
        muoiono sulle mie labbra
        nuove melodie nascono dal
        cuore;
        e dove ho perduto le tracce
        dei vecchi sentieri
        un nuovo paese mi si apre
        con tutte le sue meraviglie.
        Vota la poesia: Commenta
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Quando saprai che sono morto

          Quando saprai che sono morto
          non pronunciare il mio nome
          perché si fermerebbe
          la morte e il riposo.
          Quando saprai che sono morto di
          sillabe strane.
          Pronuncia fiore, ape,
          lagrima, pane, tempesta.
          Non lasciare che le tue labbra trovino le mie dieci lettere.
          Ho sonno, ho amato, ho
          raggiunto il silenzio.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Giulio Pintus
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            A Edith

            Per molti lunghi anni
            ho cercato la pace.
            Ho trovato l'estasi, ho trovato angosce,
            ho trovato follia,
            ho trovato solitudine.
            Ho trovato la pena solitaria
            che dilania il cuore.
            Ma la pace, quella non l'ho trovata.
            Ora, vecchio e prossimo alla fine,
            ho conosciuto te,
            e incontrandoti
            ho trovato estasi e pace insieme,
            conosco il riposo.
            dopo tanti anni di solitudine
            ora so quel che possono essere vita e amore
            Ora, se dormo,
            dormirò appagato.
            Composta sabato 5 novembre 2011
            Vota la poesia: Commenta
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              C'era una luna blu.
              Potevo essere qualsiasi cosa tranne una nuvola.

              La gente ride quando vede una nuvola.
              La gente ride quando sente un poeta.

              I capelli sono una cosa da grandi,
              le emozioni sono una cosa da uomini.

              Se ognuno ha la sua croce,
              se in cielo c'è una torta di panna e vi sentite un po' stranieri
              dateci il tempo di arrivare e magari capiremo che c'è ancora strada da fare...
              senza colori e senza odori
              quelli ce li metteremo noi che almeno saranno veri.
              Composta giovedì 4 aprile 2013
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Gabriella Stigliano
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Alla finestra

                Si piegano i pini ad ascoltare i mormorii del vento autunnale
                che i neri pioppi fa agitare in un isterico riso
                mentre la casa del giorno lentamente chiude le sue imposte
                orientali.
                In fondo alla valle, confusamente le lapidi del cimitero - lontane
                si raggruppano, avvolgendo la loro vaghezza nel grigio sudario
                della nebbia,
                ormai che nel crepuscolo i lampioni all'improvviso hanno
                iniziato a sanguinare.
                Fuori dalla finestra volano le foglie e passando una parola
                pronunciano al viso che fissa l'esterno, guardando
                se soffia la notte un pensiero o un messaggio sui vetri.
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: Walter Girardi
                  in Poesie (Poesie d'Autore)
                  Di nuovo chiede la mia bocca lieta
                  d'essere benedetta dal tuo bacio,
                  voglio tenere le tue care dita,
                  ripiegarle per gioco tra le mie,
                  il mio sguardo assetato al tuo appagare,
                  nei tuoi capelli sprofondare il viso,
                  con membra sempre vigili e fedeli,
                  rispondere allo slancio delle tue,
                  rinnovare con fiamma sempre nuove
                  la tua bellezza mille e mille volte,
                  finché beati e grati entrambi al fato,
                  abiteremo sopra ogni dolore,
                  finché il giorno e la notte, il presente e il passato
                  accoglieremo con fraterno amore,
                  finché al di sopra di ogni agire umano
                  trasfigurati vagheremo in pace.
                  Vota la poesia: Commenta