Poesie di Arthur Rimbaud

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Lacrima (Maggio 1872)

Lontano dagli uccelli, dagli greggi, dalle contadine,
io bevo, accoccolato in qualche brughiera
circondata da teneri boschetti di noccioli,
in una tiepida e verde foschia pomeridiana.

Che mai potevo bere in quella giovane oise,
olmi senza voce, erba senza fiori, cielo coperto.
Che cosa succhiavo alla zucca di colocasia?
Forse un liquore d'oro, insipido, che fa sudare.

Sarei stato, così a, una brutta insegna di locanda
poi il temporale mutò il cielo, fino sera.
Furono paesi neri, laghi, pali,
colonnati sotto la notte blu, stazioni.

L'acqua dei boschi si perdeva su sabbie vergini,
il vento dal cielo, gettava ghiaccioli sugli stagni...
e dire che, come un pescatore d'oro o di conchiglie,
non mi sono nemmeno preoccupato di bere.
Arthur Rimbaud
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    Scritta da: Ayesha

    Svevo aveva ragione

    Svevo aveva ragione
    Fuori dalla penna non c'è salvezza
    diceva Svevo
    e io m'accorgo
    c'aveva ragione
    se questa è l'unica maniera
    che m'è rimasta di vivere
    ben venga tale splendore
    ornato di pezzi di carta
    e parole venute dal cuore,
    un cuore di plastica
    che scioglie al sole,
    auto combustibile
    e pieno di vapore -
    costretto a evaporare
    senza alcun pudore,
    lasciare il mondo
    cacciato dall'amore.

    Svevo aveva ragione
    che quando scrivo
    sento vita fluire
    nient'altro in questo paradiso
    mi allieta al punto da dire
    che vi sia qualcosa di meglio
    di migliaia di pagine da riempire,
    con svaghi di realtà e di orrore
    che paion fantasia
    all'occhi del lettore
    e che in verità
    son più reali
    di qualsiasi attore
    che impara a memoria un copione
    per compensare un vuoto interiore.

    Siamo attori di noi stessi
    e ci perdiamo tra i riflessi
    di una falsa ambizione
    costruita sulla notte
    e se mi chiami per nome
    allora posso dire
    che mi è concesso l'onore
    di portare vibrazione
    un vuoto d'emozione
    che parla più del sole
    un'assenza, una canzone
    una presenza priva di parole.

    Svevo aveva ragione
    non c'è salvezza senza penna
    senza un cuore lacerato
    che si apra alla vita
    e le faccia da antenna.
    Arthur Rimbaud
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      Venere Anadiomene

      Come da un verde feretro di latta, una testa
      Dai bruni capelli esageratamente impomatati
      Da una vecchia tinozza emerge, lenta e ottusa,
      Con qualche deficienza piuttosto malmessa;

      e il collo grasso e grigio, le scapole larghe
      Sporgenti; il dorso corto che rientra ed esce;
      e i fianchi tondi che sembrano spiccar il volo;
      Il grasso sotto la pelle appare in piatte falde;

      La schiena è un po' rossa; e tutto ha un odore
      Stranamente orrendo; si notano soprattutto
      Cose singolari da osservare con la lente...

      Le reni hanno incise due parole: Clara Venus;
      e tutto questo corpo si muove e porge l'ampia groppa
      Schifosamente bella per un'ulcera all'ano.
      Arthur Rimbaud
      Composta martedì 13 ottobre 2009
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        Scritta da: Elisabetta

        L'eternità

        È ritrovata.
        Che cosa? L'Eternità.
        E il mare andato via
        Col sole.

        Anima sentinella,
        Mormoriamo la confessione
        Della notte così nulla
        E del giorno di fuoco.

        Dagli umani suffragi,
        Dai comuni slanci
        lì tu ti liberi
        E voli a seconda.

        Poiché soltanto da voi,
        Braci di raso,
        Il Dovere si esala
        Senza dire: finalmente.

        Là nessuna speranza,
        Nessun orietur.
        Scienza con pazienza,
        Il supplizio Ë certo.

        È ritrovata.
        Che cosa? - l'Eternità
        E il mare andato via
        Col sole.

        Maggio 1872.
        Arthur Rimbaud
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          Scritta da: Elisabetta

          Dal vetro sporco della mia auto

          Bambine che si vendono sui marciapiedi.
          Bambini con la mano tesa al semaforo.
          Cani abbandonati.
          Uomini con le tette che si esibiscono sotto i lampioni.
          Uomini senza palle che vendono droga all'angolo.
          Bambini nei cassonetti e immondizie per la strada.
          Scippi, rapine e risse.
          Ragazzini che fumano e sputano sui muri.
          Vestiti tutti uguali e pensieri tutti uguali.
          Ubriaconi alla guida che vanno a tutta birra.
          Pensavo che lavando il parabrezza della mia auto
          tutto questo sarebbe sparito.
          Arthur Rimbaud
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Sensazione

            Nelle sere d'estate andrò per i sentieri,
            pizzicato dal grano, pestando i fili d'erba;
            ne sentirò, sognante, il fresco sotto i piedi.
            E al vento lascerò bagnare la mia testa.

            Non dirò più parole, non farò più pensieri:
            ma un amore infinito mi salirà nel petto,
            e andrò molto lontano, sarò come uno zingaro,
            come con una donna per i campi contento.
            Arthur Rimbaud
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Vocali

              A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu:
              vocali,
              Dirò un giorno le vostre origini latenti:
              A nero busto irsuto delle mosche lucenti
              Che ronzano vicino a fetori crudeli,

              Golfi bui; E, candori di vapori e di tende,
              Lance di ghiacciai, bianchi re, brividi
              d'umbelle;
              I, sangue e sputi, porpore, riso di labbra
              belle
              Nella collera o nelle ebbrezze penitenti;

              U, fremiti divini di verdi mari, cicli,
              Pace di bestie al pascolo, pace di quelle
              rughe
              Che imprime alchìmia all'ampia fronte dello
              studioso;

              O, la superna Tromba piena di strani stridi,
              Silenzi visitati dagli Angeli e dai Mondi:
              - O, l'Omega, violetto raggio di quei Suoi
              Occhi!
              Arthur Rimbaud
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