Poesie d'Autore migliori


in Poesie (Poesie d'Autore)
Perché tu possa ascoltarmi
le mie parole
si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia.

Collana, sonaglio ebbro
per le tue mani dolci come l'uva.

E le vedo ormai lontane le mie parole.
Più che mie sono tue.
Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.

Così si aggrappano alle pareti umide.
È tua la colpa di questo gioco cruento.

Stanno fuggendo dalla mia buia tana.
Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.

Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi,
e più di te sono abituate alla mia tristezza.

Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti
perché tu le ascolti come voglio essere ascoltato.

Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.
Tempeste di sogni possono talora abbatterle.
Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.
Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.
Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi.
Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.

Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.
Tutto ti prendi tu, tutto.

E io le intreccio tutte in una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l'uva.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Mehmet

    Da una parte gli aguzzini ci separano come un muro.
    Dall'altra questo cuore sciagurato mi ha fatto un brutto scherzo,
    mio piccolo,
    mio Mehmet,
    forse il destino m'impedirà di rivederti.
    Sarai un ragazzo, lo so,
    simile alla spiga di grano:
    biondo, snello, alto di statura.
    Ero così quand'ero giovane.
    I tuoi occhi saranno vasti come quelli di tua madre,
    con dentro talvolta uno strascico amaro di tristezza.
    Avrai una bella voce,
    la mia era atroce.
    La tua fronte sarà chiara.
    Le canzoni che canterai spezzeranno i cuori.
    Sarai un conversatore brillante.
    In questo ero maestro anch'io,
    quando la gente non m'irritava i nervi.
    Dalle tue labbra colerà il miele.
    Ah Mehmet,
    quanti cuori spezzerai!
    Non dare pena a tua madre.
    Tua madre, forte e dolce come la seta,
    sarà bella anche all'età delle nonne,
    come il primo giorno che la vidi.
    Aveva 17 anni,
    sulle rive del Bosforo.
    Era il chiaro di luna,
    era il chiaro del giorno,
    era simile a una susina dorata.
    Tua madre un giorno, come al solito, ci siamo lasciati:
    a stasera!
    Era per non rivederci mai più.
    Tua madre nella sua bontà
    la più saggia delle madri.
    Non ho paura di morire, figlio mio.
    Eppure malgrado tutto
    a volte trasalisco di colpo.
    Contare i giorni difficile.
    Non ci si può saziare della vita, Mehmet,
    non ci si può saziare.
    Non vivere a questo mondo come un inquilino.
    Vivi su questa terra come se fosse la casa di tuo padre.
    La nostra terra, la Turchia,
    un bel paese tra gli altri paesi,
    e i suoi uomini,
    quelli di buona lega,
    sono lavoratori pensosi e coraggiosi
    e atrocemente miserabili.
    Tu, il futuro,
    lo vedrai coi tuoi occhi,
    lo toccherai con le tue mani.
    Io forse morirò lontano dalla mia lingua,
    dalle mie canzoni,
    dal mio sale, dal mio pane,
    sentendo la nostalgia di tua madre e di te.
    Mehmet, piccolo mio,
    me ne vado. Sono calmo.
    La vita che si disperde in me si ritroverà in te,
    per lungo tempo.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Mio - per diritto della bianca elezione!

      Mio - per diritto della bianca elezione!
      Mio - per sigillo regale!
      Mio - per segno della bianca prigione
      che sbarre non possono celare!
      Mio - qui - nella visione e nel divieto!
      Mio - per l'abrograzione della tomba
      Sottoscritta-confermata -
      delirante contratto!
      Mio - mantre gli anni fuggono!
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Passero solitario

        D'in su la vetta della torre antica,
        Passero solitario, alla campagna
        Cantando vai finché non more il giorno;
        Ed erra l'armonia per questa valle.
        Primavera dintorno
        Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
        Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
        Odi greggi belar, muggire armenti;
        Gli altri augelli contenti, a gara insieme
        Per lo libero ciel fan mille giri,
        Pur festeggiando il lor tempo migliore:
        Tu pensoso in disparte il tutto miri;
        Non compagni, non voli,
        Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
        Canti, e così trapassi
        Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
        Oimè, quanto somiglia
        Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
        Della novella età dolce famiglia,
        E te german di giovinezza, amore,
        Sospiro acerbo dè provetti giorni,
        Non curo, io non so come; anzi da loro
        Quasi fuggo lontano;
        Quasi romito, e strano
        Al mio loco natio,
        Passo del viver mio la primavera.
        Questo giorno ch'omai cede alla sera,
        Festeggiar si costuma al nostro borgo.
        Odi per lo sereno un suon di squilla,
        Odi spesso un tonar di ferree canne,
        Che rimbomba lontan di villa in villa.
        Tutta vestita a festa
        La gioventù del loco
        Lascia le case, e per le vie si spande;
        E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
        Io solitario in questa
        Rimota parte alla campagna uscendo,
        Ogni diletto e gioco
        Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
        Steso nell'aria aprica
        Mi fere il Sol che tra lontani monti,
        Dopo il giorno sereno,
        Cadendo si dilegua, e par che dica
        Che la beata gioventù vien meno.
        Tu, solingo augellin, venuto a sera
        Del viver che daranno a te le stelle,
        Certo del tuo costume
        Non ti dorrai; che di natura è frutto
        Ogni vostra vaghezza.
        A me, se di vecchiezza
        La detestata soglia
        Evitar non impetro,
        Quando muti questi occhi all'altrui core,
        E lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
        Del dì presente più noioso e tetro,
        Che parrà di tal voglia?
        Che di quest'anni miei? Che di me stesso?
        Ahi pentirommi, e spesso,
        Ma sconsolato, volgerommi indietro.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Amore non dannarmi

          Amore non dannarmi al mio destino
          tienimi aperte tutte le stagioni
          fa che il mio grande e tiepido declino
          non si addormenti lungo le pulsioni
          metti al passivo tutte le passioni
          dormi teneramente sul cuscino
          dove crescono provvide ambizioni
          d'amore e di passione universale,
          toglimi tutto e non mi fare male.
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            Scritta da: Araba Fenice
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Bambino

            Bambino,
            se trovi l'aquilone della tua fantasia
            legalo con l'intelligenza del cuore.
            Vedrai sorgere giardini incantati
            e tua madre diventerà una pianta
            che ti coprirà con le sue foglie.
            Fa delle tue mani due bianche colombe
            e portino la pace ovunque
            e l'ordine delle cose.
            Ma prima di imparare a scrivere
            guardati nell'acqua del sentimento.
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              Scritta da: Ombra Nella Notte
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Il verme conquistatore

              Guardate! È una serata di gala
              In questi ultimi anni desolati!
              Uno stuolo d'angeli alati!
              Tra i veli e sommersi dal pianto,
              A teatro siede a vedere
              Un dramma di speranze e timori,
              L'orchestra emette a tratti in sordina
              La musica delle sfere.

              Parodiando Iddio nel cielo, i mimi,
              Sottovoce borbottano, sussurrano
              E si gettano qua e là. Marionette
              Soltanto che vengono e vanno
              Al cenno di cose immense informi
              E spostano gli scenari avanti e indietro
              Scuotendo dalle loro ali di Condor
              L'invisibile Affanno!

              Un dramma così variegato, non temete,
              Non sarà scordato!
              Col suo Fantasma per sempre inseguito
              Da una folla che mai non l'afferra,
              In un cerchio che sempre ritorna
              Nello stesso identico punto,
              E molta Pazzia, e ancor più Peccato,
              E Orrore animano la trama.

              Ma guardate, tra la ridda dei mimi,
              S'insinua una forma strisciante!
              Una cosa rossosangue si snoda
              Sbucando dalla scena deserta!
              Si snoda! Si annoda! Tra spasmi mortali
              Suo cibo diventano i mimi,
              Singhiozzano i serafini ai denti del mostro
              Di sangue rappreso imbevuti.

              Spente, spente le luci, tutte spente!
              E sopra ogni forma fremente,
              Funebre sudario il sipario
              Vien giù con fragor di tempesta,
              E gli angeli pallidi esangui,
              Levandosi, svelandosi, dicono
              Che quella è la tragedia "L'Uomo",
              E il Verme Conquistatore, l'eroe.
              Composta martedì 22 marzo 2011
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