Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Federico
in Poesie (Poesie d'Autore)

Dio dell'alleanza

O Abramo - Colui che entrò nella storia dell'uomo,
desidera, soltanto attraverso te, svelare questo mistero, celato dall'esordio del mondo,
un mistero più remoto del mondo!

Se oggi percorriamo questi luoghi,
da cui, tempo fa, era partito Abramo,
dove aveva udito la Voce, dove si era compiuta la promessa,
solo perché
potessimo fermarci sul limine -
per attingere al principio dell'Alleanza.

Poiché Dio aveva manifestato ad Abramo,
cosa è, per un padre, il sacrificio del proprio figlio - un'immolata morte.
O Abramo - così Dio ha amato il mondo,
che ha consacrato il suo Figlio, perché ognuno, che avrà fede in Lui,
possa attingere alla vita eterna.
- Fermati -
Io porto dentro di me il tuo nome,
il nome - segno dell'Alleanza
che il Verbo Primordiale ha stretto con te,
ancor prima che creasse il mondo.
Ricorda questo luogo, quando andrai via da qui,
luogo che rimarrà in attesa del suo proprio giorno–
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    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Il mio occhio s'è fatto pittore ed ha tracciato
    L'immagine tua bella sul quadro del mio cuore;
    il mio corpo è cornice in cui è racchiusa,
    Prospettica, eccellente arte pittorica,
    Ché attraverso il pittore devi vederne l'arte
    Per trovar dove sia la tua autentica immagine dipinta,
    Custodita nella bottega del mio seno,
    Che ha gli occhi tuoi per vetri alle finestre.
    Vedi ora come gli occhi si aiutino a vicenda:
    I miei hanno tracciato la tua figura e i tuoi
    Son finestre al mio seno, per cui il Sole
    Gode affacciarsi ad ammirare te.
    Però all'arte dell'occhio manca la miglior grazia:
    Ritrae quello che vede, ma non conosce il cuore.
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      in Poesie (Poesie d'Autore)

      I vostri figli

      I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
      Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
      Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
      Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
      Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
      Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
      Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
      L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
      Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Il Cavallino

        O bel clivo fiorito Cavallino
        ch'io varcai cò leggiadri eguali a schiera
        al mio bel tempo; chi sa dir se l'era
        d'olmo la tua parlante ombra o di pino?
        Era busso ricciuto o biancospino,
        da cui dorata trasparia la sera?
        C'è un campanile tra una selva nera,
        che canta, bianco, l'inno mattutino?
        Non so: ché quando a te s'appressa il vano
        desìo, per entro il cielo fuggitivo
        te vedo incerta vision fluire.
        So ch'or sembri il paese allor lontano
        lontano, che dal tuo fiorito clivo
        io rimirai nel limpido avvenire.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Blues in Memoria

          Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
          fate tacere il cane con un osso succulento,
          chiudete i pianoforti e fra un rullio smorzato
          portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

          Incrocino gli aereoplani lassù
          e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
          allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
          i vigili si mettano i guanti di tela nera.

          Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed il mio Ovest,
          la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
          il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
          pensavo che l'amore fosse eterno: avevo torto.

          Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte;
          imballate la luna, smontate pure il sole;
          svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
          perché ormai nulla può giovare.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            La mia bohème (Fantasia)

            I pugni nelle tasche rotte, me ne andavo
            con il mio pastrano diventato ideale;
            sotto il cielo andavo, o Musa, a te solidale;
            oh! Là, là! Quanti splendidi amori sognavo!

            La sola braca aveva un largo buco. - In corsa
            sgranavo rime, Puccetto sognante. E l'Orsa
            Maggiore era la mia locanda. - Lassù
            le stelle in cielo avevano un dolce fru fru;

            le ascoltavo, seduto ai lati delle strade,
            nelle sere del buon settembre ove rugiade
            mi gocciavano in fronte un vino di vigore;

            e, rimando in mezzo ai tenebrosi fantastici,
            come fossero lire, tiravo gli elastici
            delle mie scarpe ferite, un piede sul cuore!
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              Scritta da: Francesca Oniram
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Contro l'amore non c'è
              Rimedio alcuno, Nicia,
              né unguento né polvere - io credo - lieve,
              dolce farmaco.
              Da te, persino l'anima mi farei bruciare, persino
              L'occhio, che amo
              Più di tutto
              Mi tufferei da te, ti bacerei la mano
              E bianchi gigli ti porterei
              E il fragile papavero
              Dai petali scarlatti.
              Imparerò a nuotare
              Così saprò perché
              Vi è dolce abitare negli abissi.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Ora e sempre Resistenza

                Lo avrai
                camerata Kesserling
                il monumento che pretendi da noi italiani
                ma con che pietra si costruirà
                a deciderlo tocca a noi
                non con i sassi affumicati dei borghi inermi
                straziati dal tuo sterminio
                non con la terra dei cimiteri
                dove i nostri compagni giovinetti
                riposano in serenità
                non con la neve inviolata delle montagne
                che per due inverni ti sfidarono
                non con la primavera di queste valli
                che ti vide fuggire
                ma soltanto con il silenzio dei torturati
                più duro d'ogni macigno
                soltanto con la roccia di questo patto
                giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono
                per dignità non per odio
                decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo
                su queste strade se vorrai tornare
                ai nostri posti ci ritroverai
                morti e vivi con lo stesso impegno
                popolo serrato intorno al monumento
                che si chiama ora e sempre
                Resistenza.
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                  Scritta da: Andrew Ricooked
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Fuori posto

                  Brucia all'inferno
                  questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
                  mentre le altre persone trovano cose
                  da fare
                  nel tempo che hanno
                  posti dove andare
                  insieme
                  cose da
                  dirsi.

                  Io sto
                  bruciando all'inferno
                  da qualche parte nel nord del Messico.
                  Qui i fiori non crescono.

                  Non sono come
                  gli altri
                  gli altri sono come
                  gli altri.

                  Si assomigliano tutti:
                  si riuniscano
                  si ritrovano
                  si accalcano
                  sono
                  allegri e soddisfatti
                  e io sto
                  bruciando all'inferno.

                  Il mio cuore ha mille anni.
                  Non sono come
                  gli altri.
                  Morirei nei loro prati da picnic
                  soffocato dalle loro bandiere
                  indebolito dalle loro canzoni
                  non amato dai loro soldati
                  trafitto dal loro umorismo
                  assassinato dalle loro preoccupazioni.

                  Non sono come
                  gli altri.
                  Io sto
                  bruciando all'inferno.

                  L'inferno di
                  me stesso.
                  Composta domenica 3 gennaio 2010
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                    Scritta da: Dario Pautasso
                    in Poesie (Poesie d'Autore)

                    La morte si fuma i miei sigari

                    Sai com'è: sono qui ubriaco ancora
                    una volta
                    e ascolto Chajkovskij
                    alla radio.
                    Gesù, lo sentivo quarantasette anni
                    fa
                    quando ero uno scrittore morto di fame
                    ed eccolo qui
                    di nuovo
                    ora io sono uno scrittore con un po'
                    di successo
                    e la morte va
                    su e giù
                    per questa stanza
                    e si fuma i miei sigari
                    beve qualche sorso del mio
                    vino
                    mentre il vecchio Pietro continua a darci dentro
                    con la sua "Patetica",
                    ho fatto un bel pezzo di strada
                    e se ho avuto fortuna è
                    perché ho tirato bene
                    i dadi:
                    ho fatto la fame per l'arte, ho fatto la fame per
                    riuscire a guadagnare cinque dannati minuti, cinque ore,
                    cinque giorni,
                    volevo soltanto buttare giù qualche
                    frase,
                    il successo, il denaro non importavano:
                    io volevo scrivere
                    e loro volevano che stessi alla pressa meccanica,
                    in fabbrica alla catena di montaggio
                    volevano che facessi il fattorino in un
                    grande magazzino.

                    Bè, dice la morte, passandomi accanto,
                    ti prenderò comunque,
                    non importa quello che sei stato:
                    scrittore, tassista, pappone, macellaio,
                    paracadutista acrobatico, io ti
                    prenderò...
                    okay, baby, le dico io.
                    Adesso ci beviamo qualcosa insieme
                    mentre l'una di notte diventano
                    le due
                    e lei solo sa
                    quando verrà il
                    momento, ma oggi sono
                    riuscito a fregarla: mi sono preso
                    altri cinque dannati minuti
                    e molto di
                    più.
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