Poesie d'Autore migliori


in Poesie (Poesie d'Autore)
Il mio occhio s'è fatto pittore ed ha tracciato
L'immagine tua bella sul quadro del mio cuore;
il mio corpo è cornice in cui è racchiusa,
Prospettica, eccellente arte pittorica,
Ché attraverso il pittore devi vederne l'arte
Per trovar dove sia la tua autentica immagine dipinta,
Custodita nella bottega del mio seno,
Che ha gli occhi tuoi per vetri alle finestre.
Vedi ora come gli occhi si aiutino a vicenda:
I miei hanno tracciato la tua figura e i tuoi
Son finestre al mio seno, per cui il Sole
Gode affacciarsi ad ammirare te.
Però all'arte dell'occhio manca la miglior grazia:
Ritrae quello che vede, ma non conosce il cuore.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    I vostri figli

    I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
    Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
    Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
    Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
    Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
    Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
    Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
    L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
    Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Il Cavallino

      O bel clivo fiorito Cavallino
      ch'io varcai cò leggiadri eguali a schiera
      al mio bel tempo; chi sa dir se l'era
      d'olmo la tua parlante ombra o di pino?
      Era busso ricciuto o biancospino,
      da cui dorata trasparia la sera?
      C'è un campanile tra una selva nera,
      che canta, bianco, l'inno mattutino?
      Non so: ché quando a te s'appressa il vano
      desìo, per entro il cielo fuggitivo
      te vedo incerta vision fluire.
      So ch'or sembri il paese allor lontano
      lontano, che dal tuo fiorito clivo
      io rimirai nel limpido avvenire.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Blues in Memoria

        Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
        fate tacere il cane con un osso succulento,
        chiudete i pianoforti e fra un rullio smorzato
        portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

        Incrocino gli aereoplani lassù
        e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
        allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
        i vigili si mettano i guanti di tela nera.

        Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed il mio Ovest,
        la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
        il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
        pensavo che l'amore fosse eterno: avevo torto.

        Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte;
        imballate la luna, smontate pure il sole;
        svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
        perché ormai nulla può giovare.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          La mia bohème (Fantasia)

          I pugni nelle tasche rotte, me ne andavo
          con il mio pastrano diventato ideale;
          sotto il cielo andavo, o Musa, a te solidale;
          oh! Là, là! Quanti splendidi amori sognavo!

          La sola braca aveva un largo buco. - In corsa
          sgranavo rime, Puccetto sognante. E l'Orsa
          Maggiore era la mia locanda. - Lassù
          le stelle in cielo avevano un dolce fru fru;

          le ascoltavo, seduto ai lati delle strade,
          nelle sere del buon settembre ove rugiade
          mi gocciavano in fronte un vino di vigore;

          e, rimando in mezzo ai tenebrosi fantastici,
          come fossero lire, tiravo gli elastici
          delle mie scarpe ferite, un piede sul cuore!
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Ora e sempre Resistenza

            Lo avrai
            camerata Kesserling
            il monumento che pretendi da noi italiani
            ma con che pietra si costruirà
            a deciderlo tocca a noi
            non con i sassi affumicati dei borghi inermi
            straziati dal tuo sterminio
            non con la terra dei cimiteri
            dove i nostri compagni giovinetti
            riposano in serenità
            non con la neve inviolata delle montagne
            che per due inverni ti sfidarono
            non con la primavera di queste valli
            che ti vide fuggire
            ma soltanto con il silenzio dei torturati
            più duro d'ogni macigno
            soltanto con la roccia di questo patto
            giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono
            per dignità non per odio
            decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo
            su queste strade se vorrai tornare
            ai nostri posti ci ritroverai
            morti e vivi con lo stesso impegno
            popolo serrato intorno al monumento
            che si chiama ora e sempre
            Resistenza.
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              in Poesie (Poesie d'Autore)

              La più bella storia d'amore

              L'ultimo suono del tuo addio,
              mi disse che non sapevo nulla
              e che era giunto
              il tempo necessario
              di imparare i perché della materia.

              Così, tra pietra e pietra
              seppi che sommare è unire
              e che sottrarre ci lascia
              soli e vuoti.
              Che i colori riflettono
              l'ingenua volontà dell'occhio.

              Che i solfeggi e i sol
              implorano la fame dell'udito.
              Che le strade e la polvere
              sono la ragione dei passi.

              Che la strada più breve
              fra due punti
              è il cerchio che li unisce
              in un abbraccio sorpreso.

              Che due più due
              può essere un brano di Vivaldi.
              Che i geni amabili
              abitano le bottiglie del buon vino.

              Con tutto questo già appreso
              tornai a disfare l'eco del tuo addio
              e al suo posto palpitante a scrivere
              La Più Bella Storia d'Amore
              ma, come dice l'adagio
              non si finisce mai
              di imparare e di dubitare.

              E così, ancora una volta
              tanto facilmente come nasce una rosa
              o si morde la coda una stella fugace,
              seppi che la mia opera era stata scritta
              perché La Più Bella Storia d'Amore
              è possibile solo
              nella serena e inquietante
              calligrafia dei tuoi occhi.
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                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Il gatto in un appartamento vuoto

                Morire - questo a un gatto non si fa.
                Perché cosa può fare un gatto
                in un appartamento vuoto?
                Arrampicarsi sulle pareti.
                Strofinarsi tra i mobili.
                Qui niente sembra cambiato,
                eppure tutto è mutato.
                Niente sembra spostato,
                eppure tutto è fuori posto.
                E la sera la lampada non brilla più.

                Si sentono passi sulle scale,
                ma non sono quelli.
                Anche la mano che mette il pesce nel piattino
                non è quella di prima.

                Qualcosa qui non comincia
                alla solita ora.
                Qualcosa qui non accade
                come dovrebbe.
                Qui c'era qualcuno, c'era
                poi d'un tratto è scomparso
                e si ostina a non esserci.

                In ogni armadio si è guardato.
                Sui ripiani si è corso.
                Sotto il tappeto si è controllato.
                Si è perfino infranto il divieto
                di sparpagliare le carte.
                Che altro si può fare.
                Aspettare e dormire.

                Che lui provi solo a tornare,
                che si faccia vedere.
                Imparerà allora
                che con un gatto così non si fa.
                Gli si andrà incontro
                come se proprio non se ne avesse voglia,
                pian pianino,
                su zampe molto offese.
                E all'inizio niente salti né squittii.
                Composta lunedì 13 febbraio 2012
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