Poesie d'Autore migliori


in Poesie (Poesie d'Autore)

Cento Sonetti D'amore (XVII)

Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.

T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Quanto ancor più bella sembra la bellezza (Sonetto 54)

    Quanto ancor più bella sembra la bellezza,
    per quel ricco ornamento che virtù le dona!
    Bella ci appar la rosa, ma più bella la pensiamo
    per la soave essenza che vive dentro a lei.
    Anche le selvatiche hanno tinte molto intense
    simili al colore delle rose profumate,
    hanno le stesse spine e giocano con lo stesso brio
    quando la brezza d'estate ne schiude gli ascosi boccioli:
    ma poiché il loro pregio è solo l'apparenza,
    abbandonate vivono, sfioriscono neglette e
    solitarie muoiono. Non così per le fragranti rose:
    la loro dolce morte divien soavissimo profumo:
    e così è; per te, fiore stupendo e ambito,
    come appassirai, i miei versi stilleran la tua virtù.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
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      La morte di Tantalo

      Noi sedemmo sull'orlo
      della fontana nella vigna d'oro.
      Sedemmo lacrimosi in silenzio.
      Le palpebre della mia dolce amica
      si gonfiavano dietro le lagrime
      come due vele
      dietro una leggera brezza marina.
      Il nostro dolore non era dolore d'amore
      né dolore di nostalgia
      né dolore carnale.
      Noi morivamo tutti i giorni
      cercando una causa divina
      il mio dolce bene ed io.

      Ma quel giorno già vanía
      e la causa della nostra morte
      non era stata rivenuta.

      E calò la sera su la vigna d'oro
      e tanto essa era oscura
      che alle nostre anime apparve
      una nevicata di stelle.

      Assaporammo tutta la notte
      i meravigliosi grappoli.
      Bevemmo l'acqua d'oro,
      e l'alba ci trovò seduti
      sull'orlo della fontana
      nella vigna non piú d'oro.

      O dolce mio amore,
      confessa al viandante
      che non abbiamo saputo morire
      negandoci il frutto saporoso
      e l'acqua d'oro, come la luna.

      E aggiungi che non morremo piú
      e che andremo per la vita
      errando per sempre.
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        Scritta da: Eclissi
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        Inno alla Bellezza

        Tu vieni dal profondo cielo o sorgi
        dall'abisso, o Beltà? Versa il tuo sguardo
        infernale e divino, mescolati,
        il beneficio e il crimine, e per questo
        al vino ti potrei rassomigliare.
        Hai nell'occhio l'aurora ed il tramonto;
        come una sera tempestosa spandi
        profumi; ed i tuoi baci sono un filtro,
        e la tua bocca un'anfora, che fanno
        coraggioso il fanciullo, l'eroe vile.
        Sorgi dal nero abisso oppure scendi
        dalle stelle? Il Demonio, affascinato,
        come un cane è attaccato alle tue gonne;
        spargi a caso la gioia ed i disastri,
        e tutto reggi, e di nulla rispondi.
        Sopra i morti, o Beltà, di cui ti ridi,
        cammini. Non è il meno affascinante,
        l'Orrore, tra le tue gioie; amoroso
        sopra il tuo ventre orgoglioso danza
        l'Omicidio, fra i ciondoli il più caro.
        Vola abbagliata verso te l'effimera,
        o candela, fiammeggia stride e dice:
        "Benediciamo questa torcia! " Anela
        l'innamorato chino sulla bella,
        e ha l'aria d'un morente che accarezza
        la sua tomba. O Beltà, che cosa importa,
        o mostro spaventoso enorme ingenuo,
        che tu venga dal cielo o dall'inferno,
        se mi schiude la porta il tuo sorriso
        ed il tuo piede e l'occhio a un Infinito
        adorato ed ancora sconosciuto?
        Di Satana o di Dio, che importa? Angelo
        o Sirena, che importa se mi rendi,
        - fata dagli occhi di velluto, ritmo,
        profumo, luce, unica regina! -
        questo universo meno ripugnante
        e questi brevi istanti meno gravi?
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          Scritta da: Barbara Brussa
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Ai giovani

          Bella ridente e giovane
          con il tuo ventre scoperto,
          e una medaglia d'oro
          sull'ombelico,
          mi dici che fai l'amore ogni giorno
          e sei felice e io penso che il tuo ventre
          è vergine mentre il mio
          è un groviglio di vipere
          che voi chiamate poesia
          ed è soltanto tutto l'amore
          che non ho avuto
          vedendoti io ho maledetto
          la sorte di essere un poeta.
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            Scritta da: mor-joy
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            Sull'Amore

            Si chiama Amore ogni superiorità,
            ogni capacità di comprensione,
            ogni capacità di sorridere nel dolore.
            Amore per noi stessi e per il nostro destino,
            affettuosa adesione
            a ciò che l'Imperscrutabile
            vuole fare di noi
            anche quando
            non siamo ancora in grado di vederlo
            e di comprenderlo.
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              Scritta da: Gabriella Stigliano
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              Passa radiosa, come la notte tersa

              Passa radiosa, come la notte tersa
              dai cieli stellati;
              il meglio del buio e del fulgore
              si incontra nei suoi occhi
              addolciti a quella tenera luce
              che il cielo nega allo sforzo del giorno.
              Un'ombra in più, un raggio in meno, avrebbero
              in parte guastato la grazia senza nome
              che si posa sui capelli neri
              o illumina il volto con dolcezza,
              dove pensieri limpidi
              svelano pura e preziosa dimora.
              Su quella guancia, sopra quella fronte serena
              sorrisi e colori parlano di pacifici giorni,
              di un intelletto in armonia con tutto,
              di un cuore che ama innocente.
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                Scritta da: Andrea De Candia
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                Paura dei tuoi occhi

                Paura dei tuoi occhi,
                di quel vertice puro
                entro cui batte il pensiero,
                paura del tuo sguardo
                nascosto velluto d'algebra
                col quale mi percorri,
                paura delle tue mani
                calamite leggere
                che chiedono linfa,
                paura dei tuoi ginocchi
                che premono il mio grembo
                e poi ancora paura
                sempre sempre paura,
                finché il mare sommerge
                questa mia debole carne
                e io giaccio sfinita
                su te che diventi spiaggia
                e io che divento onda
                che tu percuoti e percuoti
                con il tuo remo d'Amore.
                Composta martedì 4 agosto 2015
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