Poesie d'Autore migliori


in Poesie (Poesie d'Autore)
Quando quaranta inverni assedieranno la tua fronte
e profonde trincee solcheranno il campo della tua bellezza,
l'orgoglioso manto della gioventù, ora ammirato,
sarà a brandelli, tenuto in nessun conto.
Allora, se richiesto dove la tua bellezza giace,
dove il tesoro dei tuoi gagliardi giorni,
rispondere ch'essi s'adagiano infossati nei tuoi occhi
per te vergogna bruciante sarebbe e ridicolo vanto.
Quanta più lode meriterebbe la tua bellezza,
se tu potessi replicare: "Questo mio bel bambino
pareggia il conto e fa perdonare il passare degli anni",
dando prova che la sua bellezza da te fu data.
Sarebbe questo un sentirsi giovane quando sei vecchio,
mirare il tuo sangue caldo quand'esso nelle tue vene è freddo.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)
    T'amo senza sapere come, né quando né da dove,
    t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
    così ti amo perché non so amare altrimenti
    che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
    così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
    così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      1911

      Strinsi le mani sotto il velo oscuro...
      "Perché oggi sei pallida?"
      Perché d'agra tristezza
      l'ho abbeverato fino ad ubriacarlo.
      Come dimenticare? Uscì vacillando,
      sulla bocca una smorfia di dolore...
      Corsi senza sfiorare la ringhiera,
      corsi dietro di lui fino al portone.
      Soffocando, gridai: "È stato tutto
      uno scherzo. Muoio se te ne vai".
      Lui sorrise calmo, crudele
      e mi disse: "Non startene al vento".
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        La stella

        Perdettero la stella un giorno.
        Come si a perdere
        La stella? Per averla troppo a lungo fissata…
        I due re bianchi,
        ch'eran due sapienti di Caldea,
        tracciaron al suolo dei cerchi, col bastone.

        Si misero a calcolare, si grattarono il mento…
        Ma la stella era svanita come svanisce un'idea,
        e quegli uomini, la cui anima
        aveva sete d'essere guidata,
        piansero innalzando le tende di cotone.

        Ma il povero re nero, disprezzato dagli altri,
        si disse: " Pensiamo alla sete che non è la nostra.
        Bisogna dar da bere, lo stesso, agli animali":

        E mentre sosteneva il suo secchio per l'ansa,
        nello specchio di cielo
        in cui bevevano i cammelli
        egli vide la stella d'oro che danzava in silenzio.
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          Scritta da: Carmine Carmine
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Tira i fili, la marionetta balla...

          Ogni uomo deve capire
          che tutto può sparire molto
          in fretta:
          il gatto, la donna, il lavoro,
          la ruota davanti,
          il letto, le pareti, la
          stanza; tutte le nostre necessità
          amore compreso,
          poggiano su fondamenta di sabbia -
          e ogni causa determinata,
          per sconnessa che sia:
          la morte di un ragazzo a Hong Kong
          o una tormenta a Omaha...
          può essere la tua rovina.
          Tutte le tue stoviglie che si spaccano
          sul pavimento della cucina, la tua ragazza entra
          e tu sei là, ubriaco,
          in mezzo alla stanza e lei domanda:
          mio Dio, cosa succede?
          E tu rispondi: non so,
          non so...
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            Scritta da: Andrew Ricooked
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Su due piedi

            Ci sono giorni
            in cui va tutto
            male.

            Sull'autostrada
            a casa
            al super-
            mercato
            e da qualsiasi altra
            parte

            assalti
            continui
            ininterrotti
            feroci
            accidentali
            a ciò
            che è rimasto del
            tuo
            equilibrio e della tua
            suscettibilità.

            Gli dei prima
            giocano con te
            e poi
            giocano
            contro
            di te.

            I tuoi nervi
            si tendono fino a
            spezzarsi.

            Nessuno scudo
            filosofico
            ti proteggerà,
            nessuna dose di saggezza è
            abbastanza.

            Sei allo scoperto
            facile preda
            dei
            cattivi e
            delle
            folle;
            la rottura
            del
            macchinario
            e della
            ragione
            è
            completa.

            Poi
            c'è sempre
            -all'improvviso-
            un volto gioioso
            sorridente
            dallo sguardo
            ottuso, qualche
            semi-sconosciuto
            che ti urla
            forte:
            "ehi, come ti
            va?"

            La sua faccia
            sempre troppo vicina,
            puoi vedere ogni
            macchia e
            poro della
            pelle,
            la bocca,
            aperta
            sembra una pesca
            spaccata
            marcia.

            Il tuo unico
            pensiero
            è:
            dovrei
            ucciderlo?

            Ma poi
            dici:
            "va tutto
            bene.
            E a te
            come va?"

            E
            prosegui,
            e la faccia-da-
            capra
            semi-sconosciuta
            è alle
            spalle
            mentre il sole
            filtra
            attraverso
            le nuvole
            acide.

            Vai
            avanti
            mentre gli dei
            ridono e
            ridono
            e
            ridono,
            metti un
            piede
            davanti
            all'altro,
            muovi le
            braccia
            mentre la comapana
            arrugginita
            non suona,
            e dentro la tua
            testa
            il sangue
            si trasforma in
            gelatina.

            Ma
            questo giorno finirà
            questa vita finirà
            gli avvoltoi
            voleranno
            finalmente
            via.

            Per favore
            in fretta, in fretta,
            in fretta.
            Composta domenica 3 gennaio 2010
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              Scritta da: Barbara Brussa
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              A tutte le donne

              Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
              sei un granello di colpa
              anche agli occhi di Dio
              malgrado le tue sante guerre
              per l'emancipazione.
              Spaccarono la tua bellezza
              e rimane uno scheletro d'amore
              che però grida ancora vendetta
              e soltanto tu riesci
              ancora a piangere,
              poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
              poi ti volti e non sai ancora dire
              e taci meravigliata
              e allora diventi grande come la terra.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Paura dei tuoi occhi

                Paura dei tuoi occhi,
                di quel vertice puro
                entro cui batte il pensiero,
                paura del tuo sguardo
                nascosto velluto d'algebra
                col quale mi percorri,
                paura delle tue mani
                calamite leggere
                che chiedono linfa,
                paura dei tuoi ginocchi
                che premono il mio grembo
                e poi ancora paura
                sempre sempre paura,
                finché il mare sommerge
                questa mia debole carne
                e io giaccio sfinita
                su te che diventi spiaggia
                e io che divento onda
                che tu percuoti e percuoti
                con il tuo remo d'Amore.
                Composta martedì 4 agosto 2015
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                  Scritta da: mor-joy
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Valore

                  Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
                  Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
                  Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario,
                  la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
                  Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello
                  che oggi vale ancora poco.
                  Considero valore tutte le ferite.
                  Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe,
                  tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
                  provare gratitudine senza ricordare di che.
                  Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord,
                  qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
                  Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
                  la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
                  Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.
                  Molti di questi valori non ho conosciuto.
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                    Scritta da: Andrea De Candia
                    in Poesie (Poesie d'Autore)

                    Nato

                    Dunque è sua madre.
                    Questa piccola donna.
                    Artefice dagli occhi grigi.

                    La barca su cui, anni fa,
                    lui approdò alla riva.

                    È da lei che si è tirato fuori
                    nel mondo,
                    nella non-eternità.

                    Genitrice dell'uomo
                    con cui salto attraverso il fuoco.

                    È dunque lei, l'unica
                    che non lo scelse
                    pronto, compiuto.

                    Da sola lo tirò
                    dentro la pelle a me nota,
                    lo attaccò alle ossa
                    a me nascoste.

                    Da sola egli cercò
                    gli occhi grigi
                    con cui mi ha guardato.

                    Dunque è lei, la sua Alfa.
                    Perché mai me l'ha mostrata?

                    Nato.
                    Così è nato, anche lui.
                    Nato come tutti.
                    Come me, che morirò.

                    Figlio d'una donna reale.
                    Uno giunto dalle profondità del corpo.
                    In viaggio verso l'Omega.

                    Esposto
                    alla propria assenza
                    da ogni dove,
                    in ogni istante.

                    E la sua testa
                    è una testa contro un muro
                    cedevole per ora.

                    E le sue mosse
                    sono tentativi di eludere
                    il verdetto universale.

                    Ho capito
                    che è già a metà cammino.

                    Ma questo a me non l'ha detto,
                    no.

                    "Questa è mia madre"
                    mi ha detto soltanto.
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