Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Le cose

Le monete, il bastone, il portachiavi,
la pronta serratura, i tardi appunti
che non potranno leggere i miei scarsi
giorni, le carte da giunco e gli scacchi,
un libro e tra le pagine appassita
la viola, monumento d'una sera
di certo inobliabile e obliata,
il rosso specchio a occidente in cui arde
illusoria un'aurora. Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete!
Dureranno piú in là del nostro oblio;
non sapran mai che ce ne siamo andati.
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    Scritta da: Marianna Mansueto
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Ma quando sono solo con questo naso al piede
    che almeno di mezz'ora da sempre mi precede
    si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
    che a me è quasi proibito il sogno di un amore;
    non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
    per colpa o per destino le donne le ho perdute
    e quando sento il peso d'essere sempre solo
    mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,
    ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
    amo senza peccato, amo, ma sono triste
    perché Rossana è bella, siamo così diversi,
    a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi.
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      in Poesie (Poesie d'Autore)

      I furbi

      I furbi scendono la corrente come pesci bianchi
      sulla cresta d'acque blu, oltre le rapide.
      I furbi, con le loro gole e sopracciglia da furbi,
      i loro furbi peli nel naso, entrambe le scarpe allacciate, tutte le tragedie cancellate, denti splendenti.
      I furbi non si scompongono. Anche le loro morti sono morti al quadrato, furbi furbi furbi.
      Hanno case migliori, auto migliori, risate migliori.
      Persino i loro incubi sono sogni sgargianti.
      Questi furbi ti siedono di fronte, con un sorriso pulito, che li riempe, fianco i capelli sprizzano nitore.
      Quanto ho vissuto e quanti ne ho visti.
      Sapete cos'è davvero la morte?
      È uno di questi furbi rottinculo che ti stringe la mano e ti abbraccia.
      Sapete cos'è davvero la morte?
      Venite a vedermi mentre allungo la carta di credito
      al cameriere disprezzandovi. O peggio.
      Composta domenica 27 ottobre 2013
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        Scritta da: Gabriella Stigliano
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Mi avevano lasciato solo
        nella campagna, sotto
        la pioggia fina, solo.
        Mi guardavano muti
        meravigliati
        i nudi pioppi. soffrivano
        della mia pena. pena
        di non saper chiararnente...

        E la terra bagnata
        e i neri altissimi monti
        tacevano vinti. Sembrava
        che un dio cattivo
        avesse con un sol gesto
        tutto pietrificato.

        E la pioggia lavava quelle pietre.
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          Scritta da: prosdocimo
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Come potrei

          Come potrei trattenerla in me,
          la mia anima, che la tua non sfiori;
          come levarla oltre te, all'infinito?
          Potessi nasconderla in un angolo
          sperduto nelle tenebre;
          un estraneo rifugio silenzioso
          che non seguiti a vibrare
          se vibra il tuo profondo.
          Ma tutto quello che ci tocca, te
          e me insieme
          ci tende come un arco
          che da due corde un suono solo rende
          Su quale strumento siamo tesi,
          e quale grande musicista ci tiene nella mano?
          O dolce canto.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            E tu che hai messo mano al mio dolore
            con la dolcezza che distingue il bene
            padre esemplare di un retta schiera
            di progenie devota benedetto
            sei per quella tua ripida pazienza
            conoscitrice delle cose insane
            né ti fa meraviglia l'ardua specie
            del dolore scoperto alle tue mani
            può venir palpitante una fanciulla
            ed un brivido assurdo: sei l'umano
            incarnato nell'era degli dei.
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              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Un trucco per alleviare il nostro sanguinare

              In pratica
              le grandi parole dei grandi uomini
              non sono poi così grandi.

              E le grandi nazioni o le grandi bellezze
              non lasciano altro che il residuo
              della reputazione che sarà lentamente
              rosicchiato via.

              Né le grandi guerre sembrano così grandi,
              né le grandi poesie
              né le leggende di prima mano.

              Persino i lutti
              ora sono così tristi,
              e il fallimento non è stato altro che un
              trucco
              per farci continuare.

              E la celebrità e l'amore
              un trucco per alleviare il nostro sanguinare.

              E come il fuoco diventa cenere e l'acciaio
              diventa ruggine, noi diventiamo
              saggi
              e poi
              non così saggi.

              E sediamo su sedie
              leggendo vecchie mappe,
              guerre finite, amori finiti, vite finite,

              e un bambino gioca davanti a noi come una scimmia
              e noi diamo un colpetto alla pipa e sbadigliamo,
              chiudiamo gli occhi e dormiamo.

              Belle parole
              come belle signore,
              si accartocciano e muoiono.
              Composta mercoledì 25 settembre 2013
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