Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Patty Diphusa
in Poesie (Poesie d'Autore)
Nessuno può rivelarvi nulla
se non ciò che già si trova
in stato di dormiveglia
nell’albeggiare della nostra conoscenza.
L’insegnante che avanza
nell’ombra del tempio,
fra i suoi discepoli,
non trasmette la sua sapienza,
ma piuttosto la sua fede
e la sua amorevolezza.
Se è veramente saggio,
non vi introdurrà
nella casa della sua sapienza,
ma vi accompagnerà
alla soglia
della vostra mente.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Su gioia e dolore

    Allora una donna disse: Parlaci della Gioia e del Dolore.
    E lui rispose:
    La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera,
    E il pozzo da cui scaturisce il vostro riso, è stato sovente colmo di lacrime.
    E come può essere altrimenti?
    Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere.
    La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa bruciata nel forno del vasaio?
    E il liuto che rasserena il vostro spirito non è forse lo stesso legno scavato dal coltello?
    Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi ora gioia.
    E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento.
    Alcuni di voi dicono: "La gioia è più grande del dolore", e altri dicono: "No, è più grande il dolore".
    Ma io vi dico che sono inseparabili.
    Giungono insieme, e se l'una siede con voi alla vostra mensa, ricordate che l'altro è addormentato nel vostro letto.

    In verità voi siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia.
    Soltanto quando siete vuoti, siete equilibrati e saldi.
    Come quando il tesoriere vi solleva per pesare oro e argento, così la vostra gioia e il vostro dolore dovranno sollevarsi oppure ricadere.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Darei valore alle cose non per quello che valgono
      ma per quello che significano.

      Dormirei poco, sognerei di più.

      So che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi
      perdiamo 60 secondi di luce di cioccolata.

      Se Dio mi concedesse un brandello di vita,
      vestito con abiti semplici, mi sdraierei, al sole
      e lascerei a nudo non solo il mio corpo
      ma anche la mia anima.

      Dio mio, se avessi cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio
      e aspetterei che si alzasse il sole.

      Dipingerei le stelle con un sogno di Van Gogh.
      con un poema di Benedetti, una canzone di Serrat
      sarebbe la mia serenata alla luna.

      Bagnerei con le mie lacrime le rose
      per sentire il dolore delle spine
      ed il bacio vermiglio dei petali.

      Dio mio, se io avessi ancora un brandello di vita
      non lascerei passare un solo giorno
      senza dire alla gente che io amo, io amo la gente.

      Convincerei ogni uomo ed ogni donna
      che sono i miei favoriti
      e vivrei innamorato dell'amore.

      E dimostrerei agli uomini quanto sbagliano
      quando pensano di smettere di innamorarsi
      quando invecchiano senza sapere che invecchiano
      quando smettono di innamorarsi.

      Darei ad ogni bambino le ali
      ma lo lascerei imparare, da solo, a volare.

      Ai vecchi insegnerei che la morte
      non arriva con la vecchiaia ma con l'oblio.

      Ho imparato molte cose da voi, dagli uomini...
      Ho imparato che tutti, al mondo,
      vogliono vivere in cima alla montagna
      senza sapere che la vera felicità
      sta in come si sale la china.

      Ho imparato che quando un neonato afferra,
      per la prima volta, con il suo piccolo pugno,
      il dito di suo padre, lo terrà prigioniero per sempre.

      Ho imparato che un uomo
      ha diritto di guardare un altro uomo
      dall'alto verso il basso solo quando lo aiuta a rialzarsi.

      Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi
      ma non mi serviranno davvero più a molto
      perché quando guarderanno in questa mia valigia,
      infelicemente io starò morendo.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Sensazione

        Nelle sere d'estate andrò per i sentieri,
        pizzicato dal grano, pestando i fili d'erba;
        ne sentirò, sognante, il fresco sotto i piedi.
        E al vento lascerò bagnare la mia testa.

        Non dirò più parole, non farò più pensieri:
        ma un amore infinito mi salirà nel petto,
        e andrò molto lontano, sarò come uno zingaro,
        come con una donna per i campi contento.
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          Scritta da: Lorenzo Mariani
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Malasorte

          Per sollevare un così grande peso,
          Sisifo, il tuo coraggio ci vorrebbe!
          Per quanto ardore s'abbia nell'impresa,
          l'arte è lunga e il tempo è breve.

          Lontano dalle sepolture celebri,
          verso un cimitero isolato,
          il mio cuore, tamburo velato,
          va battendo marce funebri.

          -Quanti gioielli dormono sepolti
          nell'oblio e nelle tenebre,
          lontano dalle zappe e dalle sonde;

          quanti fiori effondono il profumo,
          dolce come un segreto, con rimpianto,
          nelle solitudini profonde.

          Malasorte.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Attraversa l'anima

            Attraversa l'anima
            come una lama
            e ne sonda i paesaggi
            ora mesti, ora bui
            dove corvi neri come pece
            gracchiano così forte
            da grattarti le pareti del cuore.

            Percorre deliziosi giardini
            decorati da candide margherite
            e scaldati da un tiepido sole primaverile.
            Ma quando la sua linfa
            Giunta all'apice scoppia
            il foglio si macchia.
            Unico tampone per tale ferita.
            Composta sabato 28 settembre 2013
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              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
              Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
              Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
              Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
              Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
              Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
              Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
              Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
              Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
              Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
              Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
              Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d'acqua.
              E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
              immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
              assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
              Chiedo scusa all'albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
              Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
              Verità, non prestarmi troppa attenzione.
              Serietà, sii magnanima con me.
              Sopporta, mistero dell'esistenza, se strappo fili dal tuo strascico.
              Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
              Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
              Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
              So che finché vivo niente mi giustifica,
              perché io stessa mi sono d'ostacolo.
              Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
              e poi fatico per farle sembrare leggere.
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                Scritta da: Barbara Brussa
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Estate

                C'è un giardino chiaro, fra mura basse,
                di erba secca e di luce, che cuoce adagio
                la sua terra. È una luce che sa di mare.
                Tu respiri quell'erba. Tocchi i capelli
                e ne scuoti il ricordo.
                Ho veduto cadere
                molti frutti, dolci, su un'erba che so,
                con un tonfo. Così trasalisci tu pure
                al sussulto del sangue. Tu muovi il capo
                come intorno accadesse un prodigio d'aria
                e il prodigio sei tu. C'è un sapore uguale
                nei tuoi occhi e nel caldo ricordo.
                Ascolti.
                La parole che ascolti ti toccano appena.
                Hai nel viso calmo un pensiero chiaro
                che ti finge alle spalle la luce del mare.
                Hai nel viso un silenzio che preme il cuore
                con un tonfo, e ne stilla una pena antica
                come il succo dei frutti caduti allora.
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                  Scritta da: Gabriella Stigliano
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Alla vita

                  Amici ci aspetta una barca e dondola
                  nella luce ove il cielo s'inarca
                  e tocca il mare, volano creature pazze ad amare
                  il viso d'Iddio caldo di speranza
                  in alto in basso cercando
                  affetto in ogni occulta distanza
                  e piangono: noi siamo in terra
                  ma ci potremo un giorno librare
                  esilmente piegare sul seno divino
                  come rose dai muri nelle strade odorose
                  sul bimbo che le chiede senza voce.

                  Amici dalla barca si vede il mondo
                  e in lui una verità che precede
                  intrepida, un sospiro profondo
                  dalle foci alle sorgenti;
                  la Madonna dagli occhi trasparenti
                  scende adagio incontro ai morenti,
                  raccoglie il cumulo della vita, i dolori
                  le voglie segrete da anni sulla faccia inumidita.
                  Le ragazze alla finestra annerita
                  con lo sguardo verso i monti
                  non sanno finire d'aspettare l'avvenire.

                  Nelle stanze la voce materna
                  senza origine, senza profondità s'alterna
                  col silenzio della terra, è bella
                  e tutto par nato da quella.
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