Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Gabriella Stigliano
in Poesie (Poesie d'Autore)

Non mi accorsi del momento

Non mi accorsi del momento in cui varcai
per la prima volta la soglia
di questa vita
Quale fu la potenza che mi schiuse
in questo vasto mistero
come sboccia un fiore
in una foresta a mezzanotte?
Quando al mattino guardai la luce,
subito sentii che non ero
uno straniero in questo mondo,
che l'inscrutabile, senza nome e forma
mi aveva preso tra le sue braccia
sotto l'aspetto di mia madre.
Così, nella morte, lo stesso sconosciuto
m'apparirà come sempre a me noto.
e poiché amo questa vita
so che amerò anche in morte.
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Come crepiti nelle mie mani.
    Da quando ti ho conosciuto
    ho perso i valori estremi della vita.
    Sai quanto pesa una carezza?
    Sai cosa sono le mani?
    Sono uccelli che cercano orizzonti,
    sono uccelli che cercano pace,
    sono le mani dell'intelligenza e della ritrosia,
    sono il pane quotidiano degli angeli,
    sono le ali che cercano refrigerio.
    Il tuo volto è un nido d'aria
    attraverso il quale io trovo il mio nulla.
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      Scritta da: Andrea De Candia
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Contributo alla statistica

      Su cento persone

      che ne sanno sempre più degli altri
      - cinquantadue;

      insicuri ad ogni passo
      - quasi tutti gli altri;

      pronti ad aiutare
      purché la cosa non duri molto
      - ben quarantanove;

      buoni sempre,
      perché non sanno fare altrimenti
      - quattro, bè, forse cinque;

      propensi ad ammirare senza invidia
      - diciotto;

      viventi con la continua paura
      di qualcuno o qualcosa
      - settantasette;

      dotati per la felicità,
      - al massimo poco più di venti;

      innocui singolarmente,
      che imbarbariscono nella folla
      - di sicuro più della metà;

      crudeli,
      se costretti dalle circostanze
      - è meglio non saperlo
      neppure approssimativamente;

      quelli col senno di poi
      - non molti di più
      di quelli col senno di prima;

      che dalla vita prendono solo cose
      - quaranta,
      anche se vorrei sbagliarmi;

      ripiegati, dolenti
      e senza torcia nel buio
      - ottantatré
      prima o poi;

      degni di compassione
      - novantanove;

      mortali
      - cento su cento.
      Numero al momento invariato.
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        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Su gioia e dolore

        Allora una donna disse: Parlaci della Gioia e del Dolore.
        E lui rispose:
        La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera,
        E il pozzo da cui scaturisce il vostro riso, è stato sovente colmo di lacrime.
        E come può essere altrimenti?
        Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere.
        La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa bruciata nel forno del vasaio?
        E il liuto che rasserena il vostro spirito non è forse lo stesso legno scavato dal coltello?
        Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi ora gioia.
        E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento.
        Alcuni di voi dicono: "La gioia è più grande del dolore", e altri dicono: "No, è più grande il dolore".
        Ma io vi dico che sono inseparabili.
        Giungono insieme, e se l'una siede con voi alla vostra mensa, ricordate che l'altro è addormentato nel vostro letto.

        In verità voi siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia.
        Soltanto quando siete vuoti, siete equilibrati e saldi.
        Come quando il tesoriere vi solleva per pesare oro e argento, così la vostra gioia e il vostro dolore dovranno sollevarsi oppure ricadere.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Darei valore alle cose non per quello che valgono
          ma per quello che significano.

          Dormirei poco, sognerei di più.

          So che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi
          perdiamo 60 secondi di luce di cioccolata.

          Se Dio mi concedesse un brandello di vita,
          vestito con abiti semplici, mi sdraierei, al sole
          e lascerei a nudo non solo il mio corpo
          ma anche la mia anima.

          Dio mio, se avessi cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio
          e aspetterei che si alzasse il sole.

          Dipingerei le stelle con un sogno di Van Gogh.
          con un poema di Benedetti, una canzone di Serrat
          sarebbe la mia serenata alla luna.

          Bagnerei con le mie lacrime le rose
          per sentire il dolore delle spine
          ed il bacio vermiglio dei petali.

          Dio mio, se io avessi ancora un brandello di vita
          non lascerei passare un solo giorno
          senza dire alla gente che io amo, io amo la gente.

          Convincerei ogni uomo ed ogni donna
          che sono i miei favoriti
          e vivrei innamorato dell'amore.

          E dimostrerei agli uomini quanto sbagliano
          quando pensano di smettere di innamorarsi
          quando invecchiano senza sapere che invecchiano
          quando smettono di innamorarsi.

          Darei ad ogni bambino le ali
          ma lo lascerei imparare, da solo, a volare.

          Ai vecchi insegnerei che la morte
          non arriva con la vecchiaia ma con l'oblio.

          Ho imparato molte cose da voi, dagli uomini...
          Ho imparato che tutti, al mondo,
          vogliono vivere in cima alla montagna
          senza sapere che la vera felicità
          sta in come si sale la china.

          Ho imparato che quando un neonato afferra,
          per la prima volta, con il suo piccolo pugno,
          il dito di suo padre, lo terrà prigioniero per sempre.

          Ho imparato che un uomo
          ha diritto di guardare un altro uomo
          dall'alto verso il basso solo quando lo aiuta a rialzarsi.

          Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi
          ma non mi serviranno davvero più a molto
          perché quando guarderanno in questa mia valigia,
          infelicemente io starò morendo.
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            Scritta da: Lorenzo Mariani
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Malasorte

            Per sollevare un così grande peso,
            Sisifo, il tuo coraggio ci vorrebbe!
            Per quanto ardore s'abbia nell'impresa,
            l'arte è lunga e il tempo è breve.

            Lontano dalle sepolture celebri,
            verso un cimitero isolato,
            il mio cuore, tamburo velato,
            va battendo marce funebri.

            -Quanti gioielli dormono sepolti
            nell'oblio e nelle tenebre,
            lontano dalle zappe e dalle sonde;

            quanti fiori effondono il profumo,
            dolce come un segreto, con rimpianto,
            nelle solitudini profonde.

            Malasorte.
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              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
              Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
              Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
              Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
              Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
              Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
              Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
              Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
              Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
              Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
              Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
              Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d'acqua.
              E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
              immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
              assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
              Chiedo scusa all'albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
              Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
              Verità, non prestarmi troppa attenzione.
              Serietà, sii magnanima con me.
              Sopporta, mistero dell'esistenza, se strappo fili dal tuo strascico.
              Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
              Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
              Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
              So che finché vivo niente mi giustifica,
              perché io stessa mi sono d'ostacolo.
              Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
              e poi fatico per farle sembrare leggere.
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                Scritta da: Barbara Brussa
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Estate

                C'è un giardino chiaro, fra mura basse,
                di erba secca e di luce, che cuoce adagio
                la sua terra. È una luce che sa di mare.
                Tu respiri quell'erba. Tocchi i capelli
                e ne scuoti il ricordo.
                Ho veduto cadere
                molti frutti, dolci, su un'erba che so,
                con un tonfo. Così trasalisci tu pure
                al sussulto del sangue. Tu muovi il capo
                come intorno accadesse un prodigio d'aria
                e il prodigio sei tu. C'è un sapore uguale
                nei tuoi occhi e nel caldo ricordo.
                Ascolti.
                La parole che ascolti ti toccano appena.
                Hai nel viso calmo un pensiero chiaro
                che ti finge alle spalle la luce del mare.
                Hai nel viso un silenzio che preme il cuore
                con un tonfo, e ne stilla una pena antica
                come il succo dei frutti caduti allora.
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