Poesie d'Autore migliori


in Poesie (Poesie d'Autore)
Se tu non parli
Se tu non parli
riempirò il mio cuore del tuo silenzio
e lo sopporterò.
Resterò qui fermo ad aspettare come la notte
nella sua veglia stellata
con il capo chino a terra
paziente.

Ma arriverà il mattino
le ombre della notte svaniranno
e la tua voce
in rivoli dorati inonderà il cielo.
Allora le tue parole
nel canto
prenderanno ali
da tutti i miei nidi di uccelli
e le tue melodie
spunteranno come fiori
su tutti gli alberi della mia foresta.
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    Scritta da: Ely By
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    "Ho voglia di te".
    Perché quando ami non c'è altro da dire.
    È inevitabile.
    Può accadere di tutto,
    possono dirti qualunque cosa,
    cercare di convincerti del contrario.
    Ma dentro, nel tuo cuore,
    nel tuo animo, nella tua testa,
    girano solo quelle parole.
    Ho voglia di te.
    Quando ridi, quando lo aspetti,
    quando lo cerchi, quando lo pensi.
    Ho voglia di te.
    Quando guardi le cose, quando mangi e sbuffi,
    quando dormi, quando sogni...
    Ho voglia di te.
    Quando hai paura, quando ti abbracci,
    quando ti arrabbi e te ne vai.
    Ho voglia di te.
    Di mattina, di sera, di notte.
    Quando fai altro.
    Ho voglia di te.
    Anche se ti fa male,
    anche se a volte non andrà come doveva.
    Ho voglia di te.
    Forse questa è la risposta.
    Perché le risposte, a volte,
    arrivano quando meno te lo aspetti.
    O forse proprio quando non le aspetti più.
    [... ]
    La vita sorprende, ti prende,
    ti cerca, ti vuole.
    Non ti molla.
    Ti riempie di suoni, colori, sguardi, tuffi al cuore.
    Quella stessa vita che tempo prima
    ti aveva sbattuto a terra.
    Senza risposte.
    Le risposte che tutti cerchiamo sempre.
    Ma a volte a dartele non sono
    le persone che ti aspettavi.
    E per qualche risposta in più
    che ora hai in tasca,
    ci sono mille nuove domande che arriveranno.
    Perché il gioco della vita non si ferma.
    E l'amore ha le sue regole,
    sempre diverse da come le avevi impostate...
    Perché l'amore non ha un suo perché...
    Perché... Ho voglia di te.
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      Scritta da: Cheope
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Elegia XIX: andando a letto

      Vieni, mia Donna, vieni mio vigore sfida di ogni riposo,
      finché mi affanno resterò in affanno.
      Spesso il nemico avendo il suo nemico in vista
      dalla sola presenza vien fiaccato, anche se non combatte.
      Getta pur quel cinto che splende simile allo Zodiaco,
      ma che nasconde al mio sguardo un mondo assai più bello.
      Togli gli spilli dal pettorale cosparso di lustrini,
      così che gli occhi dei maliziosi vi si possono fermare.
      Slacciati, perché quell'accordo armonioso
      mi dice di esser già l'ora di recarsi a letto.
      Via quel busto felice, che invidio,
      perché può starti così stretto.
      E via la gonna che svela una tanto bella condizione,
      come quando dai campi fioriti l'ombra dei colli si fugge.
      Via il diadema tenace, ed esso mostri
      il diadema fluente dei capelli che da te si leva:
      e ora via quelle scarpe, posa il tuo piede libero
      in questo sacro tempio dell'amore, su questo soffice letto.
      In vesti così bianche che gli Angeli del cielo erano soliti
      essere accolti dagli uomini; Angelo, conduci insieme a te
      un cielo simile al Paradiso di Maometto; e sebbene
      cattivi spiriti biancovestiti passino, noi facilmente riconosciamo
      questi Angeli da uno spirito malvagio,
      quelli rizzano i nostri capelli, ma questi ci rizzano la carne.

      Dona licenza alle mie mani erranti, lasciale andare
      avanti e indietro, in mezzo, sopra e sotto.
      Oh mia America! Mia nuova terra scoperta,
      mio regno, più sicuro se solo un uomo lo domina,
      miniera di pietre preziose, mio Impero,
      come sono benedetto in questo mio scoprirti!
      Entrare in questi ceppi significa essere liberi;
      dove metto la mia mano sarà il mio suggello.

      Completa nudità! Tutte le gioie a te sono dovute,
      come le anime si separano dal corpo, così i corpi si devono spogliare
      per gustare la gioia interamente. Le gemme che voi donne usate
      sono come i miei dorati pomi d'Atlanta, davanti allo sguardo degli uomini,
      tali che quando l'occhio di uno stupido s'illumina a una gemma
      la sua anima terrena non vuole la donna, ma vuole i suoi beni.
      Come dipinti, o come gaie rilegature di libri
      fatte per i profani, così sono le vesti delle donne;
      in sè le donne sono libri mistici che solo noi,
      fatti degni della loro grazia, vediamo rivelati.
      E poiché io sono chiamato a conoscere tanto,
      liberamente mostrati come a una levatrice;
      getta via tutto, si, getta i tuoi bianchi lini:
      all'innocenza nessuna penitenza è mai dovuta.

      Per insegnarti, per primo ecco son nudo; allora dunque,
      per coprirti che altro ti occorre più di un uomo?
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        Scritta da: mor-joy
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Confessione

        Aspettando la morte
        come un gatto
        che sta per saltare sul letto
        mi dispiace così tanto per
        mia moglie
        lei vedrà questo
        corpo
        rigido e
        bianco
        lo scuoterà una volta, e poi
        forse
        ancora:
        "Hank!"
        Hank non
        risponderà.
        Non è la mia morte che
        mi preoccupa, è lasciare
        mia moglie con questa
        pila di
        niente.
        Però vorrei che
        lei sapesse
        che tutte le notti
        dormite
        accanto a lei
        anche le discussioni
        inutili
        erano sempre
        cose splendide
        e le più difficili
        delle parole
        che ho sempre avuto paura
        a dire
        ora possono essere
        dette: "Ti amo".
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          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Accade che le affinità d'anima
          non giungano ai gesti e alle parole ma
          rimangano effuse come un magnetismo.
          É raro ma accade. Può darsi
          che sia vera soltanto la lontananza,
          vero l'oblio, vera la foglia secca
          più del fresco germoglio.
          Tanto e altro può darsi o dirsi.
          Comprendo la tua caparbia volontà di
          essere sempre assente perché
          solo così si manifesta la tua magia.
          Innumeri le astuzie che intendo.
          Insisto nel ricercarti nel fuscello
          e mai nell'albero spiegato, mai nel pieno,
          sempre nel vuoto: in quello che
          anche al trapano resiste.
          Era o non era la volontà dei numi
          che presidiano il tuo lontano focolare,
          strani multiformi multanimi animali domestici;
          fors'era così come mi pareva
          o non era. Ignoro se
          la mia inesistenza appaga il tuo destino,
          se la tua colma il mio che ne trabocca,
          se l'innocenza é una colpa oppure
          si coglie sulla soglia dei tuoi lari.
          Di me, di te tutto conosco,
          tutto ignoro.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Auto-invitati

            E va bene, mettimi le mutande al contrario, telefona in Cina,
            fai volar via gli uccelli,
            compra un quadro di una colomba rossa e ricordati
            di Herbert Hoover.
            Quel che cerco di dire è che 6 delle ultime
            8 sere abbiamo avuto ospiti, tutti auto-invitati,
            e come dice mia moglie: "non vogliamo farli restar male".
            Sicché ci sediamo e li ascoltiamo, certuni famosi
            e certuni mica tanto, certuni piuttosto svegli
            e divertenti, certuni mica tanto
            ma finisce tutto in chiacchiera, chiacchiera, chiacchiera,
            parole, parole, parole, un garbato mulinello di suoni
            che rivela innanzitutto solitudine: in un modo o nell'altro
            chiedono tutti di essere accettati,
            di essere ascoltati, e ciò è comprensibile,
            ma io sono uno di quelli che preferirebbe
            starsene tranquillo a casa con la moglie e i suoi 6 gatti
            (o di sopra da solo a fare niente).
            L'impressione è che sia un egoista
            e mi senta sminuito dalla gente
            ma non ho l'impressione che loro
            si sentano vuoti, ho l'impressione
            che li diletti il movimento
            delle loro bocche.
            E quando se ne vanno quasi tutti accennano
            a un'altra visitina.
            Mia moglie è carina, li saluta con calore,
            ha un cuore d'oro, così d'oro che quando, che so,
            andiamo al ristorante e scegliamo un tavolo
            lei prende il posto da cui si può "veder la gente"
            e io quello da cui non è possibile.
            D'accordo, sono un figlio del demonio;
            l'intera umanità mi annoia e no, non è
            paura, sebbene qualcosa in loro mi spaventi,
            e non è invidia perché non voglio nulla
            di ciò che loro vogliono, è solo che
            in tutte quelle ore di
            parole parole parole
            non sento niente di davvero buono coraggioso o nobile,
            e che valga un briciolo del tempo in cui mi hanno impallinato
            le cervella.
            Te lo ricordi quando avevi l'abitudine di buttarli fuori
            dalla porta invece di fargli scaricar le batterie
            sui tuoi divani,
            quei tipi malinconici sempre a caccia di compagnia,
            e ti vergogni di te stesso per esserti arreso
            alle loro insane fesserie
            ma altrimenti tua moglie direbbe:
            "pensi di essere forse l'unico essere umano
            sulla terra?"
            Vedete, ecco come il diavolo
            mi acchiappa.
            Perciò io ascolto e loro si sentiranno
            realizzati.
            Composta mercoledì 25 settembre 2013
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              Scritta da: Gabriella Stigliano
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Il talismano

              Là dove il mare batte senza sosta
              contro le rocce solitarie,
              là dove la luna più calda brilla
              nell'ora della nebbia serale,
              dove, negli harem dilettandosi,
              i giorni passa il musulmano,
              là una fata, lusingandomi,
              mi consegnò un talismano.
              E, lusingandomi, diceva:
              "custodisci il mio talismano:
              in esso c'è una forza segreta!
              Ora è qui nella tua mano.
              Dalle malattie, dalla tomba,
              nel minaccioso uragano,
              la tua testa, amico caro,
              non salverà il mio talismano.
              E le ricchezze dell'oriente
              esso giammai ti donerà,
              e gli adoratori del profeta
              esso non ti sottometterà;
              e in grembo agli amici più cari,
              da un triste paese lontano,
              nella tua terra non ti porterà
              questo mio talismano.
              Ma quando dei perfidi occhi
              ti vorranno affascinare,
              o una bocca nella buia notte
              ti bacerà senza amare –
              da nuove ferite del cuore,
              da ogni desiderio insano,
              dal tradimento e dall'oblio
              ti salverà il mio talismano.
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