Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

No, non dire mai che il mio cuore è stato falso (Sonetto 109)

No, non dire mai che il mio cuore è stato falso
Anche se l'assenza sembrò ridurre la mia fiamma;
come non è facil ch'io mi stacchi da me stesso,
così è della mia anima che vive nel tuo petto:
quello è il rifugio mio d'amore; se ho vagato
come chi viaggia, io di nuovo lì ritorno
fedelmente puntuale, non mutato dagli eventi,
tanto ch'io stesso porto acqua alle mie colpe.
Non credere mai, pur se in me regnassero
tutte le debolezze che insidiano la carne,
ch'io mi possa macchiare in modo tanto assurdo
da perdere per niente la somma dei tuoi pregi:
perché niente io chiamo questo immenso universo
tranne te, mia rosa; in esso tu sei il mio tutto.
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    Scritta da: Elisabetta
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Per non dimenticare

    Voi che vivete sicuri
    Nelle vostre tiepide case,
    Voi che trovate tornando a sera
    Il cibo caldo e visi amici:
    Considerate se questo è un uomo
    Che lavora nel fango
    Che non conosce pace
    Che lotta per un pezzo di pane
    Che muore per un si o per un no.
    Considerate se questa è una donna,
    Senza capelli e senza nome
    Senza più forza di ricordare
    Vuoti gli occhi e freddo il grembo
    Come una rana d'inverno.
    Meditate che questo è stato:
    Vi comando queste parole.
    Scolpitele nel vostro cuore
    Stando in casa andando per via,
    Coricandovi alzandovi;
    Ripetetele ai vostri figli.
    O vi si sfaccia la casa,
    La malattia vi impedisca,
    I vostri nati torcano il viso da voi.
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      Scritta da: Paul Mehis
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Per la vecchia denti-storti

      Conosco una donna
      che compera continuamente puzzle
      cinesi
      puzzle
      cubi
      cavi
      pezzi che alla fine s'incastrano
      in un ordine
      li completa
      matematicamente
      risolve tutti i suoi
      puzzle
      vive giù in riva al mare
      mette lo zucchero fuori per le formiche
      e crede
      alla fin fine
      in un mondo migliore.
      Ha i capelli bianchi
      li pettina di rado
      ha i denti storti
      e indossa ampie tute informi
      su un corpo che molte
      donne vorrebbero avere.
      Per anni mi ha irritato
      con quelle che giudicavo
      eccentricità - come i gusci d'uovo a mollo
      (per nutrire le piante
      col calcio).
      Ma infine quando penso alla sua
      vita
      e la paragono alle altre vite
      più eccitanti, più belle
      e originali
      mi accorgo che lei ha ferito meno
      gente di tutti quelli che conosco
      (e per ferire intendo semplicemente ferire).
      Ha passato periodi tremendi,
      periodi in cui avrei forse potuto
      aiutarla di più
      perché è la madre della mia unica figlia
      e siamo stati un tempo grandi amanti,
      ma ne è uscita,
      come ho detto
      ha ferito meno gente di
      tutti quelli che conosco,
      e se guardi le cose così,
      beh,
      ha creato un mondo migliore.
      Ha vinto.
      Composta martedì 21 luglio 2009
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        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Mamm'Emilia

        In te sono stato albume, uovo, pesce,
        le ere sconfinate della terra
        ho attraversato nella tua placenta,
        fuori di te sono contato a giorni.

        In te sono passato da cellula a scheletro
        un milione di volte mi sono ingrandito,
        fuori di te l'accrescimento è stato immensamente meno.
        Sono sgusciato dalla tua pienezza
        senza lasciarti vuota perché il vuoto
        l'ho portato con me.

        Sono venuto nudo, mi hai coperto
        così ho imparato nudità e pudore
        il latte e la sua assenza.
        Mi hai messo in bocca tutte le parole
        a cucchiaini, tranne una: mamma.
        Quella l'inventa il figlio sbattendo le due labbra
        quella l'insegna il figlio.
        Da te ho preso le voci del mio luogo,
        le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
        da te ho ascoltato il primo libro
        dietro la febbre della scarlattina.
        Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
        a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
        a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
        e ho macchiato la tavola,
        non ti ho messo un nipote sulle gambe
        non ti ho fatto bussare a una prigione
        non ancora,
        da te ho imparato il lutto e l'ora di finirlo,
        a tuo padre somiglio, a tuo fratello,
        non sono stato figlio.
        Da te ho preso gli occhi chiari
        Non il loro peso
        a te ho nascosto tutto.
        Ho promesso di bruciare il tuo corpo
        di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
        fratello vulcano che ci orientava il sonno.
        Ti spargerò nell'aria dopo l'acquazzone
        all'ora dell'arcobaleno
        che ti faceva spalancare gli occhi.
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          Scritta da: Gabriella Stigliano
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Non mi accorsi del momento

          Non mi accorsi del momento in cui varcai
          per la prima volta la soglia
          di questa vita
          Quale fu la potenza che mi schiuse
          in questo vasto mistero
          come sboccia un fiore
          in una foresta a mezzanotte?
          Quando al mattino guardai la luce,
          subito sentii che non ero
          uno straniero in questo mondo,
          che l'inscrutabile, senza nome e forma
          mi aveva preso tra le sue braccia
          sotto l'aspetto di mia madre.
          Così, nella morte, lo stesso sconosciuto
          m'apparirà come sempre a me noto.
          e poiché amo questa vita
          so che amerò anche in morte.
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            Scritta da: Gabriella Stigliano
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Vi è un piacere nei boschi inesplorati

            Vi è un piacere nei boschi inesplorati
            e un'estasi nelle spiagge deserte,
            vi è una compagnia che nessuno può turbare
            presso il mare profondo,
            e una musica nel suo ruggito;
            non amo meno l'uomo ma di più la natura
            dopo questi colloqui dove fuggo
            da quel che sono o prima sono stato
            per confondermi con l'universo e lì sentire
            ciò che mai posso esprimere
            né del tutto celare.
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              Scritta da: Davide Bidin
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Alle porte di Madrid

              Non ascoltare le voci delle sfere dell'aldilà,
              né intrecciare nella trama delle righe,
              "poesie ermetiche"
              né cercare
              con pazienza di orafo
              rime graziose
              e fini espressioni,
              stasera, grazie al cielo, io sto più su.
              di tutto ciò.

              Stasera io
              sono un cantastorie di strada.
              La mia voce è semplice, senza artifici,
              e tu
              non puoi udire la mia canzone...

              È notte.
              Nevica.
              Tu sei alle porte di Madrid.
              Davanti a te hai l'armata dei nemici,
              che è venuta per uccidere
              tutto ciò che c'è di più bello:
              la libertà,
              il sogno,
              la speranza
              e i ragazzi.

              E nevica.
              E forse,
              i tuoi piedi nudi gelano.

              Nevica...
              Ed ecco,
              in quest'istante
              che io penso a te con tutto il mio cuore,
              forse
              una pallottola spezzerà la tua vita
              e per te non ci sarà più
              neve
              né vento
              né notte
              né giorno...

              E nevica.
              So
              che anche prima di gridare
              "No pasaran"
              e di montare la guardia
              alle porte di Madrid,
              tu esistevi!

              Chi eri,
              di dove sei venuto?
              Forse
              dalle miniere delle Asturie?
              Forse
              una benda insanguinata sulla tua fronte
              ha coperto
              una ferita che ti sei presa al Nord?
              Forse
              sei tu quello che per ultimo
              sparò nella notte che gli junker
              bombardavano Bilbao?
              O servivi come bracciante
              nelle tenute di un qualche
              conte Pernando Valesquero di Cortolon?
              O avevi una botteguccia
              alla Porta del Sole
              e vendevi le frutta dai colori spagnoli?
              Forse, non avevi alcun talento,
              o forse avevi una bella voce?
              O eri uno studente,
              un futuro giurista,
              e i tuoi libri
              sotto i cingoli d'un carro armato italiano
              son rimasti
              nella città universitaria?
              Forse non credevi in Dio,
              e forse invece portavi una piccola croce di rame
              a un cordino di seta?

              Chi sei,
              come ti chiami,
              quanti anni hai?
              Non ho visto la tua faccia,
              e non la vedrò.

              Forse
              essa ricorda le facce di quelli
              che batterono le bande di Kolciak in Siberia?
              O, in qualche tratto,
              tu ricordi coloro
              che sono caduti
              a Domlupinar?

              O somigli a Robespierre?
              Non hai udito il mio nome,
              e non l'udrai.

              Tra noi due, fratello,
              ci sono i mari e i monti,
              e le mie maledette catene,
              e le prescrizioni
              del comitato di non intervento...
              Non posso venire da te,
              non posso mandarti di qui
              né una cassa di cartucce
              né uova
              né un paio di calze di lana...

              So
              che in questo gelo
              i tuoi piedi nudi,
              là, alle porte di Madrid,
              come due bimbi
              gelano al vento...

              E so
              che tutto ciò che in questo mondo
              c'è di grande
              e di bello,
              tutto ciò che sarà fatto dagli uomini,
              tutta la Verità futura
              e la Grandezza,
              che io aspetto con tanta ansia nel cuore,
              tutto questo riluce nei tuoi occhi,
              sentinella mia,
              stanotte
              alle porte di Madrid...

              E so
              che oggi non posso,
              come non potei ieri
              e non potrò domani,
              fare nient'altro
              che pensare a te
              e amarti.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Amami

                Amami
                e nel ricordo prendi la fionda antica
                e battimi i capelli. Mi vedrai crescere
                nera come la foresta dell'Amazzonia,
                ma se scosti i miei rami vedrai nella mia lingua
                uccelli variopinti e paradisi terrestri.
                Allora non pregare il Signore,
                perché la dovizia del mio canto
                io l'ho rubata a lui in un giorno di distrazione.
                Composta domenica 12 aprile 2015
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