Poesie d'Autore migliori


in Poesie (Poesie d'Autore)
Se tu non parli
Se tu non parli
riempirò il mio cuore del tuo silenzio
e lo sopporterò.
Resterò qui fermo ad aspettare come la notte
nella sua veglia stellata
con il capo chino a terra
paziente.

Ma arriverà il mattino
le ombre della notte svaniranno
e la tua voce
in rivoli dorati inonderà il cielo.
Allora le tue parole
nel canto
prenderanno ali
da tutti i miei nidi di uccelli
e le tue melodie
spunteranno come fiori
su tutti gli alberi della mia foresta.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Adolescente

    Su te, vergine adolescente,
    sta come un'ombra sacra.
    Nulla è più misterioso
    e adorabile e proprio
    della tua carne spogliata.
    Ma ti recludi nell'attenta veste
    e abiti lontano
    con la tua grazia
    dove non sai chi ti raggiungerà.
    Certo non io. Se ti veggo passare
    a tanta regale distanza,
    con la chioma sciolta
    e tutta la persona astata,
    la vertigine mi si porta via.
    Sei l'imporosa e liscia creatura
    cui preme nel suo respiro
    l'oscuro gaudio della carne che appena
    sopporta la sua pienezza.
    Nel sangue, che ha diffusioni
    di fiamma sulla tua faccia,
    il cosmo fa le sue risa
    come nell'occhio nero della rondine.
    La tua pupilla è bruciata
    dal sole che dentro vi sta.
    La tua bocca è serrata.
    Non sanno le mani tue bianche
    il sudore umiliante dei contatti.
    E penso come il tuo corpo
    difficoltoso e vago
    fa disperare l'amore
    nel cuor dell'uomo!

    Pure qualcuno ti disfiorerà,
    bocca di sorgiva.
    Qualcuno che non lo saprà,
    un pescatore di spugne,
    avrà questa perla rara.
    Gli sarà grazia e fortuna
    il non averti cercata
    e non sapere chi sei
    e non poterti godere
    con la sottile coscienza
    che offende il geloso Iddio.
    Oh sì, l'animale sarà
    abbastanza ignaro
    per non morire prima di toccarti.
    E tutto è così.
    Tu anche non sai chi sei.
    E prendere ti lascerai,
    ma per vedere come il gioco è fatto,
    per ridere un poco insieme.
    Come fiamma si perde nella luce,
    al tocco della realtà
    i misteri che tu prometti
    si disciolgono in nulla.
    Inconsumata passerà
    tanta gioia!
    Tu ti darai, tu ti perderai,
    per il capriccio che non indovina
    mai, col primo che ti piacerà.
    Ama il tempo lo scherzo
    che lo seconda,
    non il cauto volere che indugia.
    Così la fanciullezza
    fa ruzzolare il mondo
    e il saggio non è che un fanciullo
    che si duole di essere cresciuto.
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      Scritta da: Elisabetta
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Passione d'amore

      Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto
      ti siede, e vede il tuo bel riso, e sente
      i dolci detti e l'amoroso canto!

      A me repente,
      con più tumulto il core urta nel petto:
      more la voce, mentre ch'io ti miro,
      su la mia lingua nelle fauci stretto
      geme il sorriso.

      Serpe la fiamma entro il mio sangue, ed ardo:
      un indistinto tintinnio m'ingombra
      gli orecchi, e sogno: mi s'innalza al gaurdo
      torbida l'ombra.

      E tutta molle d'un sudor di gelo,
      e smorta in viso come erba che langue,
      tremo e fremo di brividi, ed anelo
      tacito, esangue.
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        Scritta da: Paul Mehis
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Per la vecchia denti-storti

        Conosco una donna
        che compera continuamente puzzle
        cinesi
        puzzle
        cubi
        cavi
        pezzi che alla fine s'incastrano
        in un ordine
        li completa
        matematicamente
        risolve tutti i suoi
        puzzle
        vive giù in riva al mare
        mette lo zucchero fuori per le formiche
        e crede
        alla fin fine
        in un mondo migliore.
        Ha i capelli bianchi
        li pettina di rado
        ha i denti storti
        e indossa ampie tute informi
        su un corpo che molte
        donne vorrebbero avere.
        Per anni mi ha irritato
        con quelle che giudicavo
        eccentricità - come i gusci d'uovo a mollo
        (per nutrire le piante
        col calcio).
        Ma infine quando penso alla sua
        vita
        e la paragono alle altre vite
        più eccitanti, più belle
        e originali
        mi accorgo che lei ha ferito meno
        gente di tutti quelli che conosco
        (e per ferire intendo semplicemente ferire).
        Ha passato periodi tremendi,
        periodi in cui avrei forse potuto
        aiutarla di più
        perché è la madre della mia unica figlia
        e siamo stati un tempo grandi amanti,
        ma ne è uscita,
        come ho detto
        ha ferito meno gente di
        tutti quelli che conosco,
        e se guardi le cose così,
        beh,
        ha creato un mondo migliore.
        Ha vinto.
        Composta martedì 21 luglio 2009
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          Scritta da: Gabriella Stigliano
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Non mi accorsi del momento

          Non mi accorsi del momento in cui varcai
          per la prima volta la soglia
          di questa vita
          Quale fu la potenza che mi schiuse
          in questo vasto mistero
          come sboccia un fiore
          in una foresta a mezzanotte?
          Quando al mattino guardai la luce,
          subito sentii che non ero
          uno straniero in questo mondo,
          che l'inscrutabile, senza nome e forma
          mi aveva preso tra le sue braccia
          sotto l'aspetto di mia madre.
          Così, nella morte, lo stesso sconosciuto
          m'apparirà come sempre a me noto.
          e poiché amo questa vita
          so che amerò anche in morte.
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            Scritta da: Gabriella Stigliano
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Vi è un piacere nei boschi inesplorati

            Vi è un piacere nei boschi inesplorati
            e un'estasi nelle spiagge deserte,
            vi è una compagnia che nessuno può turbare
            presso il mare profondo,
            e una musica nel suo ruggito;
            non amo meno l'uomo ma di più la natura
            dopo questi colloqui dove fuggo
            da quel che sono o prima sono stato
            per confondermi con l'universo e lì sentire
            ciò che mai posso esprimere
            né del tutto celare.
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              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Mamm'Emilia

              In te sono stato albume, uovo, pesce,
              le ere sconfinate della terra
              ho attraversato nella tua placenta,
              fuori di te sono contato a giorni.

              In te sono passato da cellula a scheletro
              un milione di volte mi sono ingrandito,
              fuori di te l'accrescimento è stato immensamente meno.
              Sono sgusciato dalla tua pienezza
              senza lasciarti vuota perché il vuoto
              l'ho portato con me.

              Sono venuto nudo, mi hai coperto
              così ho imparato nudità e pudore
              il latte e la sua assenza.
              Mi hai messo in bocca tutte le parole
              a cucchiaini, tranne una: mamma.
              Quella l'inventa il figlio sbattendo le due labbra
              quella l'insegna il figlio.
              Da te ho preso le voci del mio luogo,
              le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
              da te ho ascoltato il primo libro
              dietro la febbre della scarlattina.
              Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
              a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
              a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
              e ho macchiato la tavola,
              non ti ho messo un nipote sulle gambe
              non ti ho fatto bussare a una prigione
              non ancora,
              da te ho imparato il lutto e l'ora di finirlo,
              a tuo padre somiglio, a tuo fratello,
              non sono stato figlio.
              Da te ho preso gli occhi chiari
              Non il loro peso
              a te ho nascosto tutto.
              Ho promesso di bruciare il tuo corpo
              di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
              fratello vulcano che ci orientava il sonno.
              Ti spargerò nell'aria dopo l'acquazzone
              all'ora dell'arcobaleno
              che ti faceva spalancare gli occhi.
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                Scritta da: Davide Bidin
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Alle porte di Madrid

                Non ascoltare le voci delle sfere dell'aldilà,
                né intrecciare nella trama delle righe,
                "poesie ermetiche"
                né cercare
                con pazienza di orafo
                rime graziose
                e fini espressioni,
                stasera, grazie al cielo, io sto più su.
                di tutto ciò.

                Stasera io
                sono un cantastorie di strada.
                La mia voce è semplice, senza artifici,
                e tu
                non puoi udire la mia canzone...

                È notte.
                Nevica.
                Tu sei alle porte di Madrid.
                Davanti a te hai l'armata dei nemici,
                che è venuta per uccidere
                tutto ciò che c'è di più bello:
                la libertà,
                il sogno,
                la speranza
                e i ragazzi.

                E nevica.
                E forse,
                i tuoi piedi nudi gelano.

                Nevica...
                Ed ecco,
                in quest'istante
                che io penso a te con tutto il mio cuore,
                forse
                una pallottola spezzerà la tua vita
                e per te non ci sarà più
                neve
                né vento
                né notte
                né giorno...

                E nevica.
                So
                che anche prima di gridare
                "No pasaran"
                e di montare la guardia
                alle porte di Madrid,
                tu esistevi!

                Chi eri,
                di dove sei venuto?
                Forse
                dalle miniere delle Asturie?
                Forse
                una benda insanguinata sulla tua fronte
                ha coperto
                una ferita che ti sei presa al Nord?
                Forse
                sei tu quello che per ultimo
                sparò nella notte che gli junker
                bombardavano Bilbao?
                O servivi come bracciante
                nelle tenute di un qualche
                conte Pernando Valesquero di Cortolon?
                O avevi una botteguccia
                alla Porta del Sole
                e vendevi le frutta dai colori spagnoli?
                Forse, non avevi alcun talento,
                o forse avevi una bella voce?
                O eri uno studente,
                un futuro giurista,
                e i tuoi libri
                sotto i cingoli d'un carro armato italiano
                son rimasti
                nella città universitaria?
                Forse non credevi in Dio,
                e forse invece portavi una piccola croce di rame
                a un cordino di seta?

                Chi sei,
                come ti chiami,
                quanti anni hai?
                Non ho visto la tua faccia,
                e non la vedrò.

                Forse
                essa ricorda le facce di quelli
                che batterono le bande di Kolciak in Siberia?
                O, in qualche tratto,
                tu ricordi coloro
                che sono caduti
                a Domlupinar?

                O somigli a Robespierre?
                Non hai udito il mio nome,
                e non l'udrai.

                Tra noi due, fratello,
                ci sono i mari e i monti,
                e le mie maledette catene,
                e le prescrizioni
                del comitato di non intervento...
                Non posso venire da te,
                non posso mandarti di qui
                né una cassa di cartucce
                né uova
                né un paio di calze di lana...

                So
                che in questo gelo
                i tuoi piedi nudi,
                là, alle porte di Madrid,
                come due bimbi
                gelano al vento...

                E so
                che tutto ciò che in questo mondo
                c'è di grande
                e di bello,
                tutto ciò che sarà fatto dagli uomini,
                tutta la Verità futura
                e la Grandezza,
                che io aspetto con tanta ansia nel cuore,
                tutto questo riluce nei tuoi occhi,
                sentinella mia,
                stanotte
                alle porte di Madrid...

                E so
                che oggi non posso,
                come non potei ieri
                e non potrò domani,
                fare nient'altro
                che pensare a te
                e amarti.
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                  Scritta da: Andrea De Candia
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Amami

                  Amami
                  e nel ricordo prendi la fionda antica
                  e battimi i capelli. Mi vedrai crescere
                  nera come la foresta dell'Amazzonia,
                  ma se scosti i miei rami vedrai nella mia lingua
                  uccelli variopinti e paradisi terrestri.
                  Allora non pregare il Signore,
                  perché la dovizia del mio canto
                  io l'ho rubata a lui in un giorno di distrazione.
                  Composta domenica 12 aprile 2015
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