Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Nelle mie braccia tutta nuda

Nelle mie braccia tutta nuda
la città la sera e tu
il tuo chiarore l'odore dei tuoi capelli
si riflettono sul mio viso.

Di chi è questo cuore che batte
più forte delle voci e dell'ansito?
È tuo è della città è della notte
o forse è il mio cuore che batte forte?

Dove finisce la notte
dove comincia la città?
Dove finisce la città dove cominci tu?
Dove comincio e finisco io stesso?
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Ballata delle madri

    Mi domando che madri avete avuto.
    Se ora vi vedessero al lavoro
    in un mondo a loro sconosciuto,
    presi in un giro mai compiuto
    d'esperienze così diverse dalle loro,
    che sguardo avrebbero negli occhi?
    Se fossero lì, mentre voi scrivete
    il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
    o lo passate a redattori rotti
    a ogni compromesso, capirebbero chi siete?

    Madri vili, con nel viso il timore
    antico, quello che come un male
    deforma i lineamenti in un biancore
    che li annebbia, li allontana dal cuore,
    li chiude nel vecchio rifiuto morale.
    Madri vili, poverine, preoccupate
    che i figli conoscano la viltà
    per chiedere un posto, per essere pratici,
    per non offendere anime privilegiate,
    per difendersi da ogni pietà.

    Madri mediocri, che hanno imparato
    con umiltà di bambine, di noi,
    un unico, nudo significato,
    con anime in cui il mondo è dannato
    a non dare né dolore né gioia.
    Madri mediocri, che non hanno avuto
    per voi mai una parola d'amore,
    se non d'un amore sordidamente muto
    di bestia, e in esso v'hanno cresciuto,
    impotenti ai reali richiami del cuore.

    Madri servili, abituate da secoli
    a chinare senza amore la testa,
    a trasmettere al loro feto
    l'antico, vergognoso segreto
    d'accontentarsi dei resti della festa.
    Madri servili, che vi hanno insegnato
    come il servo può essere felice
    odiando chi è, come lui, legato,
    come può essere, tradendo, beato,
    e sicuro, facendo ciò che non dice.

    Madri feroci, intente a difendere
    quel poco che, borghesi, possiedono,
    la normalità e lo stipendio,
    quasi con rabbia di chi si vendichi
    o sia stretto da un assurdo assedio.
    Madri feroci, che vi hanno detto:
    Sopravvivete! Pensate a voi!
    Non provate mai pietà o rispetto
    per nessuno, covate nel petto
    la vostra integrità di avvoltoi!

    Ecco, vili, mediocri, servi,
    feroci, le vostre povere madri!
    Che non hanno vergogna a sapervi
    – nel vostro odio – addirittura superbi,
    se non è questa che una valle di lacrime.
    È così che vi appartiene questo mondo:
    fatti fratelli nelle opposte passioni,
    o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
    a essere diversi: a rispondere
    del selvaggio dolore di esser uomini.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Alle fronde dei salici

      E come potevamo noi cantare
      con il piede straniero sopra il cuore,
      fra i morti abbandonati nelle piazze
      sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
      d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
      della madre che andava incontro al figlio
      crocifisso sul palo del telegrafo?
      Alle fronde dei salici, per voto,
      anche le nostre cetre erano appese,
      oscillavano lievi al triste vento.
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        Scritta da: Barbara Brussa
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Veleggio come un'ombra

        Veleggio come un'ombra
        nel sonno del giorno
        e senza sapere
        mi riconosco come tanti
        schierata su un altare
        per essere mangiata da chissà chi.
        Io penso che l'inferno
        sia illuminato di queste stesse
        strane lampadine.
        Vogliono cibarsi della mia pena
        perché la loro forse
        non s'addormenta mai.
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          Scritta da: mor-joy
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Se tu mio fratello

          Se tu mi rivenissi incontro vivo,
          con la mano tesa,
          ancora potrei,
          di nuovo in uno slancio d'oblio, stringere,
          fratello, una mano.

          Ma di te, di te più non mi circondano
          che sogni, barlumi,
          i fuochi senza fuoco del passato.

          La memoria non svolge che le immagini
          e a me stesso, io stesso
          non sono già più
          che l'annientante nulla del pensiero.
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            Scritta da: Robertyna Superbyna
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Questo amore
            Così violento
            Così fragile
            Così tenero
            Così disperato
            Questo amore
            Bello come il giorno
            E cattivo come il tempo
            Quando il tempo è cattivo
            Questo amore così vero
            Questo amore così bello
            Così felice
            Così gaio
            E così beffardo
            Tremante di paura come un bambino al buio
            E così sicuro di sé
            Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
            Questo amore che impauriva gli altri
            Che li faceva parlare
            Che li faceva impallidire
            Questo amore spiato
            Perché noi lo spiavamo
            Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
            Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
            Questo amore tutto intero
            Ancora così vivo
            E tutto soleggiato
            È tuo
            È mio
            È stato quel che è stato
            Questa cosa sempre nuova
            E che non è mai cambiata
            Vera come una pianta
            Tremante come un uccello
            Calda e viva come l'estate
            noi possiamo tutti e due
            Andare e ritornare
            Noi possiamo dimenticare
            E quindi riaddormentarci
            Risvegliarci soffrire invecchiare
            Addormentarci ancora
            Sognare la morte
            Svegliarci sorridere e ridere
            E ringiovanire
            Il nostro amore è là
            Testardo come un asino
            Vivo come il desiderio
            Crudele come la memoria
            Sciocco come i rimpianti
            Tenero come il ricordo
            Freddo come il marmo
            Bello come il giorno
            Fragile come un bambino
            Ci guarda sorridendo
            E ci parla senza dir nulla
            E io tremante l'ascolto
            E grido
            Grido per te
            Grido per me
            Ti supplico
            Per te per me per tutti coloro che si amano
            E che si sono amati
            Sì io gli grido
            Per te per me e per tutti gli altri
            Che non conosco
            Fermati là
            Là dove sei
            Là dove sei stato altre volte
            Fermati
            Non muoverti
            Non andartene
            Noi che siamo amati
            Noi tu abbiamo dimenticato
            Tu non dimenticarci
            Non avevamo che te sulla terra
            Non lasciarci diventare gelidi
            Anche se molto lontano sempre
            E non importa dove
            Dacci un segno di vita
            Molto più tardi ai margini di un bosco
            Nella foresta della memoria
            Alzati subito
            Tendici la mano
            E salvaci.
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              Scritta da: Domenico De Rosa
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              'A paura mia

              Tengo nemice? Faccio'o paro e sparo...
              'E ttengo mente e dico: "Stongo ccà!"
              E nun tremmo si sent''e dì: "Te sparo!"
              Chillo c''o ddice, '0 ddice, nun'0 ffà.
              Si è p''o buciardo, nun me movo, aspetto.
              ('A buscia corre assaie, ma campa poco).
              'O vuò vedè? '0 canusce comm''o "sette",
              va pè parlà', se fa una lamp''e fuoco.
              'A calunnia? E chella è un venticello,
              dico vicin'a'o viento: "Nun sciuscià?"
              Quann'ha fatt''a sfucata vene'o bello,
              allor'accuminciamm'a raggiunà.
              E manco'a morte, si me tene mente,
              me fa paura. 'A morte è generale.
              Ll'uommene sò rumanze differente,
              ma tenen'una chiusa, unu finale.
              M'arrobbano? Arreduco mmiez''a via?...
              Ì fatico e addevento chillu stesso,
              ma, quanto voglio bene a mamma mia,
              a mme me fa paura sul''o fesso!

              TRADUZIONE (per quanto possibile, rispettosa del testo in napoletano):
              Ho nemici? Faccio il "pari e dispari",
              li tengo a mente e dico: "sto qua!"
              E non tremo se sento dire "ti sparo!"
              Colui che lo dice, lo dice ma non lo fa.
              Quanto al bugiardo, io non mi muovo, io aspetto.
              (La bugia corre molto, ma vive poco).
              Lo vuoi vedere? Lo riconosci come il "sette",
              appena fa per parlare, si fa rosso come una vampata di fuoco.
              La calunnia? E quella è un venticello,
              dico al vento: "non soffiare"?
              Quando ha finito di scatenarsi, viene il bel tempo,
              allora cominciamo a ragionare.
              E nemmeno la morte, se mi tiene a mente,
              mi fa paura. La morte è generale.
              Gli uomini sono romanzi differenti
              ma hanno una identica conclusione, un unico finale.
              Mi derubano? Mi riducono in mezzo ad una strada?
              Io lavoro e ridivento lo stesso di prima;
              ma, per quanto voglio bene a mamma mia,
              a me fa paura solo il fesso!
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                Scritta da: Eleonora La Pazza
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                Ti manderò un bacio con il vento
                e so che lo sentirai,
                ti volterai senza vedermi ma io sarò li
                Siamo fatti della stessa materia
                di cui sono fatti i sogni
                Vorrei essere una nuvola bianca
                in un cielo infinito
                per seguirti ovunque e amarti ogni istante
                Se sei un sogno non svegliarmi
                Vorrei vivere nel tuo respiro
                Mentre ti guardo muoio per te
                Il tuo sogno sarà di sognare me
                Ti amo perché ti vedo riflessa
                in tutto quello che c'è di bello
                Dimmi dove sei stanotte
                ancora nei miei sogni?
                Ho sentito una carezza sul viso
                arrivare fino al cuore
                Vorrei arrivare fino al cielo
                e con i raggi del sole scriverti ti amo
                Vorrei che il vento soffiasse ogni giorno
                tra i tuoi capelli,
                per poter sentire anche da lontano
                il tuo profumo!
                Vorrei fare con te quello
                che la primavera fa con i ciliegi.
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                  Scritta da: Andrea De Candia
                  in Poesie (Poesie d'Autore)
                  Sono un uomo ferito.
                  E me ne vorrei andare
                  e finalmente giungere,
                  pietà, dove si ascolta
                  l'uomo che è solo con sé.
                  Non ho che superbia e bontà.
                  E mi sento esiliato in mezzo agli uomini.
                  Ma per essi sto in pena.
                  Non sarei degno di tornare in me?
                  Ho popolato di nomi il silenzio.
                  Ho fatto a pezzi cuore e mente
                  per cadere in servitù di parole?
                  Regno sopra fantasmi.
                  O foglie secche,
                  anima portata qua e là...
                  no, odio il vento e la sua voce
                  di bestia immemorabile.
                  Dio, coloro che t'implorano
                  non ti conoscono più che di nome?
                  M'hai discacciato dalla vita.
                  Mi discaccerai dalla morte?
                  Forse l'uomo è anche indegno di sperare.
                  Anche la fonte del rimorso è secca?
                  Il peccato che importa,
                  se alla purezza non conduce più.
                  La carne si ricorda appena
                  che una volta fu forte.
                  È folle e usata, l'anima.
                  Dio guarda la nostra debolezza.
                  Vorremmo una certezza.
                  Di noi nemmeno più ridi?
                  E compiangici dunque, crudeltà.
                  Non ne posso più di stare murato
                  nel desiderio senza amore.
                  Una traccia mostraci di giustizia.
                  La tua legge qual è?
                  Fulmina le mie povere emozioni,
                  liberami dall'inquietudine.
                  Sono stanco di urlare senza voce.
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