Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Federico
in Poesie (Poesie d'Autore)

Dio dell'alleanza

O Abramo - Colui che entrò nella storia dell'uomo,
desidera, soltanto attraverso te, svelare questo mistero, celato dall'esordio del mondo,
un mistero più remoto del mondo!

Se oggi percorriamo questi luoghi,
da cui, tempo fa, era partito Abramo,
dove aveva udito la Voce, dove si era compiuta la promessa,
solo perché
potessimo fermarci sul limine -
per attingere al principio dell'Alleanza.

Poiché Dio aveva manifestato ad Abramo,
cosa è, per un padre, il sacrificio del proprio figlio - un'immolata morte.
O Abramo - così Dio ha amato il mondo,
che ha consacrato il suo Figlio, perché ognuno, che avrà fede in Lui,
possa attingere alla vita eterna.
- Fermati -
Io porto dentro di me il tuo nome,
il nome - segno dell'Alleanza
che il Verbo Primordiale ha stretto con te,
ancor prima che creasse il mondo.
Ricorda questo luogo, quando andrai via da qui,
luogo che rimarrà in attesa del suo proprio giorno–
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    Scritta da: mor-joy
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Se tu mio fratello

    Se tu mi rivenissi incontro vivo,
    con la mano tesa,
    ancora potrei,
    di nuovo in uno slancio d'oblio, stringere,
    fratello, una mano.

    Ma di te, di te più non mi circondano
    che sogni, barlumi,
    i fuochi senza fuoco del passato.

    La memoria non svolge che le immagini
    e a me stesso, io stesso
    non sono già più
    che l'annientante nulla del pensiero.
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      Scritta da: Robertyna Superbyna
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Questo amore
      Così violento
      Così fragile
      Così tenero
      Così disperato
      Questo amore
      Bello come il giorno
      E cattivo come il tempo
      Quando il tempo è cattivo
      Questo amore così vero
      Questo amore così bello
      Così felice
      Così gaio
      E così beffardo
      Tremante di paura come un bambino al buio
      E così sicuro di sé
      Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
      Questo amore che impauriva gli altri
      Che li faceva parlare
      Che li faceva impallidire
      Questo amore spiato
      Perché noi lo spiavamo
      Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
      Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
      Questo amore tutto intero
      Ancora così vivo
      E tutto soleggiato
      È tuo
      È mio
      È stato quel che è stato
      Questa cosa sempre nuova
      E che non è mai cambiata
      Vera come una pianta
      Tremante come un uccello
      Calda e viva come l'estate
      noi possiamo tutti e due
      Andare e ritornare
      Noi possiamo dimenticare
      E quindi riaddormentarci
      Risvegliarci soffrire invecchiare
      Addormentarci ancora
      Sognare la morte
      Svegliarci sorridere e ridere
      E ringiovanire
      Il nostro amore è là
      Testardo come un asino
      Vivo come il desiderio
      Crudele come la memoria
      Sciocco come i rimpianti
      Tenero come il ricordo
      Freddo come il marmo
      Bello come il giorno
      Fragile come un bambino
      Ci guarda sorridendo
      E ci parla senza dir nulla
      E io tremante l'ascolto
      E grido
      Grido per te
      Grido per me
      Ti supplico
      Per te per me per tutti coloro che si amano
      E che si sono amati
      Sì io gli grido
      Per te per me e per tutti gli altri
      Che non conosco
      Fermati là
      Là dove sei
      Là dove sei stato altre volte
      Fermati
      Non muoverti
      Non andartene
      Noi che siamo amati
      Noi tu abbiamo dimenticato
      Tu non dimenticarci
      Non avevamo che te sulla terra
      Non lasciarci diventare gelidi
      Anche se molto lontano sempre
      E non importa dove
      Dacci un segno di vita
      Molto più tardi ai margini di un bosco
      Nella foresta della memoria
      Alzati subito
      Tendici la mano
      E salvaci.
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        Scritta da: Domenico De Rosa
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        'A paura mia

        Tengo nemice? Faccio'o paro e sparo...
        'E ttengo mente e dico: "Stongo ccà!"
        E nun tremmo si sent''e dì: "Te sparo!"
        Chillo c''o ddice, '0 ddice, nun'0 ffà.
        Si è p''o buciardo, nun me movo, aspetto.
        ('A buscia corre assaie, ma campa poco).
        'O vuò vedè? '0 canusce comm''o "sette",
        va pè parlà', se fa una lamp''e fuoco.
        'A calunnia? E chella è un venticello,
        dico vicin'a'o viento: "Nun sciuscià?"
        Quann'ha fatt''a sfucata vene'o bello,
        allor'accuminciamm'a raggiunà.
        E manco'a morte, si me tene mente,
        me fa paura. 'A morte è generale.
        Ll'uommene sò rumanze differente,
        ma tenen'una chiusa, unu finale.
        M'arrobbano? Arreduco mmiez''a via?...
        Ì fatico e addevento chillu stesso,
        ma, quanto voglio bene a mamma mia,
        a mme me fa paura sul''o fesso!

        TRADUZIONE (per quanto possibile, rispettosa del testo in napoletano):
        Ho nemici? Faccio il "pari e dispari",
        li tengo a mente e dico: "sto qua!"
        E non tremo se sento dire "ti sparo!"
        Colui che lo dice, lo dice ma non lo fa.
        Quanto al bugiardo, io non mi muovo, io aspetto.
        (La bugia corre molto, ma vive poco).
        Lo vuoi vedere? Lo riconosci come il "sette",
        appena fa per parlare, si fa rosso come una vampata di fuoco.
        La calunnia? E quella è un venticello,
        dico al vento: "non soffiare"?
        Quando ha finito di scatenarsi, viene il bel tempo,
        allora cominciamo a ragionare.
        E nemmeno la morte, se mi tiene a mente,
        mi fa paura. La morte è generale.
        Gli uomini sono romanzi differenti
        ma hanno una identica conclusione, un unico finale.
        Mi derubano? Mi riducono in mezzo ad una strada?
        Io lavoro e ridivento lo stesso di prima;
        ma, per quanto voglio bene a mamma mia,
        a me fa paura solo il fesso!
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Sono un uomo ferito.
          E me ne vorrei andare
          e finalmente giungere,
          pietà, dove si ascolta
          l'uomo che è solo con sé.
          Non ho che superbia e bontà.
          E mi sento esiliato in mezzo agli uomini.
          Ma per essi sto in pena.
          Non sarei degno di tornare in me?
          Ho popolato di nomi il silenzio.
          Ho fatto a pezzi cuore e mente
          per cadere in servitù di parole?
          Regno sopra fantasmi.
          O foglie secche,
          anima portata qua e là...
          no, odio il vento e la sua voce
          di bestia immemorabile.
          Dio, coloro che t'implorano
          non ti conoscono più che di nome?
          M'hai discacciato dalla vita.
          Mi discaccerai dalla morte?
          Forse l'uomo è anche indegno di sperare.
          Anche la fonte del rimorso è secca?
          Il peccato che importa,
          se alla purezza non conduce più.
          La carne si ricorda appena
          che una volta fu forte.
          È folle e usata, l'anima.
          Dio guarda la nostra debolezza.
          Vorremmo una certezza.
          Di noi nemmeno più ridi?
          E compiangici dunque, crudeltà.
          Non ne posso più di stare murato
          nel desiderio senza amore.
          Una traccia mostraci di giustizia.
          La tua legge qual è?
          Fulmina le mie povere emozioni,
          liberami dall'inquietudine.
          Sono stanco di urlare senza voce.
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            Scritta da: Federico
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Afferro le sue mani
            e la stringo al mio petto.
            Tento di riempire le mie braccia
            della sua bellezza,
            di depredare con i baci
            il suo dolce sorriso,
            di bere i suoi bruni sguardi
            con i miei occhi.
            Ma dov'è?
            Chi può spremere l'azzurro dal cielo?
            Cerco di afferrare la bellezza;
            essa mi elude
            lasciando soltanto il corpo
            nelle mie mani.
            Stanco e frustrato mi ritraggo.
            Come può il corpo toccare
            il fiore che soltanto
            lo spirito riesce a sfiorare?
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Forse un mattino

              Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
              arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
              il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
              di me, con un terrore da ubriaco.

              Poi, come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
              alberi, case, colli per l'inganno consueto.
              Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
              tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
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                Scritta da: Barbara Brussa
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Ai giovani

                Bella ridente e giovane
                con il tuo ventre scoperto,
                e una medaglia d'oro
                sull'ombelico,
                mi dici che fai l'amore ogni giorno
                e sei felice e io penso che il tuo ventre
                è vergine mentre il mio
                è un groviglio di vipere
                che voi chiamate poesia
                ed è soltanto tutto l'amore
                che non ho avuto
                vedendoti io ho maledetto
                la sorte di essere un poeta.
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