O Abramo - Colui che entrò nella storia dell'uomo, desidera, soltanto attraverso te, svelare questo mistero, celato dall'esordio del mondo, un mistero più remoto del mondo!
Se oggi percorriamo questi luoghi, da cui, tempo fa, era partito Abramo, dove aveva udito la Voce, dove si era compiuta la promessa, solo perché potessimo fermarci sul limine - per attingere al principio dell'Alleanza.
Poiché Dio aveva manifestato ad Abramo, cosa è, per un padre, il sacrificio del proprio figlio - un'immolata morte. O Abramo - così Dio ha amato il mondo, che ha consacrato il suo Figlio, perché ognuno, che avrà fede in Lui, possa attingere alla vita eterna. - Fermati - Io porto dentro di me il tuo nome, il nome - segno dell'Alleanza che il Verbo Primordiale ha stretto con te, ancor prima che creasse il mondo. Ricorda questo luogo, quando andrai via da qui, luogo che rimarrà in attesa del suo proprio giorno–
Questo amore Così violento Così fragile Così tenero Così disperato Questo amore Bello come il giorno E cattivo come il tempo Quando il tempo è cattivo Questo amore così vero Questo amore così bello Così felice Così gaio E così beffardo Tremante di paura come un bambino al buio E così sicuro di sé Come un uomo tranquillo nel cuore della notte Questo amore che impauriva gli altri Che li faceva parlare Che li faceva impallidire Questo amore spiato Perché noi lo spiavamo Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato Questo amore tutto intero Ancora così vivo E tutto soleggiato È tuo È mio È stato quel che è stato Questa cosa sempre nuova E che non è mai cambiata Vera come una pianta Tremante come un uccello Calda e viva come l'estate noi possiamo tutti e due Andare e ritornare Noi possiamo dimenticare E quindi riaddormentarci Risvegliarci soffrire invecchiare Addormentarci ancora Sognare la morte Svegliarci sorridere e ridere E ringiovanire Il nostro amore è là Testardo come un asino Vivo come il desiderio Crudele come la memoria Sciocco come i rimpianti Tenero come il ricordo Freddo come il marmo Bello come il giorno Fragile come un bambino Ci guarda sorridendo E ci parla senza dir nulla E io tremante l'ascolto E grido Grido per te Grido per me Ti supplico Per te per me per tutti coloro che si amano E che si sono amati Sì io gli grido Per te per me e per tutti gli altri Che non conosco Fermati là Là dove sei Là dove sei stato altre volte Fermati Non muoverti Non andartene Noi che siamo amati Noi tu abbiamo dimenticato Tu non dimenticarci Non avevamo che te sulla terra Non lasciarci diventare gelidi Anche se molto lontano sempre E non importa dove Dacci un segno di vita Molto più tardi ai margini di un bosco Nella foresta della memoria Alzati subito Tendici la mano E salvaci.
Tengo nemice? Faccio'o paro e sparo... 'E ttengo mente e dico: "Stongo ccà!" E nun tremmo si sent''e dì: "Te sparo!" Chillo c''o ddice, '0 ddice, nun'0 ffà. Si è p''o buciardo, nun me movo, aspetto. ('A buscia corre assaie, ma campa poco). 'O vuò vedè? '0 canusce comm''o "sette", va pè parlà', se fa una lamp''e fuoco. 'A calunnia? E chella è un venticello, dico vicin'a'o viento: "Nun sciuscià?" Quann'ha fatt''a sfucata vene'o bello, allor'accuminciamm'a raggiunà. E manco'a morte, si me tene mente, me fa paura. 'A morte è generale. Ll'uommene sò rumanze differente, ma tenen'una chiusa, unu finale. M'arrobbano? Arreduco mmiez''a via?... Ì fatico e addevento chillu stesso, ma, quanto voglio bene a mamma mia, a mme me fa paura sul''o fesso!
TRADUZIONE (per quanto possibile, rispettosa del testo in napoletano): Ho nemici? Faccio il "pari e dispari", li tengo a mente e dico: "sto qua!" E non tremo se sento dire "ti sparo!" Colui che lo dice, lo dice ma non lo fa. Quanto al bugiardo, io non mi muovo, io aspetto. (La bugia corre molto, ma vive poco). Lo vuoi vedere? Lo riconosci come il "sette", appena fa per parlare, si fa rosso come una vampata di fuoco. La calunnia? E quella è un venticello, dico al vento: "non soffiare"? Quando ha finito di scatenarsi, viene il bel tempo, allora cominciamo a ragionare. E nemmeno la morte, se mi tiene a mente, mi fa paura. La morte è generale. Gli uomini sono romanzi differenti ma hanno una identica conclusione, un unico finale. Mi derubano? Mi riducono in mezzo ad una strada? Io lavoro e ridivento lo stesso di prima; ma, per quanto voglio bene a mamma mia, a me fa paura solo il fesso!
Sono un uomo ferito. E me ne vorrei andare e finalmente giungere, pietà, dove si ascolta l'uomo che è solo con sé. Non ho che superbia e bontà. E mi sento esiliato in mezzo agli uomini. Ma per essi sto in pena. Non sarei degno di tornare in me? Ho popolato di nomi il silenzio. Ho fatto a pezzi cuore e mente per cadere in servitù di parole? Regno sopra fantasmi. O foglie secche, anima portata qua e là... no, odio il vento e la sua voce di bestia immemorabile. Dio, coloro che t'implorano non ti conoscono più che di nome? M'hai discacciato dalla vita. Mi discaccerai dalla morte? Forse l'uomo è anche indegno di sperare. Anche la fonte del rimorso è secca? Il peccato che importa, se alla purezza non conduce più. La carne si ricorda appena che una volta fu forte. È folle e usata, l'anima. Dio guarda la nostra debolezza. Vorremmo una certezza. Di noi nemmeno più ridi? E compiangici dunque, crudeltà. Non ne posso più di stare murato nel desiderio senza amore. Una traccia mostraci di giustizia. La tua legge qual è? Fulmina le mie povere emozioni, liberami dall'inquietudine. Sono stanco di urlare senza voce.
Afferro le sue mani e la stringo al mio petto. Tento di riempire le mie braccia della sua bellezza, di depredare con i baci il suo dolce sorriso, di bere i suoi bruni sguardi con i miei occhi. Ma dov'è? Chi può spremere l'azzurro dal cielo? Cerco di afferrare la bellezza; essa mi elude lasciando soltanto il corpo nelle mie mani. Stanco e frustrato mi ritraggo. Come può il corpo toccare il fiore che soltanto lo spirito riesce a sfiorare?
Forse un mattino andando in un'aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore da ubriaco.
Poi, come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto alberi, case, colli per l'inganno consueto. Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
Bella ridente e giovane con il tuo ventre scoperto, e una medaglia d'oro sull'ombelico, mi dici che fai l'amore ogni giorno e sei felice e io penso che il tuo ventre è vergine mentre il mio è un groviglio di vipere che voi chiamate poesia ed è soltanto tutto l'amore che non ho avuto vedendoti io ho maledetto la sorte di essere un poeta.