Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Al mare (o quasi)

L'ultima cicala stride
sulla scorza gialla dell'eucalipto
i bambini raccolgono pinòli
indispensabili per la galantina
un cane alano urla dall'inferriata
di una villa ormai disabitata
le ville furono costruite dai padri
ma i figli non le hanno volute
ci sarebbe spazio per centomila terremotati
di qui non si vede nemmeno la proda
se può chiamarsi cosí quell'ottanta per cento
ceduta in uso ai bagnini
e sarebbe eccessivo pretendervi
una pace alcionica
il mare è d'altronde infestato
mentre i rifiuti in totale
formano ondulate collinette plastiche
esaurite le siepi hanno avuto lo sfratto
i deliziosi figli della ruggine
gli scriccioli o reatini come spesso
li citano i poeti. E c'è anche qualche boccio
di magnolia l'etichetta di un pediatra
ma qui i bambini volano in bicicletta
e non hanno bisogno delle sue cure
Chi vuole respirare a grandi zaffate
la musa del nostro tempo la precarietà
può passare di qui senza affrettarsi
è il colpo secco quello che fa orrore
non già l'evanescenza il dolce afflato del nulla
Hic manebimus se vi piace non proprio
ottimamente ma il meglio sarebbe troppo simile
alla morte ( e questa piace solo ai giovani)
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Quanto ancor più bella sembra la bellezza (Sonetto 54)

    Quanto ancor più bella sembra la bellezza,
    per quel ricco ornamento che virtù le dona!
    Bella ci appar la rosa, ma più bella la pensiamo
    per la soave essenza che vive dentro a lei.
    Anche le selvatiche hanno tinte molto intense
    simili al colore delle rose profumate,
    hanno le stesse spine e giocano con lo stesso brio
    quando la brezza d'estate ne schiude gli ascosi boccioli:
    ma poiché il loro pregio è solo l'apparenza,
    abbandonate vivono, sfioriscono neglette e
    solitarie muoiono. Non così per le fragranti rose:
    la loro dolce morte divien soavissimo profumo:
    e così è; per te, fiore stupendo e ambito,
    come appassirai, i miei versi stilleran la tua virtù.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      La morte di Tantalo

      Noi sedemmo sull'orlo
      della fontana nella vigna d'oro.
      Sedemmo lacrimosi in silenzio.
      Le palpebre della mia dolce amica
      si gonfiavano dietro le lagrime
      come due vele
      dietro una leggera brezza marina.
      Il nostro dolore non era dolore d'amore
      né dolore di nostalgia
      né dolore carnale.
      Noi morivamo tutti i giorni
      cercando una causa divina
      il mio dolce bene ed io.

      Ma quel giorno già vanía
      e la causa della nostra morte
      non era stata rivenuta.

      E calò la sera su la vigna d'oro
      e tanto essa era oscura
      che alle nostre anime apparve
      una nevicata di stelle.

      Assaporammo tutta la notte
      i meravigliosi grappoli.
      Bevemmo l'acqua d'oro,
      e l'alba ci trovò seduti
      sull'orlo della fontana
      nella vigna non piú d'oro.

      O dolce mio amore,
      confessa al viandante
      che non abbiamo saputo morire
      negandoci il frutto saporoso
      e l'acqua d'oro, come la luna.

      E aggiungi che non morremo piú
      e che andremo per la vita
      errando per sempre.
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        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Seduto accanto al fuoco, rifletto
        Su tutto quel che ho visto,
        Sulle farfalle ed i fiori dei campi
        In estati ormai da me distanti;

        Penso alle foglie gialle e tele di ragno
        In autunni che più non torneranno;
        Alle nebbiose mattine, e al sole d'argento,
        E ai miei capelli agiatati dal vento.

        Seduto accanto al fuoco, rifletto
        Al mondo che sarà,
        Quando l'inverno un giorno giungerà,
        Ma della primavera io non vedrò l'aspetto.

        Vi sono infatti tante e tante cose
        Che io purtroppo ancora non conosco:
        Diversi in ogni prato ed ogni bosco
        Il verde e il profumo delle rose.

        Seduto accanto al fuoco, rifletto
        Ai popoli vissuti tanto tempo fa,
        Ed a coloro che vedranno un mondo
        Che a me per sempre ignoto resterà.

        Ma mentre lì seduto rifletto
        Sui tempi che fuggiron veloci,
        Ascolto in ansia ed aspetto
        Il ritorno di passi e di voci.
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          Scritta da: Barbara Brussa
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          A tutte le donne

          Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
          sei un granello di colpa
          anche agli occhi di Dio
          malgrado le tue sante guerre
          per l'emancipazione.
          Spaccarono la tua bellezza
          e rimane uno scheletro d'amore
          che però grida ancora vendetta
          e soltanto tu riesci
          ancora a piangere,
          poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
          poi ti volti e non sai ancora dire
          e taci meravigliata
          e allora diventi grande come la terra.
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            Scritta da: Andrew Ricooked
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Su due piedi

            Ci sono giorni
            in cui va tutto
            male.

            Sull'autostrada
            a casa
            al super-
            mercato
            e da qualsiasi altra
            parte

            assalti
            continui
            ininterrotti
            feroci
            accidentali
            a ciò
            che è rimasto del
            tuo
            equilibrio e della tua
            suscettibilità.

            Gli dei prima
            giocano con te
            e poi
            giocano
            contro
            di te.

            I tuoi nervi
            si tendono fino a
            spezzarsi.

            Nessuno scudo
            filosofico
            ti proteggerà,
            nessuna dose di saggezza è
            abbastanza.

            Sei allo scoperto
            facile preda
            dei
            cattivi e
            delle
            folle;
            la rottura
            del
            macchinario
            e della
            ragione
            è
            completa.

            Poi
            c'è sempre
            -all'improvviso-
            un volto gioioso
            sorridente
            dallo sguardo
            ottuso, qualche
            semi-sconosciuto
            che ti urla
            forte:
            "ehi, come ti
            va?"

            La sua faccia
            sempre troppo vicina,
            puoi vedere ogni
            macchia e
            poro della
            pelle,
            la bocca,
            aperta
            sembra una pesca
            spaccata
            marcia.

            Il tuo unico
            pensiero
            è:
            dovrei
            ucciderlo?

            Ma poi
            dici:
            "va tutto
            bene.
            E a te
            come va?"

            E
            prosegui,
            e la faccia-da-
            capra
            semi-sconosciuta
            è alle
            spalle
            mentre il sole
            filtra
            attraverso
            le nuvole
            acide.

            Vai
            avanti
            mentre gli dei
            ridono e
            ridono
            e
            ridono,
            metti un
            piede
            davanti
            all'altro,
            muovi le
            braccia
            mentre la comapana
            arrugginita
            non suona,
            e dentro la tua
            testa
            il sangue
            si trasforma in
            gelatina.

            Ma
            questo giorno finirà
            questa vita finirà
            gli avvoltoi
            voleranno
            finalmente
            via.

            Per favore
            in fretta, in fretta,
            in fretta.
            Composta domenica 3 gennaio 2010
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Nato

              Dunque è sua madre.
              Questa piccola donna.
              Artefice dagli occhi grigi.

              La barca su cui, anni fa,
              lui approdò alla riva.

              È da lei che si è tirato fuori
              nel mondo,
              nella non-eternità.

              Genitrice dell'uomo
              con cui salto attraverso il fuoco.

              È dunque lei, l'unica
              che non lo scelse
              pronto, compiuto.

              Da sola lo tirò
              dentro la pelle a me nota,
              lo attaccò alle ossa
              a me nascoste.

              Da sola egli cercò
              gli occhi grigi
              con cui mi ha guardato.

              Dunque è lei, la sua Alfa.
              Perché mai me l'ha mostrata?

              Nato.
              Così è nato, anche lui.
              Nato come tutti.
              Come me, che morirò.

              Figlio d'una donna reale.
              Uno giunto dalle profondità del corpo.
              In viaggio verso l'Omega.

              Esposto
              alla propria assenza
              da ogni dove,
              in ogni istante.

              E la sua testa
              è una testa contro un muro
              cedevole per ora.

              E le sue mosse
              sono tentativi di eludere
              il verdetto universale.

              Ho capito
              che è già a metà cammino.

              Ma questo a me non l'ha detto,
              no.

              "Questa è mia madre"
              mi ha detto soltanto.
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