Seduto accanto al fuoco, rifletto Su tutto quel che ho visto, Sulle farfalle ed i fiori dei campi In estati ormai da me distanti;
Penso alle foglie gialle e tele di ragno In autunni che più non torneranno; Alle nebbiose mattine, e al sole d'argento, E ai miei capelli agiatati dal vento.
Seduto accanto al fuoco, rifletto Al mondo che sarà, Quando l'inverno un giorno giungerà, Ma della primavera io non vedrò l'aspetto.
Vi sono infatti tante e tante cose Che io purtroppo ancora non conosco: Diversi in ogni prato ed ogni bosco Il verde e il profumo delle rose.
Seduto accanto al fuoco, rifletto Ai popoli vissuti tanto tempo fa, Ed a coloro che vedranno un mondo Che a me per sempre ignoto resterà.
Ma mentre lì seduto rifletto Sui tempi che fuggiron veloci, Ascolto in ansia ed aspetto Il ritorno di passi e di voci.
Questa, non è una poesia, ma un CANTO, è importante precisarlo per una personale cultura di Tolkien e della storia dei popoli di questo autore.Questo canto esprime una condizione umana ed è come un colpo ben sferrato della spada di Aragorn.
Commenti