Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

A Zacinto

Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque

cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    La via del rifugio

    Trenta quaranta,
    tutto il Mondo canta
    canta lo gallo
    risponde la gallina...

    Socchiusi gli occhi, sto
    supino nel trifoglio,
    e vedo un quatrifoglio
    che non raccoglierò.

    Madama Colombina
    s'affaccia alla finestra
    con tre colombe in testa:
    passan tre fanti...

    Belle come la bella
    vostra mammina, come
    il vostro caro nome,
    bimbe di mia sorella!

    ... su tre cavalli bianchi:
    bianca la sella
    bianca la donzella
    bianco il palafreno...

    Ne fare il giro a tondo
    estraggono le sorti.
    (I bei capelli corti
    come caschetto biondo

    rifulgono nel sole. )
    Estraggono a chi tocca
    la sorte, in filastrocca
    segnado le parole.

    Socchiudo gli occhi, estranio
    ai casi della vita.
    Sento fra le mie dita
    la forma del mio cranio...

    Ma dunque esisto! O Strano!
    Vive tra il Tutto e il Niente
    questa cosa vivente
    detta guidogozzano!

    Resupino sull'erba
    (ho detto che non voglio
    raccorti, o quatrifoglio)
    non penso a che mi serba

    la Vita. Oh la carezza
    dell'erba! Non agogno
    cha la virtù del sogno:
    l'inconsapevolezza.

    Bimbe di mia sorella,
    e voi, senza sapere
    cantate al mio piacere
    la sua favola bella.

    Sognare! Oh quella dolce
    Madama Colombina
    protesa alla finestra
    con tre colombe in testa!

    Sognare. Oh quei tre fanti
    su tre cavalli bianchi:
    bianca la sella,
    bianca la donzella!

    Chi fu l'anima sazia
    che tolse da un affresco
    o da un missale il fresco
    sogno di tanta grazia?

    A quanti bimbi morti
    passò di bocca in bocca
    la bella filastrocca
    signora delle sorti?

    Da trecent'anni, forse,
    da quattrocento e più
    si canta questo canto
    al gioco del cucù.

    Socchiusi gli occhi, sto
    supino nel trifoglio,
    e vedo un quatrifoglio
    che non raccoglierò.

    L'aruspice mi segue
    con l'occhio d'una donna...
    Ancora si prosegue
    il canto che m'assonna.

    Colomba colombita
    Madama non resiste,
    discende giù seguita
    da venti cameriste,

    fior d'aglio e fior d'aliso,
    chi tocca e chi non tocca...
    La bella filastrocca
    si spezza d'improvviso.

    "Una farfalla! " "Dài!
    Dài! " - Scendon pel sentiere
    le tre bimbe leggere
    come paggetti gai.

    Una Vanessa Io
    nera come il carbone
    aleggia in larghe rote
    sul prato solatio,

    ed ebra par che vada.
    Poi - ecco - si risolve
    e ratta sulla polvere
    si posa della strada.

    Sandra, Simona, Pina
    silenziose a lato
    mettonsile in agguato
    lungh'essa la cortina.

    Belle come la bella
    vostra mammina, come
    il vostro caro nome
    bimbe di mia sorella!

    Or la Vanessa aperta
    indugia e abbassa l'ali
    volgendo le sue frali
    piccole antenne all'erta.

    Ma prima la Simona
    avanza, ed il cappello
    toglie ed il braccio snello
    protende e la persona.

    Poi con pupille intente
    il colpo che non falla
    cala sulla farfalla
    rapidissimamente.

    "Presa! " Ecco lo squillo
    della vittoria. "Aiuto!
    È tutta di velluto:
    Oh datemi uno spillo! "

    "Che non ti sfugga, zitta! "
    S'adempie la condanna
    terribile; s'affanna
    la vittima trafitta.

    Bellissima. D'inchiostro
    l'ali, senza rintocchi,
    avvivate dagli occhi
    d'un favoloso mostro.

    "Non vuol morire! " "Lesta!
    Ché soffre ed ho rimorso!
    Trapassale la testa!
    Ripungila sul dorso! "

    Non vuol morire! Oh strazio
    d'insetto! Oh mole immensa
    di dolore che addensa
    il Tempo nello Spazio!

    A che destino ignoto
    si soffre? Va dispersa
    la lacrima che versa
    l'Umanità nel vuoto?

    Colombina colombita
    Madama non resiste:
    discende giù seguita
    da venti cameriste...

    Sognare! Il sogno allenta
    la mente che prosegue:
    s'adagia nelle tregue
    l'anima sonnolenta,

    siccome quell'antico
    brahamino del Pattarsy
    che per racconsolarsi
    si fissa l'umbilico.

    Socchiudo gli occhi, estranio
    ai casi della vita;
    sento fra le mie dita
    la forma del mio cranio.

    Verrà da sé la cosa
    vera chiamata Morte:
    che giova ansimar forte
    per l'erta faticosa?

    Trenta quaranta
    tutto il Mondo canta
    canta lo gallo
    canta la gallina...

    La Vita? Un gioco affatto
    degno di vituperio,
    se si mantenga intatto
    un qualche desiderio.

    Un desiderio? Sto
    supino nel trifoglio
    e vedo un quatrifoglio
    che non raccoglierò.
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      Scritta da: Rosita Matera
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Se...

      Se riesci a mantenere la calma, quando tutti attorno a te la stanno perdendo, e te ne fanno una colpa;
      Se sai aver fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te
      tenendo però nel giusto conto i loro dubbi;
      Se sai aspettare senza stancarti di aspettare,
      o essendo calunniato non rispondere con calunnie,
      o essendo odiato, non dare spazio all'odio,
      senza tuttavia sembrare troppo buono
      ne parlare troppo saggio;

      Se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;
      Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine;
      Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
      e trattare questi due impostori allo stesso modo;
      Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
      distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per ingenui;
      o vedere le cose, per le quali hai dedicato la vita,
      distrutte,
      o umiliarti a ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;

      Se sai fare un'unica pila delle tue vittorie,
      e rischiarla in un sol colpo a testa o croce,
      e perdere, e ricominciare di nuovo dall'inizio
      senza mai lasciarti sfuggire una parola
      su quello che hai perso;
      se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi,
      i tuoi polsi
      a sorreggerti anche dopo molto tempo che non te li senti più
      e così resistere quando in te non c'è più nulla
      tranne la volontà che dice loro "Resistete!";

      Se sai parlare con i disonesti senza perdere la tua onestà
      o passeggiare con i re senza perdere il comportamento normale;
      Se non possono ferirti né i nemici né gli amici troppo premurosi;
      Se per te contano tutti gli uomini, ma nessuno troppo;
      Se riesci a riempire l'inesorabile minuto
      dando valore ad ogni istante che passa;
      tua è la Terra e tutto ciò che vi è in essa
      e - quel che più conta - tu sarai un Uomo, figlio mio!
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        Scritta da: mor-joy
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Sii gentile

        Ci viene sempre chiesto
        di comprendere l'altrui
        punto di vista
        non importa quanto sia
        antiquato
        stupido o
        disgustoso.

        Uno dovrebbe
        guardare
        agli errori degli altri
        e alle loro vite sprecate
        con
        gentilezza,
        specialmente se si tratta di
        anziani.

        Ma l'età è la somma
        delle nostre azioni.
        Sono invecchiati
        malamente
        perché hanno
        vissuto
        senza mettere mai a fuoco,
        hanno rifiutato di
        vedere.

        Non è colpa loro?
        Di chi è la colpa?
        Mia?

        A me si chiede di mascherare
        il mio punto di vista
        agli altri
        per paura della loro
        paura.

        L'età non è un crimine
        ma l'infamia
        di un'esistenza
        deliberatamente
        sprecata
        in mezzo a tante
        esistenze
        deliberatamente
        sprecate lo è.
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          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Il funerale di uno scrittore

          C'era una frana sulla
          Pacific Coast Highway e ci hanno fatto fare una
          deviazione fin su alle colline di Malibu
          e c'era un gran traffico e faceva caldo, e poi
          ci siamo persi.
          Ma ho intravisto un carro funebre e ho detto: "ecco
          il carro funebre, seguiamolo", e la mia donna ha detto:
          "quello non è il carro funebre", e io ho detto: "sì, è il
          nostro carro funebre".

          Il carro funebre ha girato a sinistra e io l'ho seguito
          mentre si arrampicava per una
          stradina sterrata, fino a quando non ha accostato e io
          ho pensato: "si è perso pure lui". C'era un camioncino parcheggiato lì
          e un signore che vendeva fragole
          e io mi sono fermato
          e ho chiesto
          dov'era la chiesa e lui mi ha dato le indicazioni
          e la mia donna ha detto al tizio delle fragole: "al ritorno
          passiamo a comprare un po' di fragole". poi ho fatto
          inversione e il carro funebre si è rimesso in moto
          e ci siamo avviati uno dietro l'altro
          fino a quando non siamo arrivati alla
          chiesa.

          eravamo lì
          per il funerale di un grand'uomo
          ma
          il gruppo era sparito: la
          famiglia, un paio di vecchi amici sceneggiatori,
          e altre due o tre persone. abbiamo
          detto due parole ai parenti e alla moglie del defunto
          e poi siamo entrati e la messa è cominciata e il
          prete non era niente di che ma uno dei figli del grand'uomo
          ha fatto un bel discorso, e poi è finito tutto
          ed eccoci di nuovo fuori, in macchina,
          di nuovo dietro al carro funebre, giù per la stessa stradina
          ripida
          e di nuovo davanti al camioncino delle fragole, e la mia
          donna ha detto: "non fermiamoci per le fragole",
          e mentre proseguivamo verso il cimitero, ho pensato:
          Fante, sei stato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi
          e questo è un giorno triste.
          alla fine, eccoci al cimitero; il prete
          ha detto qualcosa ed è tutto finito.
          sono andato dalla vedova che se ne stava lì seduta tutta pallida
          e bella e piuttosto solitaria su una sedia pieghevole di metallo.
          "Hank", mi ha detto, "è difficile", e ho provato inutilmente
          a dire qualcosa che le fosse di conforto.

          allora ce ne siamo andati, lasciandola lì, e
          io stavo proprio male.

          Ho chiesto a un amico di riaccompagnare la mia ragazza in
          città e me ne sono andato all'ippodromo. Sono arrivato
          giusto in tempo per la prima corsa, e mentre giocavo la mia
          scommessa l'impiegato mi guardava strano e mi ha detto
          "Gesù, Hank, come mai porti la cravatta?"
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            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Difficoltoso è riconoscer l'amore.
            Ma io quella sera più del tuo corpo
            ho desiderato il tuo tempo.
            Ho desiderato il tuo cuore.
            E forse questo significa amare.
            Voler aspettare.
            Voler condividere.
            Voler ricordare.
            Perciò sognavo di averti vicina.
            Di averti con me.
            Per ogni mattina.
            Quando la luce del giorno
            ci avrebbe svegliati.
            Accolti.
            Abbracciati.
            A far colazione.
            Dopo una doccia veloce.
            Chiederti: ti va di restare?
            Possiamo andarcene a correre.
            E dopo pranzare.
            Magari se vuoi questa sera ti porto a ballare.
            Nessun programma.
            Nessuna promessa.
            Soltanto una luce negli occhi
            a indicarci la strada.
            La stessa.
            E mentre stai dormendo
            penso che potrei abbracciarti.
            E invece resto fermo
            fermo ad osservarti.
            Che vadano affanculo
            tutte le paure della vita.
            Mi perdo dentro ai tuoi respiri
            e mi ripeto che ogni notte
            passata accanto a te
            vicino ai nostri sogni
            dovrebbe per giustizia
            essere infinita.
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