I desideri stavano strappandomi l'anima. Potevo viverli, ma non ci son riuscito. Allora li ho incantati. E a uno a uno li ho lasciati dietro di me... Ho disarmato l'infelicità. Ho sfilato via la mia vita dai miei desideri. Se tu potessi risalire il mio cammino, li troveresti uno dopo l'altro, incantati, immobili, fermati lì per sempre a segnare la rotta di questo viaggio strano che a nessuno mai ho raccontato se non a te.
Tu non ricordi la casa dei doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: desolata t'attende dalla sera in cui v'entrò lo sciame dei tuoi pensieri e vi sostò irrequieto.
Libeccio sferza da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più lieto: la bussola va impazzita all'avventura e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna la tua memoria; un filo s'addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s'allontana la casa e in cima al tetto la banderuola affumicata gira senza pietà. Ne tengo un capo; ma tu resti sola nè qui respiri nell'oscurità.
Oh l'orizzonte in fuga, dove s'accende rara la luce della petroliera! Il varco è qui? (ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende... ). Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
L'amore non è pretendere, ma dare è dimenticarsi, ma non dimenticare è vivere fuori di sé, pur rimanendo in sé è riservarsi le spine e offrire le rose L'amore chiede tutto e ha il diritto di farlo.
Quando Dio creò l'amore non ci ha aiutato molto quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma quando Dio creò l'odio ci ha dato una normale cosa utile quando Dio creò Me creò Me quando Dio creò la scimmia stava dormendo quando creò la giraffa era ubriaco quando creò i narcotici era su di giri e quando creò il suicidio era a terra
Quando creò te distesa a letto sapeva cosa stava facendo era ubriaco e su di giri e creò le montagne e il mare e il fuoco allo stesso tempo
Ha fatto qualche errore ma quando creò te distesa a letto fece tutto il Suo Sacro Universo.
Ho bisogno di vederti tutti i giorni vita mia. Ho bisogno di sentire quella dolce melodia quella musica oppiata che m'inebria e che mi nuoce quella musica drogata che mi piace... la tua voce.
Avrei davvero voluto morire quando lei mi lasciò in affannoso pianto tra molte cose dicendomi ancora: "Come soffriamo atrocemente, Saffo, io ti lascio contro il mio volere." Ed io a lei rispondevo: "Và serena e di me serba il ricordo. Sai quanto ti ho amata. Se mai tu lo dimenticassi, sempre io ricorderò i bei momenti che vivemmo. Quando di corone di viole e di rose e di croco, accanto a me ti cingevi il capo gentile, e mettevi intorno al collo ghirlande intrecciate di fiori. E cosparsa di essenze profumate sul morbido letto ti saziavi, né mai vi furono danze nei sacri boschi a cui fossimo assenti..."
Il sontuoso carro di Dioniso, Ricolmo di fiori e ghirlande, Avanza lento, trainato Da feroci bestie ammansite. È un percorso che irradia Magia: crollano le barriere, Si annullano i bisogni, Svaporano divieti e arbitrii. Riconciliazione, fusione, Riunione del singolo Con tutti in un'armonia Universale: ecco la suprema Beatificazione, l'ebbrezza Soprannaturale. Non camminiamo Più, né più parliamo: Cantiamo e danziamo invasati Simili a dèi rapiti, artisti Dionisiaci dell'ebbrezza.
L'ultimo suono del tuo addio, mi disse che non sapevo nulla e che era giunto il tempo necessario di imparare i perché della materia.
Così, tra pietra e pietra seppi che sommare è unire e che sottrarre ci lascia soli e vuoti. Che i colori riflettono l'ingenua volontà dell'occhio.
Che i solfeggi e i sol implorano la fame dell'udito. Che le strade e la polvere sono la ragione dei passi.
Che la strada più breve fra due punti è il cerchio che li unisce in un abbraccio sorpreso.
Che due più due può essere un brano di Vivaldi. Che i geni amabili abitano le bottiglie del buon vino.
Con tutto questo già appreso tornai a disfare l'eco del tuo addio e al suo posto palpitante a scrivere La Più Bella Storia d'Amore ma, come dice l'adagio non si finisce mai di imparare e di dubitare.
E così, ancora una volta tanto facilmente come nasce una rosa o si morde la coda una stella fugace, seppi che la mia opera era stata scritta perché La Più Bella Storia d'Amore è possibile solo nella serena e inquietante calligrafia dei tuoi occhi.
In tutti i divieti c'è una magica forza che induce alla tentazione. Il vietato è contagioso, i desideri proibiti si propagano in noi come tormento perenne infuriato dall'inibizione. L'ubbidienza al tabù presuppone la rinuncia, perché tutti i divieti sono menomazioni che nascondono desideri. Così la tentazione cresce a dismisura nella prigione dell'inconscio.
Svevo aveva ragione Fuori dalla penna non c'è salvezza diceva Svevo e io m'accorgo c'aveva ragione se questa è l'unica maniera che m'è rimasta di vivere ben venga tale splendore ornato di pezzi di carta e parole venute dal cuore, un cuore di plastica che scioglie al sole, auto combustibile e pieno di vapore - costretto a evaporare senza alcun pudore, lasciare il mondo cacciato dall'amore.
Svevo aveva ragione che quando scrivo sento vita fluire nient'altro in questo paradiso mi allieta al punto da dire che vi sia qualcosa di meglio di migliaia di pagine da riempire, con svaghi di realtà e di orrore che paion fantasia all'occhi del lettore e che in verità son più reali di qualsiasi attore che impara a memoria un copione per compensare un vuoto interiore.
Siamo attori di noi stessi e ci perdiamo tra i riflessi di una falsa ambizione costruita sulla notte e se mi chiami per nome allora posso dire che mi è concesso l'onore di portare vibrazione un vuoto d'emozione che parla più del sole un'assenza, una canzone una presenza priva di parole.
Svevo aveva ragione non c'è salvezza senza penna senza un cuore lacerato che si apra alla vita e le faccia da antenna.