In questa notte d'autunno sono pieno delle tue parole parole eterne come il tempo come la materia parole pesanti come la mano scintillanti come le stelle. Dalla tua testa dalla tua carne dal tuo cuore mi sono giunte le tue parole le tue parole cariche di te le tue parole, madre le tue parole, amore le tue parole, amica Erano tristi, amare erano allegre, piene di speranza erano coraggiose, eroiche le tue parole erano uomini.
M'affaccio alla finestra e vedo il mare: vedo le stelle passare, onde passare: un guizzo chiama, un palpito risponde. Ecco sospira l'acqua, alita il vento: sul mare è apparso un bel ponte d'argento. Ponte gettato sui laghi sereni, per chi dunque sei fatto e dove meni?
E i bicchieri erano vuoti e la bottiglia in pezzi E il letto spalancato e la porta sprangata E tutte le stelle di vetro della bellezza e della gioia risplendevano nella polvere della camera spazzata male Ed io ubriaco morto ero un fuoco di gioia e tu ubriaca viva nuda nelle mie braccia.
Per quel giorno, se mai verrà quel giorno (Sonetto 49)
Per quel giorno, se mai verrà quel giorno, in cui ti vedrò accigliare ad ogni mio difetto, e chiuderà il tuo amore il suo conto estremo spinto a tal giudizio da sagge riflessioni: per quel giorno in cui m'incontrerai da estraneo senza volgere al mio viso il sole dei tuoi occhi, e l'amor, mutato da quel era un tempo, troverà ragioni di una certa gravità: per quel giorno, dovrò cercare asilo dentro la coscienza dei miei soli meriti, e alzerò davanti a me questa mia mano per parare quanto addurrai a tua ragione. Per lasciar me miserabile tu hai la forza delle leggi mentre io d'esser amato non posso vantar diritti.
Ci sono cataloghi di cataloghi. Poesie su poesie. Ci sono drammi su attori recitati da attori. Lettere in risposta a lettere. Parole che spiegano parole. Cervelli impegnati a studiare il cervello. Ci sono tristezze contagiose come il riso. Carte nate da carte macerate. Sguardi veduti. Casi declinati da casi. Fiumi grandi per il copioso contributo di piccoli. Foreste infestate da foreste. Macchine destinate a produrre macchine. Sogni che all'improvviso ci destano dai sogni. Una salute di ferro necessaria a riacquistare la salute. Scale che portano giù come portano su. Occhiali per cercare occhiali. L'inspirazione e l'espirazione del respiro. E ci sia anche, almeno di tanto in tanto, l'odio dell'odio. Perché alla fin fine c'è l'ignoranza dell'ignoranza. E mani ingaggiate per lavarsene le mani.
Spegnimi gli occhi: io ti so vedere, serrami gli orecchi: ti so sentire, e senza piedi a te so camminare, e senza bocca ti so anche invocare. Turami via le braccia e ti afferro con il mio cuore come una mano, turami il cuore e batterà il cervello, e se al cervello scagli la cancrena ti porterò allora nel mio sangue.