Scritta da: SAVERIO FERRARA
in Poesie (Poesie personali)
Forza
Mi offro prigioniero
alla vita
che mi dà forza.
Composta domenica 11 novembre 2018
Mi offro prigioniero
alla vita
che mi dà forza.
Stanco e sfiduciato
mi addormento.
Una dolce melodia della natura
mi pervade e mi risveglia.
Mi affaccio al davanzale
e mi rassereno.
Sono pronto ad affrontare un nuovo giorno.
Si formano delle nubi arcigne e spaventevoli nel cielo,
poi cadono le prime stille,
bisogna andare in casa,
le gocce imbrattano le mattonelle,
la pioggia aumenta d'intensità,
inizia a cadere generosa e copiosa,
scroscio d'acqua,
gorgogliano le grondaie,
le gocce battono nei vetri,
e ricoprono le macchine,
dei tuoni corroboranti,
boati
rumoreggiano le nuvole;
la piovana cade a secchi,
viene buio,
il cielo si fa scuro,
che fa paura,
andare in giro;
nei vetri si stampano
delle strisce cristalline d'acqua;
polle e pozzanghere,
diventa improbo camminare,
chiazze negli angoli,
foglie bagnate,
i rami si piegano;
tempesta;
il cielo fa paura,
questa pioggia spaventa,
quando cade cattiva furibonda;
hai solo voglia di chiuderti in casa,
finché tutto passi.
Per ogni inizio, c'è una fine.
Per ogni gioia, c'è dolore.
Per ogni Amore,
c'è l'errore.
Errore di tempo,
errore di persona,
errore di luogo,
errore d'incontro.
Percorsi di vite, sovrapposte.
In attimi sbagliati,
oppure contrastati.
Ciò che mi rattrista, è,
che nulla resta uguale.
Si cambia per non morire,
e poi si sopravvive.
Una persona cara,
diventa il tuo nemico.
Lo sguardo cambia,
come cambia il pensiero.
E visto che hai una mente,
pensi, e ti chiedi,
ma di tutto il bene che sentivi,
non è rimasto niente...
La tentazione del maschio marino
vorrebbe trascinarla dove tutte
sono echi di amplessi ed una musica
sessuale servilistica di morte,
ma la Luna soltanto resta onda
intatta sempre al di sopra di questo,
come una suora vergine e incorrotta,
luce essa stessa unica nel buio
del convento della sua prigionia.
La carne s'alleò con la sua cenere
e disse addio a quel corpo del suo mondo
versando su una quasi persa guancia
la lacrima di un quarto di luna,
briciola d'ossa, materia risorta
nel discendere verso una meta infima,
in cui il riflesso, come fosse eco,
divenne musica silente scritta
sullo spartito di un mare disteso:
e fu il canto del cigno della luce!
Cara duchessa, O Marta, O cara mia!
Due donne straordinarie tu e la nonna
esempio ornamentale di colonna
forza e sostegno, ammirazione mia.
L'una amorevole, affezionata, amena
l'altra nipote generosa e rara
trasporto della nobiltà più chiara
due cuori grandi e ancora un'altalena.
Insonne la notte fugge nelle retrovie
Con antichi oblii che tornano in superficie
Il giorno avrà una gravosa eredità
E nulla cambierà come sempre
L'alba si dispiega sotto grigie coltri
Così mi apro generoso al nuovo giorno
Carezze offrirò ma non amore
Non si vive bene ma si vive.
Prego per loro
Che non hanno più nulla se non la propria vita
Dopo che un orrendo sussulto ha spazzato via tutto
Piango per loro
Che sono partiti con un sorriso
E tornano inerti da chi non sorriderà più
Penso a loro
Che vivono una tragica storia di guerra
Che altri vorrebbero facesse più male
Sorrido per lui
Che una traversata al freddo
Ha portato a nascere tra noi.
Nascosta in noi
c'è un'altra vita.
Ha per occhi
le sensazioni
ed al posto della bocca
le paure e le speranze.
La sua carne
è fatta di emozioni
e sentimenti.
È una vita invisibile,
che vivi da solo,
tutta tua.
Forse è la vita vera...
No, senza forse...
È questa
la vita vera!