Poesie personali


Scritta da: Mariella Mulas
in Poesie (Poesie personali)

Ti lascerò pensare d'amore

Ti lascerò piccoli
avvii di un pensare d'amore
che tramortisca
la ragione...
E ti parlerò
dei sogni che nascono,
dei respiri che accarezzano...
Non lascerò nulla d'intentato
e convincerò ogni soffio
ad essere la mia mano
sulla tua fronte
corrugata...
Non potrai nascondere
sobbalzi nell'avvertire
il mio richiamo,
non potrai ritrarti
ai solleciti di un eco...
e sarai così immerso
in un ricordare parole,
in un rivedere labbra,
in un sentire suono
che era voce
di sentimenti pur distanti.
Ti lascerò in un limbo
di vicinanza interiore
ed io sarò lì a scoprire
il cielo nel tuo sguardo.
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    Scritta da: Simone Sabbatini
    in Poesie (Poesie personali)

    Che bella giornata!

    Le gocce che piovono fitte
    cadendo scoppiettano a terra,
    tintinnano allegre tra loro.
    Pozzanghere nascono svelte
    tra i dossi di strade scoscese,
    sorridono cerchi perfetti.
    Rimbomba il dispetto d'un lampo,
    gioiosa s'accende una nube,
    percorre un tremore la terra.
    Il vento attraversa le nubi,
    poi passa attraverso le gocce,
    un brivido porta al mio cuore.
    Composta martedì 21 settembre 1999
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      Scritta da: Nello Maruca
      in Poesie (Poesie personali)

      Il mare

      Distesa immensa d'azzurr'acque
      che l'uman'occhio non discerne fine
      ché al ciel che sovrasta non trova confine
      mai duoma d'uomo, ch'anzi sempre soggiacque
      a tua possanza, mano divin ti mena
      ch'innalza l'onde e infrange sulla rena,
      con fragor le riporta nel tuo seno
      e, come se grembo fosse troppo pieno

      le confonde, le avvolge, le sparpaglia,
      le compatta, le invola come vento paglia,
      con vigor le rigetta sulla spiaggia
      e tutt'intorno è nugolo di pioggia.
      Di superficie pianeggiante e liscia
      come prat'erboso dove capra pasce
      ricca nel fondo di mollusco e pesce
      custode, pure, di crostaceo e bisce.

      Abitatori, nel ventre, mostri marini
      culli come in seno mamma bambini.
      Li trasporti dall'uno all'altro lido
      pari rondine verme al proprio nido.
      Prodiga nel dare gioia e contento
      rallegri umanità piccola e grande;
      l'onde sen vanno al ritmo del vento
      ponendo a spiaggia altalenanti fronde

      divelte d'intemperia alle madri piante.
      Al pari delle gioie che son tante
      di dispiaceri l'umanitade inondi
      e quelle ch'eran pria carezzevol'onde
      brute divengono in un sol'istante,
      né suppliche odon, mai, né lamenti,
      né grida le scuotono e nemmeno pianti,
      seminano lutti senz'alcun compianto.

      Nessuno su di esse ebbe mai vanto.
      Mare! Del Globo in ogni terra vivi,
      i fiumi tutti raccogli e in grembo
      porti e sempre stesse emozion rivivi
      sia che balena carezzi o pesce rombo.
      Mare possente! Che le fort'onde, sulla
      spiaggia, schiumeggianti abbatti;
      mai cosa al mondo, niuno e nulla

      osato pensare han mai che ti combatti.
      Spengi perfino gl'incendiari razzi
      che repentinamente annienti e abissi.
      Mai tema avesti d'uomini e di mezzi
      contro ogni cosa e ognuno segni successi.
      Or burrascoso sei ed ora quieto,
      ora nervoso appari ed or disteso
      e i pesci pasci senz'alcun divieto,

      natanti porti di gran mole e peso.
      L'orca gestisci dal vorace istinto
      com'anco l'alice a cattiveria non usa.
      Alla Sirena dal divino canto
      tua porta, da sempre, lasci schiusa.
      Bellezza tant'è in te, mare divino!
      Somiglia il tuo splendore a bel giardino.
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        Scritta da: Nello Maruca
        in Poesie (Poesie personali)

        Intemperanza politica

        Mi trovavo, di mattino, al Municipio
        giacché sbrigar dovevo un'incombenza;
        di botto fui d'ergumeni in corto spazio
        che perso aveano il senso della decenza.
        L'un volgarmente all'altro si scagliava
        mentre quell'altro, in urla, bestemmiava;
        l'uno del ladro dava al suo collega
        l'altro parea avere gusto a brutta bega.

        L'uno la Benemerita invocava
        l'altro, la strozza, d'un balzo afferrava;
        quello di stazza grossa ed imponente
        rendea quell'altro nullo ed impotente.
        Fortuna l'ali stese, in quel frangente,
        giacché trovavansi vigorosa gente
        che, il piccolo sollevava con veemenza
        e al bisonte entrava in colluttanza.

        Ed or, ciò detto, pure il mio pensiero,
        mi si consenta esponga: Degrado
        peggiore esser non potrebbe se al guado
        d'aspettar il collega l'altro n'è altero:
        Miserabili, di cordata, furon compagni
        per conquistare un umile sgabello
        e non disdegnaro neppur loschi convegni
        amando coda di leone a capo d'agnello.

        Di bega e lascivia la gente non ha usanza,
        nel rispetto di legge vuole governanza;
        necessita, d'amministratori, vera presenza
        che alla comunità dia rispondenza.
        Uomini, quindi, di governo degni
        di rispetto intrisi, non di sdegni,
        ch'abbiano per sol fine bene comune
        e interessenze mai, giammai niune.

        Chi della cosa pubblica ha la reggenza
        non stia un letargo e misera temperanza;
        s'adoperi a togliere crosta e indecenza,
        dimostri ancor fermezza e sua prestanza
        pur senza dare sfogo all'impazienza.
        Ridoni al popolo suo persa speranza,
        fà che ripudio non tocchi comunanza
        e designi il consigliere per competenza.
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          Scritta da: Nello Maruca
          in Poesie (Poesie personali)

          Strazio

          Dolce per l'aria un suono va vagando
          l'orecchio armoniosamente deliziando,
          come del mare l'onda fluttuante
          ora anelante, or più pacatamente.

          Carezzevole un canto l'accompagna
          dal villaggio, pei boschi, alla campagna
          da zeffiro, piacevolmente, sostenuto
          come bianco Angelo in ali convenuto.

          Vecchio canuto dagli occhi penetranti,
          barba a peli bianchi, mani tremanti,
          faccia triste e stanca, espressione mesta,
          la testa tra le mani, pensoso, resta.

          Ripensa al tempo andato, per l'anima
          sprecato, ritorna agli anni d'oro, rivive
          le ballate, le serenate ch'ora non sublima,
          i dolci canti, i suoni, le passioni estive.

          Suo comportar calato l'ha nel fondo,
          i dolci suoni che in aria mena i venti
          gli anni addolcendo, orecchi carezzando,
          per gl'anni ch'ora compie, sono strazianti.

          Chi l'animo ha deterso d'ogni ruina
          e dell'altrui bene ha fatto sua dottrina
          sol egli letificare può del festeggiare
          giacché in petto è amore a spazieggiare.

          Altri non può, l'animo ne ha rigetto;
          percorso non ha la via dal passo stretto
          che dritto mena al benevolo cospetto
          di Chi, per noi, trafitto ha il Santo Petto.
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            Scritta da: Davide Bidin
            in Poesie (Poesie personali)

            Viriltà

            Virili
            ragazzi e ragazze
            prestanti, belli, sani
            viventi all'Alien, Holliwood, Paparazzi
            in luoghi della "bella vita"
            vomitanti cultura vuota
            ci si accatasta
            con libertà e benestare
            conformando la nostra speranza
            a quella mostrata dagli altri
            e a loro mostrata di volta
            bevendo ceres, sorseggiando heineken
            tracannando vodka
            cestinando il tempo in una cosa forzata.
            Ci potrai trovare al bancone, dietro al culo
            di qualche puttana vecchia a quattordici anni
            nei bagni socchiusi a sniffare bicarbonato
            mischiato con ostie nuove
            O in angoli delle strade o nei parchi
            a rigettare la nostra esistenza
            su un altare di bile dai mille colori
            Bambini e bambine
            forti, indomiti, immortali
            in astinenza d'affetto
            tutti
            Provare qualcosa di nuovo
            per compiacere qualcun altro
            Il credo
            Nessuno nel cerchio
            si permette di seguire
            motivazioni diverse
            spaventati, atterriti dal sentirsi derisi
            di perdere quella sacrale popolarità
            in una cantilenante presa per il culo
            come iene e sciacalli in cerca di carcasse
            alla rincorsa di una gioia sconfitta in partenza
            Non siam ancor nati
            poiché non partoriti
            Indifferenti a noi stessi
            occorre far tutto per farsi accettare
            e non per sfizio, per incessante ricerca
            di qualcosa nuova, di nuova conoscenza
            Non stufi di vita
            ma stanchi
            indifferenti
            a se stessi e mai agli altri
            che anch'essi son stanchi di sé
            così spaventati e urlanti, tremanti
            Martiri di una lezione
            di una storia sbagliata
            Vili.
            Composta martedì 22 febbraio 2011
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