Canto di una rosa
che di spine è rimasta
la pelle graffiata
ancor brucia
al soffio del tempo.
Composta giovedì 17 febbraio 2011
Canto di una rosa
che di spine è rimasta
la pelle graffiata
ancor brucia
al soffio del tempo.
Seduta placidamente sopra uno scoglio
guardo l'infinito mare
mentre il mio cuore riaffiora
ricordi da cancellare...
Respiro la notte
di un eclissi di luna piena
lasciando alla quiete il sorriso
trasformando la bella stagione in un paradiso.
Frammenti di stelle illuminano il cielo
in un manto di luci
dove intravedo un sogno
di aromi di gelsomino
condannato al suo destino...
Lì... tra le nuvole dell'anima
immensamente resto a guardare
solitarie impronte, cancellate dal mare.
Prigioniera dei miei occhi,
vedo il lento passare del tempo
annullando ogni rumore
nell'infinito silenzio...
Canti di sirene
nella incipiente alba, radunano i frammenti
di questa notte.
Musica suona tra le note che mi fanno dono
mi amo e mi odio
perdo e vinco nel gioco dell'amore
dove l'anima prende colore
lasciando il mattino riscaldarsi
dai raggi del sole...
Ancora una volta
cala il sipario
mia folle Eufelia
su questo eterno dramma.
Ancora una volta
muori sul palco
tra scroscianti applausi
che chiedono ancora
ancora
e ancora morrai.
Ancora una volta
oh rosa porpurea
di sangue intrisa
riecheggia mortale
l'insano gesto
d'amore immortale.
Chiusa se ne sta
madama povertà
vestita solo di dignità
e tra la folla indifferente
cede il posto
irriverente.
Lo sai amore mio
pensavo a noi
a
tutti quei momenti
che
non ci lasceranno mai
al
tempo che si arrabbia
dicendo ancora voi!
Alle dolci parole
che
mi fai germogliare dentro
spargendo semi d'emozione
tu
alito di vento.
Lo
sai amore mio.
Lo sai.
Ti sento.
In una notte vidi volare un gabbiano
fantasticavo con la mia mente e i miei pensieri
erano rivolti verso le sue ali
erano bellissime
sognavo anch'io di avere le ali
forse un giorno potrò volare con lui
nel cielo infinito
ma in quella notte non lo vidi più
e le miei ali si erano spezzate
non ero più un gabbiano.
Chi sono io?
Da quanto tempo mi conosco?
Nel caso in cui, sono poi sicuro di conoscermi?
Vago nel più assoluto dei vuoti conosciuti,
circondato da un mare di certezze assolute,
a cui non riesco a dare una ragione.
Vedo intorno a me felicità preconfezionate,
tristezze omologate a standard imposti,
guai però a chi rompe gli argini.
Un fiume in piena tracima libero,
nemmeno quello a noi è concesso.
La noia è una vecchia signora,
elegante e riservata,
un tempo invitata nelle belle dimore.
Oggi incute timore.
La noia mi viene a trovare.
Rimane sino al far della sera.
Insieme guardiamo spegnersi il sole,
non importa parlare.
È bello pensare.
Osservare... uccelli in volo,
i fiori nel prato,
il moto inconsulto
delle nubi nel cielo.
La noia è mia amica.
Mi insegna a guardare
nel cuore e nella mente,
incurante della gente.
Noi lo sappiamo,
che fra un pensiero e uno sbadiglio,
una riflessione e una promessa,
il tempo se ne và senza fretta.
La vita non si butta in affannose regate,
ma si assapora in dolci nuotate,
seguendo il ritmo immutato delle onde
o, dalle sponde, rimirando l'abbraccio del cielo.
L'aveugle va croire
tout ce qu'il ne peut pas voir,
et il meurt
souvent
dans la coeur
pour une idée seulement.
E si dissero:
da qualche parte dobbiamo pur cominciare!
Così s'inventarono la ruota,
che andava avanti senza troppo pensare.
Ma a quel punto...
in qualche modo pur indietro potremmo tornare!
Così s'inventarono la storia,
che lo faceva senza troppo penare.
Ma ci voleva qualcosa per stare anche un po' fermi!
Quindi s'inventarono la discordia
che rende tutti un po acerbi,
rompe le ruote e sfalda la storia.