Poesie personali


Scritta da: SAVERIO FERRARA
in Poesie (Poesie personali)

Illusioni di ragazza

Sei cresciuta troppo in fretta
ma sei ancora una ragazzina...

È bastato così poco
per farti sentir grande,
per farti sentir donna!

Fino a ieri giocavi con le bambole,
adesso giochi con i maliziosi sguardi
degli amichetti di te un po' più grandi.

Provi bellissime nuove emozioni,
ma non correre...

Non correre incontro all'amore!
Fermati, aspettalo!
È ancora lontano!
Lascia che venga da te...

Non fantasticare i desideri di un'adulta.

Vivi la tua vita, ma continua a sognare
con gli occhi e i sentimenti
di una ingenua fanciulla...

Continua a giocare con le bambole,
c'è tempo per l'amore...

Godi la tua età, i giorni non ritornano.

Quando sentirai la nostalgia
di quello che hai lasciato,
potrai solo viverlo nei tuoi sogni
e nei giochi innocenti di una ragazzina...
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    Scritta da: Nello Maruca
    in Poesie (Poesie personali)

    La rosa profumata

    Là, nell'angolo più bello
    dell'orto del mio ostello,
    sprigionata da una rosa
    che profuma ogni cosa

    un odore inebriante
    da più tempo è vagante.
    Son'ott'anni ch'è costante
    e non cede mai un istante.

    Al pari del suo odore
    è perenne pur l'ardore
    e così m'ha preso il cuore
    che ridonda pel suo amore.

    Tanti beni ho al cospetto
    e a ciascuno don'affetto;
    notte e dì, però, al mio petto
    uno solo ne tengo stretto.

    È quel fiore inebriante
    che rubato m'ha cuore e mente,
    mai potrà esserm'assente:
    Morirebbero cuore e mente.

    Questa Rosa bella e fresca
    porta il nome di Francesca.
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      Scritta da: Teresa Libroia
      in Poesie (Poesie personali)

      Nulla

      Mai nulla saprete della mia vita
      che muta lascerà questa valle
      per non turbar gli animi che la amarono.
      Il male la spolpa piano piano...
      Non di continuo, no... Ma la lacera
      profondamente lasciando sgorgar
      dalle ferite tutto il bello che vi è.
      Quando poi il Male, lascia gli artigli a riposar,
      ella lecca le ferite per tentar di ricucir
      i fil strappati di felicità.
      Inutile, bella mia. La felicità non ritorna.
      Partorirai un nuovo dolore ancora.
      Piccoli figli di cui nessuno sarà memore.
      Li accudirai da sola, isolata dal mondo,
      li su, guardando questa valle decadere
      sotto grossi macigni opachi
      di sogni spezzati.
      Composta mercoledì 16 febbraio 2011
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        Scritta da: Teresa Libroia
        in Poesie (Poesie personali)

        Tu cielo, io formica...

        E rincorro pezzi di cielo fatti di te
        e quanto invidio le nuvole che
        possono il tuo volto accarezzar;
        e quanto invidio gli uccelli che
        posson il tuo volto baciar.
        Già tanto quanto invidio le stelle che
        posson, quando hai paura,
        regalarti la luce;
        Tanto quanto invidio la luna che
        può seguirti nel tuo cammino
        alleviandoti i dolori.
        Mentre io sol da qui ti posso ammirar,
        senza speranza di poterti amar,
        ma posso sol raccoglier e baciar le tue lacrime
        quando il tuo ferito cuore piange e
        la pioggia amara cade.
        Composta mercoledì 16 febbraio 2011
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          Scritta da: Nello Maruca
          in Poesie (Poesie personali)

          Disgrazia

          Quest'oggi il nervosismo è culminato,
          per questo ogni fatica ho trascurato,
          dopo avere girovagato alquanto
          entro deluso nella stanza accanto.

          Quel che quest'anno qui è capitato
          è avvenimento che va raccontato
          alfin che sappia chi ci ruota intorno
          della confusion che regna e del frastorno.

          Abbia pietà di nuova circostanza
          e prenda dell'ambiente nuova coscienza
          onde non abbia lui ad adirarsi
          e non costringa altri a morsicarsi.

          Approda, cheto cheto, a dirigenza
          uomo discreto dai capelli senza;
          non un mugugno mai, non una lagna,
          convive la miseria e si rassegna.

          Al contrario, però, vive quest'io
          che pur con nostalgia, fuori d'astio
          mi contorcio, mugugno e pur mi lagno
          tanto che cancrena l'ho financo in sogno.

          Guardo, lì, seduta a tavolino
          donna vestita d'abito di lino
          che al posto ci cercare d'operare
          dilettasi sulla sedia a dondolare.

          Lumacone somiglia a movimenti:
          Lenta nel fare, lenta in spostamenti.
          Con il lavoro pare ci si culla,
          a fine giorno non conclude nulla.

          Delle tante disgrazie è la più magna
          che capitata m'è tra nuca e collo,
          meglio se fosse assente alla bisogna
          ch'è personaggio di corto cervello.

          L'è di coronamento buon compagno
          che in tela incagliato pare sia di ragno.
          Prende, pone, riprende e poi ripone,
          s'arrovella, si strugge e non compone.

          Dai gesti, dal parlar, dal comportare
          i due al mio cervello fanno pensare:
          Bisognerebbe metterli in struttura
          ove potere offrir sicura cura.

          Stanco di permanenza in sì squallido
          loco mestamente m'avvio allo stanzone
          donde mi par proviene una canzone;
          accanto alla finestra è uomo gelido

          che al collo cinghia tiene penzoloni
          mentre reggesi con mano i pantaloni.
          M'accosto, al saluto mio risponde:
          Hai visto al monte che bell'alte onde?

          Brillano gli occhi, tremano le mani;
          presto men vò dicendo: Addio, a domani.
          Nel corridoio restano tre, in crocchio,
          che prima mai incontrato avea mio occhio.

          L'uno in altezza supera la norma
          e dall'aspetto parmi non sia in forma.
          Mi dà conferma, di mia impressione,
          al mio saluto, la truce espressione.

          Dei rimanenti due uno s'inchina,
          l'altro lancia coriandoli e farina.
          In aria li sparpaglia e volan via
          mentre gl'astanti invocano Maria.

          Sbigottito del far di quei signori
          accedo alla sala di lettura
          ove di doglianza carca e malumori
          trovo persona di scarsa cultura.

          In serbo tiene solo sconoscenza,
          superbia, arroganza ed indignanza **
          d'intemperanza tien comportamento
          e mostra di suo volto abbrutimento.

          Delle manchevolezze mie non dico:
          Quello che faccio spesso lo modifico.
          Dico soltanto che non son quel ch'ero,
          mi scordo quel ch'ò detto e se pur c'ero.

          Arricchito di sì tant'indigenza
          lesto men torno all'usuale permanenza
          convinto che l'ambiente mio disabile
          è, comunque, degli altri il più agibile.
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            Scritta da: Nello Maruca
            in Poesie (Poesie personali)

            Carogna

            Frutto di un emerito cretino
            circola per le vie un volantino;
            scritto l'ha con mano malandrina
            persona disgraziata, burattina.

            Verme strisciante, misera carogna
            l'essere tuo è tutto una vergogna;
            sei un vile mascalzone puzzolento,
            essere abietto, indegno e virulento.

            Mente maligna, produttor di male
            la lordura scritta, dimmi, a cosa vale?
            Il profano al divino hai mescolato
            per questo, farabutto, sarai schiacciato.

            Mente malata, instabile e corrotta
            l'opera infame segna la tua condotta;
            peggio di Giuda sei e di Caino
            impiccati, bastardo, sei un assassino.

            Di giovani hai violato i sentimenti,
            perché non hai attaccato altri elementi?
            Rispondi, lestofante, vieni avanti
            mostra tua faccia, i toni tuoi arroganti:

            Aguzzino, miscredente, delinquente
            degno non sei di stare tra la gente
            giacché rifuggi dal civil confronto
            e dell'anonimato tieni conto.

            Vergognati! Anima vile di peggiore
            specie, bestia feroce, trafiggitor di cuore,
            al posto delle mani hai degli artigli
            dimmi, carogna, tu ne hai di figli?

            Hai conosciuto mai dei sentimenti?
            Sai dirmi quanto sono sublimanti?
            O rettile sei nato tu strisciante
            ed odio alberghi per la buona gente?

            Hai segnalato del Vangel dei versi
            ma quei tuoi scritti ad esso son'inversi:
            Hai giudicato senz'alcun diritto
            possa in eterno piangere il tuo scritto.
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