Qualche volta ti sento,... sono sicuro... sei tu, il tuo volto col vento arriva fino a me: quelle volte mi pento della mia gelosia ma è soltanto un momento... e il vento presto ti fa volare via.
Ma io voglio un oceano di colori e luci, voglio un tappeto che corre veloce, voglio un gregge che pascola nel cielo, voglio un enorme cappello di pioggia, voglio una donna che gira nel sole, voglio un cielo di muschio e di lana.
E allora ingabbierò il vento, alle porte di quel buio, dove il silenzio è la voce sguaiata di una vecchia senza amore: la mia sarà una ridente nostalgia di un cuore, una confusione, tra vita e... poesia, E mi domando se un'idea come sei tu, una idea... perché tu sei solo lidea (non deali), possa essere legata a una catena: ho provato una gran pena, credimi ascoltando il vento fuori, che corre libero, ovunque va, ovunque vuole come adesso i miei pensieri verso di te.
E allora ingabbierò il tempo, perché la moglie di un pedestre comandante non può vivere solo e da sola nella mia mente: perché l'amore non basta mai nell'ora che é sospesa tra gli angeli, perché col vento non passa mai il tempo e questo tempo mi ha cercato, ti ha cercato, ci ha cercato... mentre io cercavo te o forse mi illudevo di cercare. E io sono un po' folle, un po' saggio nello spendere sempre ugualmente la mia paura e il mio coraggio, la paura e il coraggio di vivere come un peso che ognuno ha portato, la paura e il coraggio di dire: " io ho sempre tentato io ho sempre tentato, io ho sempre tentato... almeno".
Ma non ingabbierò te, non ti chiuderò in nessuna gabbia, neppure di oro, perché voglio ancora leggere nei colori del vento, perché voglio sentire i suoni immemori del tempo, perché voglio guardarmi di spalle mentre parto, perché voglio pescare il pesce d'oro di un mio e tuo impossibile sogno, perché voglio scendere dalle stelle per toccare la tua bocca, perché voglio rubare le chiavi al cielo e darle a te, perché l'inferno esiste ma solo per me che lo temo, perché la paura dura più dell'amore e io non voglio aver paura ... ma ho paura, perché sono un bambino che cammina sull'acqua e tu sei le mie rotaie, perché sono un uomo che insegue la tua ombra che si chiama, anche, nostalgia di me.
E ti lascerò, perché non voglio essere violentato dal tuo sogno, perché, proprio io, ho paura di trovare la tua chiave, perché non voglio sentire il suono della tua eternità che mi rende sordo, perché una tua nota suona falsa nel pentagramma della mia vita, perché manca il tuo lievito che porta alla perfezione dell'amore, perché non voglio trovare una tua conchiglia rossa nella rete delle mie illusioni, perché non voglio stare al caldo abbraccio di una tua doccia fredda, perché non voglio tue promesse che non saranno mai pagate, perché non posso svenderti i miei sogni, perché, alla fine, mi hai detto e, forse, mi hai dato solo... le tue "stronzate".
E ti lascerò, e quel giorno senza di te non sarà un giorno triste: lo regalerò ad un uomo fermo sulla strada che va verso il sole, all'eco silenzioso di una immagine ormai troppo lontana, al famelico cuore di un leone assetato, a qualcuno che insegue la vita regalando sorrisi, alla gelida carezza di una violenza subita, alla donna che entra in un giardino ormai senza cancello, a qualcuno che si è perso nel suo stesso abbandono,
E ti lascerò... per poter vivere di nuovo e... sognare ospite di un ballo in maschera in cui tu non ci sei e io sono solo la maschera, una maschera che unisce piacere ed amore senza poter mai creare... un dolore!
Il vento di scirocco prende forza di libeccio, Le nubi corrono rapide sopra la luna, La casa è sferzata come da un flagello, Il comignolo trema sotto la raffica.
Una notte come questa, quando l'area allenta La sua vigile stretta su sangue e cervello, Vecchi terrori di Dio o di fantasma Tornano in vita strisciando dalle loro caverne;
E Ragione s'avvede d'abitare Una casa infestata. Ignoti casigliani Affermano il loro squallido diritto di peccato Con un titolo più antico del suo.
Presenze incorporee, affollata Profanazione e rimorso del Tempo, Sfuggite all'oblio, ripetono Gli orrori del delitto sconsacrato.
C'è chi tenta di placare con preghiere l'ombra I cui passi invisibili calcano il pavimento, La cui paurosa irruzione sale le scale O forza la serratura della porta vietata.
C'è chi ha veduto cadaveri interrati da tempo Sottrarsi alla santa vigilanza, Pallide forme sepolcrali; e ha perfino udito Gli striduli lamenti d'un'anima in pena,
Errabonda sin che l'alba non abbia varcato La tenebra dogliosa, e la terra stretto Più a sé il manto sparso d'uragano, e cacciato I lugubri fantasmi nella tomba.
Uscendo dal vecchio grandioso Museo Britannico Talete e l'Aretino in grembo al Regent's Park il flogo crepita sotto il tuono bellezza scarlatta in questo mondo pesce morto alla deriva tutte le cose piene di dèi spremuti e sanguinanti un uccello tessitore è mandarino l'arpia è ormai spacciata anche il condor col suo boa spellacciato guardano fisso attraverso il colle delle scimmie gli elefanti l'Irlanda la luce cala lungo il loro vecchio canyon familiare mi succhia via verso quella vecchia certezza il c. Lo ardente di Giorgio il trapano ah di là una vipera addenta il suo topo bianco come neve nel suo abbagliante forno flusso di peristalsi limac labor
ah padre padre che sei in cielo
mi trovo a confondere il Crystal Palace con le Isole Beate da Primrose Hill ahimè debbo essere quel genere di persona andiamo a Ken Wood chi mi troverà l'alito trattenuto in mezzo ai cespugli nessuno fuorché i piú rintanati amanti
mi sorprendo commosso dai molti fumaioli piegati in omaggio al ponte della Torre riverenza del serpente che esce dalla City o rientra finché nell'imbrunire una chiatta cieca di orgoglio scosta via la sciarpa delle basculle poi nella grigia stiva dell'ambulanza pulsando sull'orlo marca di sospiri poi giù mi immergo tra la canaglia fìnché un tizio dannati i suoi occhi cerchiati mi chiede se ho finito col giornale zoppico via infuriatissimo sotto le Stanze degli Sposati Torre boia e via via lontano in gran fretta verso il gigante spaccone di Wren e maledico la giornata ingabbiato ansimante sulla banchina sotto la caldaia lucida non sono nato Defoe
a Ken Wood però chi mi troverà
mio fratello la mosca la mosca domestica trascinandosi dal buio alla luce si aggrappa al suo posto sotto il sole si arrota le sei zampe si compiace dei suoi piani dei suoi bilichi è l'autunno della sua vita non poteva servire al tifo e a Mammona.
Prima dell'alba sarai qui e Dante e il Logos e tutti gli strati e i misteri e la luna segnata oltre il piano bianco di musica che stabilirai qui prima dell'alba.
Seta grave soffice cantante chìnati sul nero firmamento di areche pioggia sui bambù fiore di fumo viale di salici Alba chi anche se ti chini con dita di pietà a avallare la polvere non aggiungerà alla tua munificenza la cui bellezza sarà un foglio davanti a me una dichiarazione di se stessa stesa attraverso la tempesta di emblemi sicché non c'è sole e non c'è rivelazione e non c'è ostia soltanto io e poi il foglio e massa morta.
Se fai progetti per un anno, semina del grano. Se i tuoi progetti si estendono a dieci anni, pianta un albero. Se essi abbracciano cento anni, istruisci il popolo. Seminando grano una volta, ti assicuri un raccolto. Se pianti un albero, tu farai dieci raccolti. Istruendo il popolo, tu raccoglierai cento volte.
Se un giorno chiuderò la porta dietro di te è perché tu rimanga. Girerò la chiave nella toppa e la lascerò dondolare appesa agli scontri. Le sete scivoleranno dal mio corpo di latte e tu mi spalmerai d'unguenti senza vedere. Lini bagnati sulla mia fronte muta e ti guarderò febbricitante per scoprirti.
Di mano in mano di verso in verso ho ritrovato le palpebre socchiuse e le foglie stagliate su scuro tronco in un autunno novembrino. L'umidore mi coglie un'allegria. Con le scarpe basse solco il ponte di ferro che mi porta diritto alla stazione. Fermo il tempo e nel tempo uno spazio troppo grande. Parto dalla stazione di partenza, arriverò all'inverno di nevi candide nell'assenza di fanghiglia.
Rami di luce sdrucciolavano sulle nostre teste immerse nell'azzurro. Coralli erano le sue guance, nel silenzio delle acque. Ancorato dentro di me dormiva attizzando i falò della selva occulta nel sangue. Una mano morbida cingeva la mia gola fino a soffocarmi. Nere lacrime scivolarono dai miei occhi: perle che colmarono il calice dell'amore.