Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
Qualche volta ti sento,... sono sicuro... sei tu,
il tuo volto col vento arriva fino a me:
quelle volte mi pento della mia gelosia
ma è soltanto un momento... e il vento presto ti fa volare via.

Ma io voglio un oceano di colori e luci,
voglio un tappeto che corre veloce,
voglio un gregge che pascola nel cielo,
voglio un enorme cappello di pioggia,
voglio una donna che gira nel sole,
voglio un cielo di muschio e di lana.

E allora ingabbierò il vento,
alle porte di quel buio, dove il silenzio
è la voce sguaiata di una vecchia senza amore:
la mia sarà una ridente nostalgia di un cuore,
una confusione, tra vita e... poesia,
E mi domando se un'idea come sei tu, una idea... perché tu sei
solo lidea (non deali),
possa essere legata a una catena:
ho provato una gran pena, credimi
ascoltando il vento fuori,
che corre libero, ovunque va, ovunque vuole
come adesso i miei pensieri verso di te.

E allora ingabbierò il tempo,
perché la moglie di un pedestre comandante non può vivere
solo e da sola nella mia mente:
perché l'amore non basta mai nell'ora
che é sospesa tra gli angeli,
perché col vento non passa mai il tempo e
questo tempo mi ha cercato, ti ha cercato, ci ha cercato... mentre
io cercavo te
o forse mi illudevo di cercare.
E io sono un po' folle, un po' saggio
nello spendere sempre ugualmente la mia paura e il mio coraggio,
la paura e il coraggio di vivere come un peso che ognuno ha
portato,
la paura e il coraggio di dire: " io ho sempre tentato
io ho sempre tentato, io ho sempre tentato... almeno".

Ma non ingabbierò te,
non ti chiuderò in nessuna gabbia, neppure di oro,
perché voglio ancora leggere nei colori del vento,
perché voglio sentire i suoni immemori del tempo,
perché voglio guardarmi di spalle mentre parto,
perché voglio pescare il pesce d'oro di un mio e tuo impossibile
sogno,
perché voglio scendere dalle stelle per toccare la tua bocca,
perché voglio rubare le chiavi al cielo e darle a te,
perché l'inferno esiste ma solo per me che lo temo,
perché la paura dura più dell'amore e io non voglio aver paura ...
ma ho paura,
perché sono un bambino che cammina sull'acqua e tu sei le mie
rotaie,
perché sono un uomo che insegue la tua ombra che si chiama, anche,
nostalgia di me.

E ti lascerò,
perché non voglio essere violentato dal tuo sogno,
perché, proprio io, ho paura di trovare la tua chiave,
perché non voglio sentire il suono della tua eternità che mi rende
sordo,
perché una tua nota suona falsa nel pentagramma della mia vita,
perché manca il tuo lievito che porta alla perfezione dell'amore,
perché non voglio trovare una tua conchiglia rossa nella rete
delle mie illusioni,
perché non voglio stare al caldo abbraccio di una tua doccia
fredda,
perché non voglio tue promesse che non saranno mai pagate,
perché non posso svenderti i miei sogni,
perché, alla fine, mi hai detto e, forse, mi hai dato solo... le
tue "stronzate".

E ti lascerò,
e quel giorno senza di te non sarà un giorno triste:
lo regalerò ad un uomo fermo sulla strada che va verso il sole,
all'eco silenzioso di una immagine ormai troppo lontana,
al famelico cuore di un leone assetato,
a qualcuno che insegue la vita regalando sorrisi,
alla gelida carezza di una violenza subita,
alla donna che entra in un giardino ormai senza cancello,
a qualcuno che si è perso nel suo stesso abbandono,

E ti lascerò...
per poter vivere di nuovo e... sognare
ospite di un ballo in maschera in cui tu non ci sei e io sono solo
la maschera,
una maschera che unisce piacere ed amore senza poter mai creare...
un dolore!
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Se tu dovessi venire in autunno
    mi leverei di torno l'estate
    con un gesto stizzito ed un sorrisetto,
    come fa la massaia con la mosca.

    Se entro un anno potessi rivederti,
    avvolgerei in gomitoli i mesi,
    per poi metterli in cassetti separati -
    per paura che i numeri si mescolino.

    Se mancassero ancora alcuni secoli,
    li conterei ad uno ad uno sulla mano -
    sottraendo, finché non mi cadessero
    le dita nella terra della Tasmania.

    Se fossi certa che, finita questa vita,
    io e te vivremo ancora -
    come una buccia la butterei lontano -
    e accetterei l'eternità all'istante.

    Ma ora, incerta della dimensione
    di questa che sta in mezzo,
    la soffro come l'ape-spiritello
    che non preannuncia quando pungerà.
    (dedicata a F. )
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Barometro basso

      Il vento di scirocco prende forza di libeccio,
      Le nubi corrono rapide sopra la luna,
      La casa è sferzata come da un flagello,
      Il comignolo trema sotto la raffica.

      Una notte come questa, quando l'area allenta
      La sua vigile stretta su sangue e cervello,
      Vecchi terrori di Dio o di fantasma
      Tornano in vita strisciando dalle loro caverne;

      E Ragione s'avvede d'abitare
      Una casa infestata. Ignoti casigliani
      Affermano il loro squallido diritto di peccato
      Con un titolo più antico del suo.

      Presenze incorporee, affollata
      Profanazione e rimorso del Tempo,
      Sfuggite all'oblio, ripetono
      Gli orrori del delitto sconsacrato.

      C'è chi tenta di placare con preghiere l'ombra
      I cui passi invisibili calcano il pavimento,
      La cui paurosa irruzione sale le scale
      O forza la serratura della porta vietata.

      C'è chi ha veduto cadaveri interrati da tempo
      Sottrarsi alla santa vigilanza,
      Pallide forme sepolcrali; e ha perfino udito
      Gli striduli lamenti d'un'anima in pena,

      Errabonda sin che l'alba non abbia varcato
      La tenebra dogliosa, e la terra stretto
      Più a sé il manto sparso d'uragano, e cacciato
      I lugubri fantasmi nella tomba.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Serena I

        Uscendo dal vecchio grandioso Museo Britannico
        Talete e l'Aretino
        in grembo al Regent's Park il flogo
        crepita sotto il tuono
        bellezza scarlatta in questo mondo pesce morto alla deriva
        tutte le cose piene di dèi
        spremuti e sanguinanti
        un uccello tessitore è mandarino l'arpia è ormai spacciata
        anche il condor col suo boa spellacciato
        guardano fisso attraverso il colle delle scimmie gli elefanti
        l'Irlanda
        la luce cala lungo il loro vecchio canyon familiare
        mi succhia via verso quella vecchia certezza
        il c. Lo ardente di Giorgio il trapano
        ah di là una vipera
        addenta il suo topo
        bianco come neve
        nel suo abbagliante forno flusso di peristalsi
        limac labor

        ah padre padre che sei in cielo

        mi trovo a confondere il Crystal Palace
        con le Isole Beate da Primrose Hill
        ahimè debbo essere quel genere di persona
        andiamo a Ken Wood chi mi troverà
        l'alito trattenuto in mezzo ai cespugli
        nessuno fuorché i piú rintanati amanti

        mi sorprendo commosso dai molti fumaioli piegati
        in omaggio al ponte della Torre
        riverenza del serpente che esce dalla City o rientra
        finché nell'imbrunire una chiatta
        cieca di orgoglio
        scosta via la sciarpa delle basculle
        poi nella grigia stiva dell'ambulanza
        pulsando sull'orlo marca di sospiri
        poi giù mi immergo tra la canaglia
        fìnché un tizio dannati i suoi occhi cerchiati
        mi chiede se ho finito col giornale
        zoppico via infuriatissimo sotto le Stanze degli Sposati
        Torre boia
        e via via lontano in gran fretta verso il gigante spaccone di Wren
        e maledico la giornata ingabbiato ansimante sulla banchina
        sotto la caldaia lucida
        non sono nato Defoe

        a Ken Wood però
        chi mi troverà

        mio fratello la mosca
        la mosca domestica
        trascinandosi dal buio alla luce
        si aggrappa al suo posto sotto il sole
        si arrota le sei zampe
        si compiace dei suoi piani dei suoi bilichi
        è l'autunno della sua vita
        non poteva servire al tifo e a Mammona.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          L'alba

          Prima dell'alba sarai qui
          e Dante e il Logos e tutti gli strati e i misteri
          e la luna segnata
          oltre il piano bianco di musica
          che stabilirai qui prima dell'alba.

          Seta grave soffice cantante
          chìnati sul nero firmamento di areche
          pioggia sui bambù fiore di fumo viale di salici
          Alba
          chi anche se ti chini con dita di pietà
          a avallare la polvere
          non aggiungerà alla tua munificenza
          la cui bellezza sarà un foglio davanti a me
          una dichiarazione di se stessa stesa attraverso la tempesta di emblemi
          sicché non c'è sole e non c'è rivelazione
          e non c'è ostia
          soltanto io e poi il foglio
          e massa morta.
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            Scritta da: 0kiika0
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Se fai progetti per un anno,
            semina del grano.
            Se i tuoi progetti si estendono a dieci anni,
            pianta un albero.
            Se essi abbracciano cento anni,
            istruisci il popolo.
            Seminando grano una volta,
            ti assicuri un raccolto.
            Se pianti un albero,
            tu farai dieci raccolti.
            Istruendo il popolo,
            tu raccoglierai cento volte.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Palpebre socchiuse

              Di mano in mano
              di verso in verso
              ho ritrovato le palpebre socchiuse
              e le foglie
              stagliate su scuro tronco
              in un autunno novembrino.
              L'umidore
              mi coglie un'allegria.
              Con le scarpe basse
              solco il ponte di ferro
              che mi porta diritto alla stazione.
              Fermo il tempo
              e nel tempo uno spazio troppo grande.
              Parto dalla stazione di partenza,
              arriverò all'inverno
              di nevi candide
              nell'assenza di fanghiglia.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Vitebsk

                Capanne e un'alta veste illuminata
                mentre nell'azzurro le opache ali
                formano strumenti e miti animali
                per il canto fra i rovi, profumata

                di rugiada è la pietra preparata
                per l'amoroso sacrificio: calino
                venti e rapine, ora poveri mali
                spiantino rive e menti, e si è spezzata

                su quinte deliziose la saetta
                di quello sguardo che destando ammuta
                come per via di un suo lume rinchiuso.

                Dona il battito una pietà perfetta
                di foglie e torce al giorno che ti ha illuso
                facendoti splendente e sconosciuta.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)
                  Rami di luce sdrucciolavano
                  sulle nostre teste immerse nell'azzurro.
                  Coralli erano le sue guance,
                  nel silenzio delle acque.
                  Ancorato dentro di me dormiva
                  attizzando i falò
                  della selva occulta nel sangue.
                  Una mano morbida cingeva la mia gola
                  fino a soffocarmi.
                  Nere lacrime scivolarono
                  dai miei occhi:
                  perle che colmarono
                  il calice dell'amore.
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