Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

L'alba

Prima dell'alba sarai qui
e Dante e il Logos e tutti gli strati e i misteri
e la luna segnata
oltre il piano bianco di musica
che stabilirai qui prima dell'alba.

Seta grave soffice cantante
chìnati sul nero firmamento di areche
pioggia sui bambù fiore di fumo viale di salici
Alba
chi anche se ti chini con dita di pietà
a avallare la polvere
non aggiungerà alla tua munificenza
la cui bellezza sarà un foglio davanti a me
una dichiarazione di se stessa stesa attraverso la tempesta di emblemi
sicché non c'è sole e non c'è rivelazione
e non c'è ostia
soltanto io e poi il foglio
e massa morta.
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    Scritta da: 0kiika0
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Se fai progetti per un anno,
    semina del grano.
    Se i tuoi progetti si estendono a dieci anni,
    pianta un albero.
    Se essi abbracciano cento anni,
    istruisci il popolo.
    Seminando grano una volta,
    ti assicuri un raccolto.
    Se pianti un albero,
    tu farai dieci raccolti.
    Istruendo il popolo,
    tu raccoglierai cento volte.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Palpebre socchiuse

      Di mano in mano
      di verso in verso
      ho ritrovato le palpebre socchiuse
      e le foglie
      stagliate su scuro tronco
      in un autunno novembrino.
      L'umidore
      mi coglie un'allegria.
      Con le scarpe basse
      solco il ponte di ferro
      che mi porta diritto alla stazione.
      Fermo il tempo
      e nel tempo uno spazio troppo grande.
      Parto dalla stazione di partenza,
      arriverò all'inverno
      di nevi candide
      nell'assenza di fanghiglia.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Vitebsk

        Capanne e un'alta veste illuminata
        mentre nell'azzurro le opache ali
        formano strumenti e miti animali
        per il canto fra i rovi, profumata

        di rugiada è la pietra preparata
        per l'amoroso sacrificio: calino
        venti e rapine, ora poveri mali
        spiantino rive e menti, e si è spezzata

        su quinte deliziose la saetta
        di quello sguardo che destando ammuta
        come per via di un suo lume rinchiuso.

        Dona il battito una pietà perfetta
        di foglie e torce al giorno che ti ha illuso
        facendoti splendente e sconosciuta.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Rami di luce sdrucciolavano
          sulle nostre teste immerse nell'azzurro.
          Coralli erano le sue guance,
          nel silenzio delle acque.
          Ancorato dentro di me dormiva
          attizzando i falò
          della selva occulta nel sangue.
          Una mano morbida cingeva la mia gola
          fino a soffocarmi.
          Nere lacrime scivolarono
          dai miei occhi:
          perle che colmarono
          il calice dell'amore.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Voi intrecciate il vostro sangue,
            stendendo
            le razze l'una incrociata nell'altra,
            vite su vite, volti
            riconoscibili agli occhi talvolta.
            Scendete lungo la camera buia
            delle tempeste-età,
            brucate la prateria del mare,
            attraversate il telo celeste
            ma io riempio il vostro passaggio
            di solitudine:
            dove andranno
            le ore dell'estate?
            Dove rispunterà il cielo di ieri?
            Poi scendete dall'albero
            della creazione, cigolate appena
            sul carrello, rientrate
            nella polvere fine.
            Sempre
            io vi tormento
            dalla mia zolla, dalla nube aerea,
            generazioni, ere
            incerte e febbrili.
            E non avete ancora
            camminato abbastanza.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Chiesa veneziana

              Così, da sempre, come una memoria
              che mai giunge a sbiadirsi, che mai
              perde
              la traccia immaginosa, questa storia
              di pietra e d'acqua, di laguna verde,

              tratteggiata dai neri colombari
              delle mura, da lapidi di rosa,
              s'è fatta chiesa aperta agli estuari,
              all'incrocio dei venti. Non riposa

              mai tomba che non veda la sua morte
              frangersi ancora contro il nero eterno.
              E le gondole, battono alle porte
              i lugubri mareggi dell'inverno.
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