Prima dell'alba sarai qui e Dante e il Logos e tutti gli strati e i misteri e la luna segnata oltre il piano bianco di musica che stabilirai qui prima dell'alba.
Seta grave soffice cantante chìnati sul nero firmamento di areche pioggia sui bambù fiore di fumo viale di salici Alba chi anche se ti chini con dita di pietà a avallare la polvere non aggiungerà alla tua munificenza la cui bellezza sarà un foglio davanti a me una dichiarazione di se stessa stesa attraverso la tempesta di emblemi sicché non c'è sole e non c'è rivelazione e non c'è ostia soltanto io e poi il foglio e massa morta.
Se fai progetti per un anno, semina del grano. Se i tuoi progetti si estendono a dieci anni, pianta un albero. Se essi abbracciano cento anni, istruisci il popolo. Seminando grano una volta, ti assicuri un raccolto. Se pianti un albero, tu farai dieci raccolti. Istruendo il popolo, tu raccoglierai cento volte.
Se un giorno chiuderò la porta dietro di te è perché tu rimanga. Girerò la chiave nella toppa e la lascerò dondolare appesa agli scontri. Le sete scivoleranno dal mio corpo di latte e tu mi spalmerai d'unguenti senza vedere. Lini bagnati sulla mia fronte muta e ti guarderò febbricitante per scoprirti.
Di mano in mano di verso in verso ho ritrovato le palpebre socchiuse e le foglie stagliate su scuro tronco in un autunno novembrino. L'umidore mi coglie un'allegria. Con le scarpe basse solco il ponte di ferro che mi porta diritto alla stazione. Fermo il tempo e nel tempo uno spazio troppo grande. Parto dalla stazione di partenza, arriverò all'inverno di nevi candide nell'assenza di fanghiglia.
Rami di luce sdrucciolavano sulle nostre teste immerse nell'azzurro. Coralli erano le sue guance, nel silenzio delle acque. Ancorato dentro di me dormiva attizzando i falò della selva occulta nel sangue. Una mano morbida cingeva la mia gola fino a soffocarmi. Nere lacrime scivolarono dai miei occhi: perle che colmarono il calice dell'amore.
Voi intrecciate il vostro sangue, stendendo le razze l'una incrociata nell'altra, vite su vite, volti riconoscibili agli occhi talvolta. Scendete lungo la camera buia delle tempeste-età, brucate la prateria del mare, attraversate il telo celeste ma io riempio il vostro passaggio di solitudine: dove andranno le ore dell'estate? Dove rispunterà il cielo di ieri? Poi scendete dall'albero della creazione, cigolate appena sul carrello, rientrate nella polvere fine. Sempre io vi tormento dalla mia zolla, dalla nube aerea, generazioni, ere incerte e febbrili. E non avete ancora camminato abbastanza.
Sfoglia i tuoi ricordi cuci per loro una coperta di stoffa. Scosta le tende e cambia l'aria. Sii per loro cordiale, leggero. Questi ricordi sono tuoi. Pensaci mentre nuoti nel mare dei Sargassi della memoria e l'erba marina crescendo ti cuce la bocca. Questi ricordi sono tuoi, non li dimenticherai fino alla fine.