Una suora, una donna, un cane, ed è già folla. Adorabile il cane, non parla mai. "Il Signore sia lodato". Anche il Silenzio, se non le spiace. Era tutto così bello un attimo fa. Carpe diem? Il paradiso accoglie tutti, meglio andare all'inferno …allora. Il cane ammicca, fantastica d'incontrare Cerbero, si capisce dallo sguardo. E poi, tre teste non sono poche. Mugola un "carpe diem", si stende a terra, e fa il morto. Quindi sorride e mormora: "Non tutti sanno cogliere". La donna e la suora si ostinano a parlare, io ed il cane a tacere.
Pregusto la terza età Non è detto infatti che io vi arrivi Giocando a bocce e a scopa Fumando sigarette ultraleggere Tra le rose del giardino L'adorato bastardino
Ho ricordi più nitidi d'infanzia E previsioni orrende sulla patria Perché sono a metà In cui si han tutte le età
Non è triste l'invecchiare Al solitario Ma la fragranza estiva di un viale D'ibridi platani dopo la pioggia.
Un vento improvviso si è alzato, a spazzare la valle, la piana, le strade si infila nel corpo degli alberi e li scuote con forza, a ripulire le chiome e poi solleva le foglie e le porta lontano. È quasi un balletto, vederle rotolare, salire gioiose, scappare, andare a cercare altre foglie con cui volare... e uscire da sotto la pianta imponente che, prima le ha generate, cresciute, amate e poi appassite ed infine, buttate come tossine inutili ed accartocciate. Invece, vederle volare come farfalle in cerca del fiore, affidarsi alla spinta del vento per continuare a ballare un minuetto che le porterà, dove non si sa, e poi, a morire e concimare, per poi rivivere ed essere giovani gemme, e poi, verdi e poi di nuovo le preferite... Vederle così, che si lasciano andare, ti porta a rimettere insieme i brandelli del tuo cuore e provare di lasciarli cablare e vagare, per capire se ritrovare la voglia di fare, di amare, dipende da te, dal tuo esser disposto a provare forme nuove di vita ed uscire da quell'ombrello di noia e di oppressione che è il quotidiano, oppure se, riuscendo col vento a decollare, non sia proprio quella naturale, la "vera vita" da coltivare, concimare e rigenerare.
Non diventar triste perché non sono lì con te, non velare i tuoi occhi di lacrime. Fai come me. Io non ho bisogno di silenzio per sentire battere il tuo cuore. Lo sento fremere d'amore Anche nel più assordante rumore. Ne avverto la passione Anche dove regna confusione. Riuscirei a vederti anche se cieco Perché la mia mente ti porta davanti a me. Anche se sei lontana e non posso toccarti o accarezzarti, ti sento qui con me. Non salutarmi quando parto, come se fosse un addio da te. Non dirmi ciao, io sono lì con te, nell'alba radiosa, nel tramonto sublime, in una serata di luna piena, nel nettare di un fiore, ... sono ovunque, il tuo cuore sente amore, dolcezza e sentimento... io sono lì, e allora non dirmi ciao ma... sentimi con te.
Non mettermi fra le cose Che durano un istante E in un attimo si dissolvono. Non mi abbisognano Apparenze dettate da rispetto O donate con affetto Ma levigate come pietre Su cui l'acqua scivola E lascia tracce piatte. Non scrivere il mio nome Su una foglia che un tornado Porti lontano dai tuoi pensieri. Ma scrivilo in un angolo del cuore Affinché la tua mente Solcando quei sentieri Ritrovi le orme del mio amore. E allora, anche se diverrò un granello Di sabbia nel deserto Uguale a tutti gli altri O sarò un anfratto di un ricordo Io respirerò nel tuo respiro E il mio orizzonte anche se triste Avrà sempre la dolcezza del tuo sguardo.
Ho 36 anni e un minialloggio. Ingresso tinello e cucinino una camera con divano letto un bagno cieco e due balconi, 36 metri quadrati calpestabili in tutto insopportabili ormai, un metro quadro per ogni anno di mia vita.
Non è nemmeno detto che per la stessa misteriosa legge 100 metri quadrati li avrò almeno a cent'anni. A cent'anni poi mi basteranno due metri di lunghezza per novanta centimetri di larghezza.
Telemaco alla porta aspetti il padre colui che mancò da remoti anni, le sue braccia son ricordo di piccoli vagiti e la madre racconta di tanti inganni ch'ebbero i Proci d'ambiziosi sogni, armi.
Tu principe sei di Itaca immensa mancando il verso della corona innata Argo ti guarda, indiscreto pensa a quant'è dolce la mente assonnata.
Troia non è la tomba del caro tuo maestro colui che finge la pazzia improvvisa e aduna le frecce e il dardo col destro vecchiaia divenuta forza che avvisa.
Telemaco tu, che alla vita tieni chiudi le porte ai malefici inganni così che ai Proci, il capriccio toglievi con il pensiero dolce di quei vetusti pan.
Da grande sognavo un futuro migliore, una vita serena, Sognavo un amore da stringere al cuore, Sognavo per lei ,le cose più belle le cose migliori, per farla felice, Sognavo di darle il paradiso. Ma ora ho capito che il mondo che sogni, non sempre si avvera, Ma spesso la sorte, ti cambia il destino. L'amore finisce, e tanta amarezza ti scende nell'anima stanca. Una vita distrutta, Un vuoto nel cuore, sei solo e assolto nei tristi pensieri, Ripensi al passato, e un po' disperato ti chiedi.. che vale amare una donna, Donarle il tuo cuore, soffrire per lei. La vita vissuta non tornerà più, Guarda al futuro e fuggi da lei, Da un amore sbagliato e così travagliato, Chiudi al passato, sei fiero, sei forte, mostra coraggio E cambia la sorte.
A Natale festa grande siamo sempre tutti buoni, Ci scambiamo tanti auguri, Ci scambiamo tanti doni, ma nei cuori noi ci odiamo. In ogni cuore, c'è un dolore, C'è chi è solo e abbandonato, C'è chi soffre per amore, C'è un bambino solo al mondo e non conosce un po' d'amore, C'è una mamma disperata dalla vita abbandonata, C'è un barbone che nel cuore tiene stretto il suo dolore. Poi, c'è un mondo tutto d'oro, suoni sfarzi e tanti onori, E non pensano a chi soffre , Perché loro son diversi.