Un battito d'ali un fruscio nel vento aleggiare di musica lontana primavera tramonti di seta risveglio mi guardo intorno colgo la vita il suo rinnovo luce ed è già sera.
Soffia dolcemente nella siringa panica aedo addossato al tronco di pacifico ulivo contorto d'anni. Dalle viscere interrotte sorgeranno genii evocati. Chiedi anche per me l'origine del seme.
Scossi polvere greve da calzari consunti. Oh, come lungo il cammino a ritroso! Ebbi gioia di ricordi ma lieve in memoria riarsa dove passioni ritte come grattacieli son diventate fauna di sottobosco. È calva la vita sotto stelle solerti che han lasciato il cielo con gioia vagabonda; ma la notte è ancora qui signora sopra il mio guanciale.
Non guardo fuori ma il doppio che si specchia nel vetro di una finestra la cui lamina argentata è di luci accese, di notti insonni e di viaggi di ritorno intorno a una stanza.
E sempre cercare le parole come per dire tutto e barare sulla realtà o siamo fragili, ché non c'è balzo di tigre né natura angelicata quando scalpita in noi la nostra storia unica ma poi niente di speciale.
Il poeta ha il mal d'amore come chi fuma sa di fumo e tu, turgida farfalla offesa, ritiri la spiritromba graziosa e mai più succhierai il niente dei suoi fiori artificiali.
Ti scrivo sulla Transiberiana con lo stesso paesaggio sotto gli occhi che abbiamo visto quando andavamo insieme. Colori più autunnali, tuttavia, evidenziando un'individualità in ogni pianta. Equiseti melanconici. Alberi di foglie gialle o dipinte a rosso antico o di foglie già perdute. L'erba insiste ancora nel suo verde ma sono secchi alcuni fiori ed è bruciata, qua e là, mentre intatti risultano alberi e cespugli. Forse il qua e il là è quello dove abbiamo visto salire dalla terra il fumo, nell'andata. Il fumo è svanito, a distanza di giorni.
Urlo nell'urlo che nasce dentro, percuote ogni emozione come il vento le foglie d'inverno, di bianco vestita la neve si accasa e giace sull'immoto, con fare di nulla, come nulla fosse. Trepida attesa sconvolge equilibri, piace al tempo colmarmi d'ansia, rendermi ogni minuto indigesto e lento più di un fiume, che placido taglia le valli fino al mare, per poi confondersi, onda su onda, nel suo umido abbraccio, con fatica le braccia annaspano a galla e l'abisso sembra più vicino quando l'onda ricade e il cielo è nei miei occhi nel cavalcare l'onda, al trotto, al galoppo, verso obiettivi mai sazi, verso traguardi mai domi, a spada tratta per infilzare al primo colpo il futuro e urlare al mondo la vittoria del volere e il gusto del riuscire. . . Purché ogni cosa sia al suo posto.
Quante storie in un Monèt Ma che cosa tu farai nelle notti solitarie, mille stelle luminarie,mille giochi,pochi guai. Quanti giorni alla stazione, quanti treni partiti senza te, quante storie in un Monèt, quanta grande immaginazione. Mille occhi indifferenti fissano il vuoto infinito, non te che sei sfinito di lacrime cadenti. La tua favola infinita si perde tra suoni lontani... il capo tra le mani...il segno di una ferita... e che cosa penserai nelle notti silenziose, solitarie più che mai... non più fiori,non più rose...
Dolcemente vicino Come una brezza leggera E con le gambe sulla spiaggia lungo il mare Ad aspettare l'onda che ci massaggi un po' E levi via il nostro stress accumulato
Ed io sono ancora con te con la mia mente Ti porto ovunque Perché sono libero di farlo Per sempre e per poi Di ieri e di oggi Ho visto il tuo volto disegnato nel cielo Ho visto la tua bellezza fra le stelle
Sento il tuo cuore che palpita insieme al mio Ho visto la tua dolcezza negli occhi di un bambino Ho visto il tuo sorriso scolpito nel volto di chi offre amore Non sono solo Sembra incredibile ma oramai non più Perché insieme a me ci sei tu...