Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
So la strada e la neve, so in che casa
abitata da sempre troveranno
un riparo luminoso nell'anno
del gran freddo le miti ossa, l'invasa

d'oscura dolcezza anima. Si fanno
scorte, di schegge per la stufa è rasa
la cantina, di sopra si travasa
farina gialla e riso. Senza affanno

si cerca sulle onde corte la voce
antidiluviana che rassicura
gracchiando, sì, è finita la paura,

interrotta causa neve l'atroce
partita, l'interminabile, stanca
corsa del tempo. Più nessuno manca.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Ho veduto solo una volta

    Ho veduto solo una volta
    un sole così insanguinato.
    E poi mai più.
    Scendeva funesto sull'orizzonte
    e sembrava
    che qualcuno avesse sfondato la porta
    dell'inferno.
    Ho domandato alla specola
    e ora so il perché.

    L'inferno lo conosciamo, è dappertutto
    e cammina su due gambe.
    Ma il paradiso?
    Può darsi che il paradiso non sia
    null'altro
    che un sorriso
    atteso per lungo tempo,
    e labbra
    che bisbigliano il nostro nome.
    E poi quel breve vertiginoso momento
    quando ci è concesso di dimenticare
    velocemente
    quell'inferno.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Après l'amour

      Senza anni né lamenti sulla terra solenne
      fra le morbide virgole del bene, il ventre
      stilla
      l'ultimo saluto per te che ottusa come dio
      non sai di aver dipinto con sabbie spente
      questi acuti colori. Solidamente
      m'insapora
      le labbra quella pesca granata che ha fatto
      l'osso docile e più lievi d'un passero
      le vene.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Sinfonia italiana
        in cinque parti, con un'epigrafe e dediche

        V

        Pozzuoli - Ischia Porto

        A Gleb Šul'pjakov

        Colui che questi versi
        compose senza penna
        viaggiava a bordo dell'"Amleto",
        traghetto pingue e pensieroso,
        nel dormiveglia ossessionato
        dal problema tormentoso,
        ma il baffuto capitano
        impartiva ai marinai
        saggi comandi,
        netti e ben scanditi;
        una mano sul timone,
        e nell'altra la sua bella.

        Dove portava questo viaggio
        né lungo né breve? –
        Dagli ischieti ad Ischia
        la rotta era questa:
        piegando verso destra,
        dapprima costeggiando,
        poi per il mare aperto,
        in grembo alla divinità
        che cambia sesso,
        e le cui lodi cantano
        gli amanti della salamoia
        in ogni angolo della terra.

        "Canta, Attis! canta, Cibele!
        bevi, o Sole, bevi, o Luna! " –
        l'onda spumeggiava
        e bianca ribolliva;
        dal fondo del mare
        i pesci un po' sorpresi
        seguivano con lo sguardo
        la chiglia che solcava i flutti:
        perché questo coltello
        incide il vello pecorino
        generando tremito,
        strepito, e stridore?

        Così si rituffarono,
        non bastò loro un'ora e mezzo
        per rivelarmi qualche cosa
        sull'isola dei tre vulcani
        che si stagliava non lontano –,
        ma il Signore, spalancato il cielo,
        fece udire la sua voce –
        a parole non si può ridire
        com'avvampai e mi sentii gelare:
        veramente "Pater noster"
        non è lo stesso che "Otce naš".
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