Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
La finestra
Vuole che si diffonda nel quartiere
il profumo dei cibi che cucina
e lascia aperta la finestra
sotto sera
la sposina.
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Vuole che si diffonda nel quartiere
il profumo dei cibi che cucina
e lascia aperta la finestra
sotto sera
la sposina.
Se la mano potesse liberarti,
cuore, dove andresti?
Lontano, oltre tutti i luoghi
della terra che questo cielo in corsa
rende desolata? Attraverseresti
città, colline mari,
se la mano ti potesse liberare.
Mano, và a cercare
l'altra via.
Cedi, lascia
una a una
le cose che hai preso;
tenta la via
dove non resta nulla
nella mano.
Mano, và a cercare
l'altra via.
Dopo che hai perso
tutto ciò che hai lasciato,
oh, il vuoto!
Le mani vuote
si congiungano
in un gesto severo.
Come fare per dimenticare!
Ma potrebbe insegnarlo?
Si dice sia tra le arti la più facile
quando si impara il metodo.
Cuori duri son morti
nell'acquisirla, eppure
il sacrificio per la scienza adesso
è piuttosto comune.
Sono andata anche a scuola
ma non ne son uscita più informata -
il mappamondo non lo può insegnare
e non serve a niente il logaritmo.
"Come dimenticare"!
Venga qualche filosofo a spiegarmelo!
Ah, essere eruditi
quanto basta asaperlo!
C'è scritto in qualche libro?
In questo caso io potrei comprarlo -
È simile a un pianeta?
I telescopi potrebbero scoprirlo -
Se invece è un'invenzione
deve avere un brevetto.
E tu, dimmi, lo sai,
rabbi del libro saggio?
Chi sei tu, lettore che leggi
le mie parole tra un centinaio d'anni?
Non posso inviarti un solo fiore
della ricchezza di questa primavera,
una sola striatura d'oro
delle nubi lontane.
Apri le porte e guardati intorno.
Dal tuo giardino in fiore cogli
i ricordi fragranti dei fiori svaniti
un centinaio d'anno fa.
Nella gioia del tuo cuore possa tu sentire
la gioia vivente che cantò
in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta
attraverso un centinaio d'anni.
Credevo che il mio viaggio
fosse giunto alla fine
mancandomi oramai le forze.
Credevo che la strada
davanti a me
fosse chiusa
e le provviste esaurite.
Credevo che fosse giunto
il tempo
di trovare riposo
in una oscurità pregna
di silenzio.
Scopro invece che i tuoi
progetti
per me non sono finiti
e quando le parole ormai
vecchie
muoiono sulle mie labbra
nuove melodie nascono dal
cuore;
e dove ho perduto le tracce
dei vecchi sentieri
un nuovo paese mi si apre
con tutte le sue meraviglie.
Gli dissi: mai
vidi nulla come i tuoi occhi,
mai vidi
nulla come i tuoi occhi.
E solamente vedevo il fuoco
e non il nero
in fondo alla loro oscurità.
Entrò nelle mie celle recondite.
Dissi: dalla sua vibrazione i miei
spazi sono stati posseduti. Un
vento al quale nulla sfugge si ac-
cende nelle vele del mio deside-
rio. Le sorgenti del riparo s'inten-
sificano.
Ancora una brace
fuse torrenti vivi.
E i nardi si aprirono
per dispensare i balsami.
Bevi le ombre – disse,
bevi l'oscurità
dell'amore mortale
e chiudi gli occhi tra le mie ali
che sono la barca che attraversa
spazio e tempo.