Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Saluterò di nuovo il sole

Saluterò di nuovo il sole
E quella corrente che in me fluiva
e le nubi come i miei lunghi pensieri
e la crescita dolorosa dei pioppi
nel giardino
che vivevano con me aride stagioni
e gli stormi dei corvi
che la notte mi portavano in dono
il profumo dei campi notturni
e mia madre, vissuta in uno specchio,
immagine della mia vecchiaia
e la terra
che il desiderio di ripetermi
riempiva il suo ventre caldo
di verdi semi,
saluterò di nuovo

Vengo, vengo
con la continuità degli odori sotterranei
nei capelli
con le dense esperienze dell'oscurità
negli occhi
con i cespugli di bosco
colti oltre il muro

Vengo, vengo
e la soglia si riempie d'amore
e io, sulla soglia
saluterò di nuovo coloro che amano
e la ragazza
che ancora sta là,
sulla soglia ricolma d'amore.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Amore della vita

    Io vedo i grandi alberi della sera
    che innalzano il cielo dei boulevards,
    le carrozze di Roma che alle tombe
    dell'Appia antica portano la luna.

    Tutto di noi gran tempo ebbe la morte.

    Pure, lunga la vita fu alla sera
    di sguardi ad ogni casa, e oltre il cielo,
    alle luci sorgenti ai campanili
    ai nomi azzurri delle insegne, il cuore
    mai più risponderà?

    Oh, tra i rami grondanti di case e cielo
    il cielo dei boulevards,
    cielo chiaro di rondini!

    O sera umana di noi raccolti
    uomini stanchi uomini buoni,
    il nostro dolce parlare
    nel mondo senza paura.

    Tornerà tornerà,
    d'un balzo il cuore
    desto
    avrà parole?
    Chiamerà le cose, le luci, i vivi?

    I morti, i vinti, chi li desterà?
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Periferia dell’alba a Gérard Noiret

      I treni di pena tirano fuori dal letto
      paesi grondanti e stravolti
      fatti di piccoli mattini chiusi di lunghi
      vagheggiamenti d’erbe e isole
      dove in procinto di raggiungere la zona
      delle turbolenze
      le lavoratrici vanno a gettare
      il figlio del loro sonno
      Il cielo non esiste è
      la cifra degli occhi caduti nella cenere
      come se l’anima non avesse più i mezzi
      per rilanciare sotto la palpebra
      l’impossibile navetta del bene
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        Scritta da: Widmer Valbonesi
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        La tortora

        Passeggiavo, strisciando un po' il passo
        Con il bavero alzato a riparo
        Per quel viale affollato e deserto.
        Non avevo una meta precisa
        Guardavo questo mondo incerto
        Della vita sapevo dir solo... male!
        Ad un tratto in mezzo alla gente
        S'avanzò con volo sicuro
        Una "tortora" bella, fine, elegante.
        Rimasi incerto, stordito e colpito
        Dal suo fare calmo e compito.
        Lei passò pian piano senza notare
        Che tutti intorno erano fermi a guardare
        Lei, il suo passo, il suo modo di fare.
        Io riuscii solo a pensare
        Che dovevo scoprire il segreto
        Per poter imitare quel volo.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Lazzaro e il ricco Epulone III

          È una fine giornata
          come tutti ne abbiamo conosciute:
          le cose sono al loro posto, il mondo
          potrebbe rovesciarsi, il quadro,
          il soggetto,
          niente cambierebbe aspetto – a meno che,
          come qui,
          il figlio di Jacopo, il pittore,
          non scivoli tra la scena e il pennello
          e non se ne resti là, con gli occhi grandi
          aperti
          sull'angolo più scuro, questa sorda follia
          che non può accettare né rifiutare:
          l'indifferenza dei vivi
          per i vivi – e se interroga il vuoto,
          è come se cercasse di che riempire
          la notte e gli occhi di Lazzaro
          al tempo stesso.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Lazzaro e il ricco Epulone I

            Sono in tre attorno alla tavola, l'uno tiene
            distrattamente una viola sulle ginocchia
            ma non suona, l'altro con il piatto vuoto
            sulla tovaglia logora, il terzo
            è una donna dal corpo bianchissimo,
            i seni
            offerti alla luce di questa fine giornata
            in cui ciascuno aspetta
            qualche cosa in più
            che si nega, ostinatamente si nega.
            Sono in tre attorno alla tavola
            e tu sei il quarto nell'angolo
            perso della tela, a raccogliere le briciole
            sotto la firma illeggibile.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              I bambini che s'insinuano tra le nostre
              parole
              come un punto e virgola, sanno tutto
              e si ricordano della nostra fatica
              di dire la vita che passa e di come
              l'amore
              è difficile. Insinuano cantando un dito
              leggero
              nella scollatura del mondo che ci copre
              poi si fermano con la guancia contro
              l'orecchio del gatto
              con un viso grave e chiuso così in fretta
              da farci perdere l'equilibrio, gettarci
              fuori dal tempo,
              d'un tratto muti come accanto a un pozzo
              colmo di parole
              mentre si arrotonda, vera dei nostri
              giorni,
              delle nostre vane parole, la pupilla
              del gatto.
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