I treni di pena tirano fuori dal letto paesi grondanti e stravolti fatti di piccoli mattini chiusi di lunghi vagheggiamenti d’erbe e isole dove in procinto di raggiungere la zona delle turbolenze le lavoratrici vanno a gettare il figlio del loro sonno Il cielo non esiste è la cifra degli occhi caduti nella cenere come se l’anima non avesse più i mezzi per rilanciare sotto la palpebra l’impossibile navetta del bene
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