Scritta da: Silvana Stremiz

Sei dunque tu

Sei dunque tu,
Dio del tumore di mia madre,
Dio dei bambini di Brasilia,
Dio degli sguardi di terrore ubriachi,
Dio delle donne di Zabrè riunite in
cooperative?

Tu ritorni indietro nel tempo,
perché io sono dentro di Te e
fuori di Te,
e Tu sei dentro di me e fuori di me,
tra questi cieli, questi uccelli,
queste pietre, questi ulivi.

Questo tuo suono di pace
conosce i miei silenzi
ed i miei sogni,
ed il fruscio degli alberi è clemente
come una mite aurora.

Vieni, o Dio, con le mani giunte
ed udrai i miei sospiri,
poveri,
di un fanciullo pallido,
e la piazza della chiesa, il sonno
della memoria e l'odore
d'incenso.

Dio degli eterni e dei miei
tanti errori,
quante cose ho schiacciato per non
morire;
poche volte ti ho cercato
ma sempre ti ho voluto,
mentre le bianche mani toccavano
un santino colorato,
memoria e sogno,
fichi ed erba gialla,
cielo stellato e voce di
donna.

Prigioniero di me stesso e
degli altri,
con te mi tornerà la fiaba dei
giorni lontani:
non sono più solo
su una piazza deserta di sole.

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