Poesie d'Autore migliori


in Poesie (Poesie d'Autore)
Spesso la vita è soltanto luce
che sfavilla nei colori della gioia
e ride e non chiede di coloro
che soffrirono, che perirono.

Il mio cuore però sta sempre dalla parte di coloro
che nascondono il dolore
e si ritirano alla sera nella camera
per piangere di struggimento.

So che tanti stanno errando
angosciati e sofferenti,
tutte le loro anime chiamo sorelle
e do loro il benvenuto.

So che piangono di sera
chinati su mani bagnate,
vedono soltanto pareti oscure
e non lo splendore di luci.

Portano però di nascosto,
persi ed inconsapevoli,
la dolce luce dell'amore
per tenebre e pene.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Arrivederci fratello mare

    Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
    arrivederci fratello mare
    mi porto un po' della tua ghiaia
    un po' del tuo sale azzurro
    un po' della tua infinità
    e un pochino della tua luce
    e della tua infelicità.
    Ci hai saputo dir molte cose
    sul tuo destino di mare
    eccoci con un po' più di speranza
    eccoci con un po' più di saggezza
    e ce ne andiamo come siamo venuti
    arrivederci fratello mare.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Il sabato del villaggio

      La donzelletta vien dalla campagna,
      In sul calar del sole,
      Col suo fascio dell'erba; e reca in mano
      Un mazzolin di rose e di viole,
      Onde, siccome suole,
      Ornare ella si appresta
      Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
      Siede con le vicine
      Su la scala a filar la vecchierella,
      Incontro là dove si perde il giorno;
      E novellando vien del suo buon tempo,
      Quando ai dì della festa ella si ornava,
      Ed ancor sana e snella
      Solea danzar la sera intra di quei
      Ch'ebbe compagni dell'età più bella.
      Già tutta l'aria imbruna,
      Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
      Giù dà colli e dà tetti,
      Al biancheggiar della recente luna.
      Or la squilla dà segno
      Della festa che viene;
      Ed a quel suon diresti
      Che il cor si riconforta.
      I fanciulli gridando
      Su la piazzuola in frotta,
      E qua e là saltando,
      Fanno un lieto romore:
      E intanto riede alla sua parca mensa,
      Fischiando, il zappatore,
      E seco pensa al dì del suo riposo.
      Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
      E tutto l'altro tace,
      Odi il martel picchiare, odi la sega
      Del legnaiuol, che veglia
      Nella chiusa bottega alla lucerna,
      E s'affretta, e s'adopra
      Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.
      Questo di sette è il più gradito giorno,
      Pien di speme e di gioia:
      Diman tristezza e noia
      Recheran l'ore, ed al travaglio usato
      Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
      Garzoncello scherzoso,
      Cotesta età fiorita
      È come un giorno d'allegrezza pieno,
      Giorno chiaro, sereno,
      Che precorre alla festa di tua vita.
      Godi, fanciullo mio; stato soave,
      Stagion lieta è cotesta.
      Altro dirti non vò; ma la tua festa
      Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
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        Scritta da: Cheope
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Autunno

        Autunno, che negli occhi suoi specchiasti
        e nel mar taciturno il tuo fulvo oro
        - tutte le acque un immobile tesoro
        parvero, e gli occhi più del mare vasti -,

        Autunno, io non sentii mai così forte
        la tristezza che tu solo diffondi
        - quante di me né tuoi boschi profondi
        son cose morte tra le foglie morte!

        Come ieri. Fu ieri la suprema
        tristezza e fu l'amor supremo. Ah mai,
        ne l'ore più segrete, mai l'amai
        come ieri. Ancor l'anima ne trema.

        Ella taceva, chiusa ne la nera
        tunica dove sparsi erano fiori
        pallidi, Autunno, come i tuoi che indori
        sul vano stelo; e, china a la ringhiera,

        guardava il golfo solitario, china
        come colei che un peso immane aggrava.
        - Ombra de la sua fronte! - O non guardava
        forse dentro di sé la sua ruina?

        Forse. Non domandai. Ma così piena-
        mente a lei rispondean tutte le cose
        visibili, apparenze dolorose
        d'anime involte ne la stessa pena,

        che io credetti vedere il suo dolore
        in quelle forme, vivere in un mondo
        espresso intero dal suo cuor profondo,
        irradiato da quel solo cuore;

        e fu per me ciascuna forma un segno
        che svelava un mistero: quasi un muto
        verbo; e più nulla fu disconosciuto,
        anche per me, ne l'infinito regno.
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          Scritta da: Marzia Ornofoli
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Chi non ha mai visto

          Chi non ha mai visto in una stanza buia
          Filtrare la luce del giorno
          -Levandosi da un corpo adorato
          Per accostare le tende
          Con gli occhi sfiniti e pesti-
          Non può capire quel che cerco di dire,
          Quanto lungo fosse l'ultimo bacio, quanto lento
          Quanto caldo il suo indugio.
          Composta venerdì 7 agosto 2009
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            Scritta da: mor-joy
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Superba è la Notte

            La cosa più superba è la Notte,
            quando cadono gli ultimi spaventi
            e l'anima si getta all'avventura.
            Lui tace nel tuo grembo
            come riassorbito dal sangue,
            che finalmente si colora di Dio
            e tu preghi che taccia per sempre,
            per non sentirlo come rigoglio fisso
            fin dentro le pareti.
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              Scritta da: Vellise
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              L'albero occidentale

              Poiché ero l'albero più occidentale del giardino
              per ultimo mi scuotevo di dosso la fredda rugiada
              nebbia e noia via dai miei rami lentamente strisciavano
              e nessuno al mio risveglio applaudiva
              ché i miei compagni erano da tempo gloriosi nella luce.
              Ma la sera su me emigravano gli uccelli
              che l'ombra sgomentava da ogni altro verde asilo
              lungo e dolce da me s'alzava il canto
              avidi gli occhi degli uomini mi fissavano, mentre
              ero avvolto dal sole nell'amoroso addio
              e brillavo come una torcia sul mondo spento.
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