Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Arrivederci fratello mare

Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    La Chimera

    Non so se tra rocce il tuo pallido
    viso m'apparve, o sorriso
    di lontananze ignote
    fosti, la china eburnea
    fronte fulgente o giovine
    suora de la Gioconda:
    o delle primavere
    spente, per i tuoi mitici pallori
    o Regina o Regina adolescente:
    ma per il tuo ignoto poema
    di voluttà e di dolore
    musica fanciulla esangue
    segnato di linea di sangue
    nel cerchio delle labbra sinuose,
    regina de la melodia:
    ma per il vergine capo
    reclino, io poeta notturno
    vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,
    io per il tuo dolce mistero
    io per il tuo divenir taciturno.
    Non so se la fiamma pallida
    fu dei capelli il vivente
    segno del suo pallore,
    non so se fu un dolce vapore,
    dolce sul mio dolore,
    sorriso di un volto notturno:
    guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
    e l'immobilità dei firmamenti
    e i gonfii rivi che vanno piangenti
    e l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
    e ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
    e ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.
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      Scritta da: Cheope
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Autunno

      Autunno, che negli occhi suoi specchiasti
      e nel mar taciturno il tuo fulvo oro
      - tutte le acque un immobile tesoro
      parvero, e gli occhi più del mare vasti -,

      Autunno, io non sentii mai così forte
      la tristezza che tu solo diffondi
      - quante di me né tuoi boschi profondi
      son cose morte tra le foglie morte!

      Come ieri. Fu ieri la suprema
      tristezza e fu l'amor supremo. Ah mai,
      ne l'ore più segrete, mai l'amai
      come ieri. Ancor l'anima ne trema.

      Ella taceva, chiusa ne la nera
      tunica dove sparsi erano fiori
      pallidi, Autunno, come i tuoi che indori
      sul vano stelo; e, china a la ringhiera,

      guardava il golfo solitario, china
      come colei che un peso immane aggrava.
      - Ombra de la sua fronte! - O non guardava
      forse dentro di sé la sua ruina?

      Forse. Non domandai. Ma così piena-
      mente a lei rispondean tutte le cose
      visibili, apparenze dolorose
      d'anime involte ne la stessa pena,

      che io credetti vedere il suo dolore
      in quelle forme, vivere in un mondo
      espresso intero dal suo cuor profondo,
      irradiato da quel solo cuore;

      e fu per me ciascuna forma un segno
      che svelava un mistero: quasi un muto
      verbo; e più nulla fu disconosciuto,
      anche per me, ne l'infinito regno.
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        Scritta da: Marzia Ornofoli
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Chi non ha mai visto

        Chi non ha mai visto in una stanza buia
        Filtrare la luce del giorno
        -Levandosi da un corpo adorato
        Per accostare le tende
        Con gli occhi sfiniti e pesti-
        Non può capire quel che cerco di dire,
        Quanto lungo fosse l'ultimo bacio, quanto lento
        Quanto caldo il suo indugio.
        Composta venerdì 7 agosto 2009
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          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Ride la puttana Selvaggia

          Ride la puttana Selvaggia
          come una vecchia zitella
          Megera, ti vediamo, torna ancora
          alla mente
          Io mento come la febbre
          Danzando il tuo nubile zittìo
          desiderando di esser posseduto
          storie mai raccontate
          che gli indiani osino ribellarsi
          Calpestati come di pellerossa
          sacri prepuzi
          il cancro iniziò c/la crudele
          coltellata & la verga
          danneggiata è risorta
          all'Est
          come una Stella
          in fiamme.
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            Scritta da: SweetNovember
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Se devi darmi il cuore

            Saranno pieni di preoccupazioni i tuoi giorni,
            se devi darmi il cuore.
            La mia casa, al bivio, ha le porte aperte,
            il mio pensiero è sempre assente,
            perché io sono un poeta.
            Non sento colpa per questo, ma te lo dico,
            se devi darmi il cuore.
            Se impegno con te la mia parole in canzoni
            e sono deciso a mantenerla, quando
            la musica tacerà, bisognerà che tu mi perdoni,
            perché la legge decisa a maggio
            la violo volentieri in dicembre.
            Non rifletterci troppo, se devi concedermi amore.
            Finché i tuoi occhi canteranno l'amore
            e la tua voce comunicherà la gioia,
            le mie risposte alle tue domande
            saranno sempre appassionate, anche se non precise.
            Vanno credute per sempre e poi per sempre dimenticate.
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              Scritta da: Rosita Matera
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Arpeggi

              Viviamo d'un fremito d'aria,
              d'un filo di luce,
              dei più vaghi e fuggevoli
              moti del tempo,
              di albe furtive,
              di amori nascenti,
              di sguardi inattesi.

              E per esprimere quel che sentiamo
              c'è una parola sola:
              disperazione.
              Dolce, infinita, profonda parola.

              Vaga e triste è degli uomini la sorte:
              degli uomini che passano
              con non maggior fragore d'una foglia che si tramuta in terra.

              Precario stato il loro.

              La morte è uno sciogliersi,
              non un finire
              e senza tempo, senza memoria
              il terrestre viaggio.

              Il sole è stanco di contemplare
              una tanto monotona vicenda.
              Così parlava un monaco
              neghittoso e bizzarro,
              là, nell'antico Oriente:
              piccolo uomo assediato
              da immani fantasmi.
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