C'è un luogo dove la pace della natura Filtra in noi come la luce del sole tra gli alberi Dove i venti ci comunicano la loro forza e gli affanni si staccano da noi come le foglie. Non è difficile arrivarci: basta guardarsi dentro... ... e avere un cuore pulito.
Pericoloso e tenero il volto dell'amore m'è apparso la sera d'un lunghissimo giorno Forse era un arciere con l'arco o un musicante con l'arpa Non so più Non so niente La sola cosa che so è che mi ha ferita forse con una freccia forse con una canzone La sola cosa che so è che mi ha ferita ferita al cuore ferita per la vita E brucia come brucia la ferita dell'amore.
Triste il giardino: fresca scende ai fiori la pioggia. Silenziosa trema l'estate, declinando alla sua fine. Gocciano foglie d'oro giù dalla grande acacia. Ride attonita e smorta l'estate dentro il suo morente sogno. S'attarda fra le rose, pensando alla sua pace; lentamente socchiude i grandi occhi pesanti di stanchezza.
Dicevi: morte, silenzio, solitudine; come amore, vita. Parole delle nostre provvisorie immagini. E il vento s'è levato leggero ogni mattina e il tempo colore di pioggia e di ferro è passato sulle pietre, sul nostro chiuso ronzio di maledetti. Ancora la verità è lontana. E dimmi, uomo spaccato sulla croce, e tu dalle mani grosse di sangue, come risponderò a quelli che domandano? Ora, ora: prima che altro silenzio entri negli occhi, prima che altro vento salga e altra ruggine fiorisca.
Saranno pieni di preoccupazioni i tuoi giorni, se devi darmi il cuore. La mia casa, al bivio, ha le porte aperte, il mio pensiero è sempre assente, perché io sono un poeta. Non sento colpa per questo, ma te lo dico, se devi darmi il cuore. Se impegno con te la mia parole in canzoni e sono deciso a mantenerla, quando la musica tacerà, bisognerà che tu mi perdoni, perché la legge decisa a maggio la violo volentieri in dicembre. Non rifletterci troppo, se devi concedermi amore. Finché i tuoi occhi canteranno l'amore e la tua voce comunicherà la gioia, le mie risposte alle tue domande saranno sempre appassionate, anche se non precise. Vanno credute per sempre e poi per sempre dimenticate.
Ride la puttana Selvaggia come una vecchia zitella Megera, ti vediamo, torna ancora alla mente Io mento come la febbre Danzando il tuo nubile zittìo desiderando di esser posseduto storie mai raccontate che gli indiani osino ribellarsi Calpestati come di pellerossa sacri prepuzi il cancro iniziò c/la crudele coltellata & la verga danneggiata è risorta all'Est come una Stella in fiamme.
Eppure ognuno uccide la cosa che ama, Tutti lo devono sapere, c'è chi lo fa con uno sguardo e chi con le lusinghe, Il codardo può farlo con un bacio, Chi ha il coraggio usa la spada!
Qui giace come virgola antiquata l'autrice di qualche poesia. La terra l'ha degnata dell'eterno riposo, sebbene la defunta dai gruppi letterari stesse ben distante. E anche sulla tomba di meglio non c'è niente di queste poche rime, d'un gufo e la bardana. Estrai dalla borsa il tuo personal, passante, e sulla sorte di Szymborska medita un istante.
Viviamo d'un fremito d'aria, d'un filo di luce, dei più vaghi e fuggevoli moti del tempo, di albe furtive, di amori nascenti, di sguardi inattesi.
E per esprimere quel che sentiamo c'è una parola sola: disperazione. Dolce, infinita, profonda parola.
Vaga e triste è degli uomini la sorte: degli uomini che passano con non maggior fragore d'una foglia che si tramuta in terra.
Precario stato il loro.
La morte è uno sciogliersi, non un finire e senza tempo, senza memoria il terrestre viaggio.
Il sole è stanco di contemplare una tanto monotona vicenda. Così parlava un monaco neghittoso e bizzarro, là, nell'antico Oriente: piccolo uomo assediato da immani fantasmi.