Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Elisa Iacobellis
in Poesie (Poesie d'Autore)

Per te amore mio

Sono andato al mercato degli uccelli
E ho comprato degli uccelli
Per te
amore mio
Sono andato al mercato dei fiori
E ho comprato dei fiori
Per te
amore mio
Sono andato al mercato dei rottami
E ho comprato catene
Pesanti catene
Per te
amore mio
Poi sono andato al mercato degli schiavi
E ti ho cercata
Ma senza trovarti
amore mio.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Il mio secolo non mi fa paura

    Il mio secolo non mi fa paura,
    il mio secolo pieno di miserie e di crudeltà
    il mio secolo coraggioso e eroico.
    Non dirò mai che sono vissuto troppo presto
    o troppo tardi.
    Sono fiero di essere qui, con voi.
    Amo il mio secolo che muore e rinasce
    un secolo i cui ultimi giorni saranno belli:
    il mio secolo splenderà un giorno
    come i tuoi occhi.
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      in Poesie (Poesie d'Autore)

      E più facile ancora

      E più facile ancora mi sarebbe
      scendere a te per le più buie scale,
      quelle del desiderio che mi assalta
      come lupo infecondo nella notte.

      So che tu coglieresti dei miei frutti
      con le mani sapienti del perdono...

      E so anche che mi ami di un amore
      casto, infinito, regno di tristezza...

      Ma io il pianto per te l'ho levigato
      giorno per giorno come luce piena
      e lo rimando tacita ai miei occhi
      che, se ti guardo, vivono di stelle.
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        Scritta da: Eclissi
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        L'ombra dell'anima mia

        L'ombra dell'anima mia
        fugge in un tramonto di alfabeti,
        nebbia di libri
        e di parole.

        L'ombra dell'anima mia!

        Sono giunto alla linea dove cessa
        la nostalgia,
        e la goccia di pianto si trasforma
        in alabastro di spirito.

        (L'ombra dell'anima mia!)

        Il fiocco del dolore
        finisce,
        ma resta la ragione e la sostanza
        del mio vecchio mezzogiorno di labbra,
        del mio vecchio mezzogiorno
        di sguardi.

        Un torbido labirinto
        di stelle affumicate
        imprigiona le mie illusioni
        quasi appassite.

        L'ombra dell'anima mia!

        E un'allucinazione
        munge gli sguardi.
        Vedo la parola amore
        sgretolarsi.

        Mio usignolo!
        Usignolo!
        Canti ancora?
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          in Poesie (Poesie d'Autore)

          RIMORCHIO

          I fiumi dove i cani non si tuffano,
          noi li attraversiamo.
          Le donne che gli altri uomini non vogliono,
          noi le amiamo.
          Il cavallo con la fasciatura,
          noi ci puntiamo sopra.
          Mettetemi al bancone con 3 donne:
          una, vagamente petulante;
          una, sostanzialmente stupida;
          e la terza,
          uno schianto:
          lo schianto si alzerà dallo sgabello
          e verrà a sedersi vicino a me.
          Gli dei se ne assicurano sempre.
          Gli dei mi proteggono.
          Mi sistemano
          davvero mica male.
          "Ciao, bello", mi chiede, "come
          va?"
          "Che ti bevi", domando.
          Mi dici cos'è.
          Ne ordino uno per lei e uno per
          me.
          Fuori, si sta molto meglio: le auto si
          scontrano; i palazzi bruciano;
          i futuri suicidi
          fischiettano tra i denti mentre
          camminano verso ovest o est o sud o
          nord.
          "A che pensi?, mi
          chiede.
          " Spero che i dodgers perdano, le
          dico, poi mi
          alzo, vado in bagno, sgattaiolo fuori,
          e poi sparisco dall'uscita
          posteriore.
          C'è un vicolo lì fuori.
          Mi incammino verso ovest
          fischiettando tra i
          denti.
          Composta sabato 28 settembre 2013
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            L'amica di nonna Speranza

            Loreto impagliato e il busto d'Alfieri, di Napoleone,
            i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto!)

            il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti,
            i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,

            un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,
            gli oggetti con mònito, salve, ricordo, le noci di cocco,

            Venezia ritratta a musaici, gli acquerelli un po' scialbi,
            le stampe, i cofani, gli albi dipinti d'anemoni arcaici,

            le tele di Massimo d'Azeglio, le miniature,
            i dagherottipi: figure sognanti in perplessità,

            il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone
            e immilla nel quarto le buone cose di pessimo gusto,

            il cùcu dell'ore che canta, le sedie parate a damasco
            chermisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!

            I fratellini alla sala quest'oggi non possono accedere
            che cauti (hanno tolte le fodere ai mobili: è giorno di gala)

            ma quelli v'irrompono in frotta. È giunta è giunta in vacanza
            la grande sorella Speranza con la compagna Carlotta.

            Ha diciassette anni la Nonna! Carlotta quasi lo stesso:
            da poco hanno avuto il permesso d'aggiungere un cerchio alla gonna;

            il cerchio ampissimo increspa la gonna a rose turchine:
            più snella da la crinoline emerge la vita di vespa.

            Entrambe hanno uno scialle ad arancie, a fiori, a uccelli, a ghirlande:
            divisi i capelli in due bande scendenti a mezzo le guance.

            Son giunte da Mantova senza stanchezza al Lago Maggiore
            sebbene quattordici ore viaggiassero in diligenza.

            Han fatto l'esame più egregio di tutta la classe. Che affanno
            passato terribile! Hanno lasciato per sempre il collegio.

            O Belgirate tranquilla! La sala dà sul giardino:
            fra i tronchi diritti scintilla lo specchio del Lago turchino.

            Silenzio, bambini! Le amiche - bambini, fate pian piano! -
            le amiche provano al piano un fascio di musiche antiche:

            motivi un poco artefatti nel secentismo fronzuto
            di Arcangelo del Leuto e di Alessandro Scarlatti;

            innamorati dispersi, gementi il "core" e "l'augello",
            languori del Giordanello in dolci bruttissimi versi:

            ... caro mio ben
            credimi almen,
            senza di te
            languisce il cor!
            Il tuo fedel
            sospira ognor
            cessa crudel
            tanto rigor!
            Carlotta canta, Speranza suona. Dolce e fiorita
            si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita.

            O musica, lieve sussurro! E già nell'animo ascoso
            d'ognuna sorride lo sposo promesso: il Principe Azzurro,

            lo sposo dei sogni sognati... O margherite in collegio
            sfogliate per sortilegio sui teneri versi del Prati!

            Giungeva lo Zio, signore virtuoso di molto riguardo,
            ligio al Passato al Lombardo-Veneto e all'Imperatore.

            Giungeva la Zia, ben degna consorte, molto dabbene,
            ligia al Passato sebbene amante del Re di Sardegna.

            "Baciate la mano alli Zii! " - dicevano il Babbo e la Mamma,
            e alzavano il volto di fiamma ai piccolini restii.

            "E questa è l'amica in vacanza: madamigella Carlotta
            Capenna: l'alunna più dotta, l'amica più cara a Speranza. "

            "Ma bene... ma bene... ma bene... " - diceva gesuitico e tardo
            lo Zio di molto riguardo - "Ma bene... ma bene... ma bene...

            Capenna? Conobbi un Arturo Capenna... Capenna... Capenna...
            Sicuro! Alla Corte di Vienna! Sicuro... sicuro... sicuro... "

            "Gradiscono un po' di marsala? " "Signora Sorella: magari. "
            E sulle poltrone di gala sedevano in bei conversari.

            "... ma la Brambilla non seppe... - È pingue già per lErnani;
            la Scala non ha più soprani... - Che vena quel Verdi... Giuseppe!...

            "... nel marzo avremo un lavoro - alla Fenice, m'han detto -
            nuovissimo: il Rigoletto; si parla d'un capolavoro. -

            "... azzurri si portano o grigi? - E questi orecchini! Che bei
            rubini! E questi cammei?... La gran novità di Parigi...

            "... Radetzki? Ma che! L'armistizio... la pace, la pace che regna...
            Quel giovine Re di Sardegna è uomo di molto giudizio! -

            "È certo uno spirito insonne... -... è forte e vigile e scaltro.
            "È bello? - Non bello: tutt'altro... - Gli piacciono molto le donne...

            "Speranza! " (chinavansi piano, in tono un po' sibillino)
            "Carlotta! Scendete in giardino: andate a giuocare al volano! "

            Allora le amiche serene lasciavano con un perfetto
            inchino di molto rispetto gli Zii molto dabbene.

            Oimè! Ché giocando, un volano, troppo respinto all'assalto,
            non più ridiscese dall'alto dei rami d'un ippocastano!

            S'inchinano sui balaustri le amiche e guardano il Lago,
            sognando l'amore presago nei loro bei sogni trilustri.

            "... se tu vedessi che bei denti! - Quant'anni? - Vent'otto.
            - Poeta? Frequenta il salotto della Contessa Maffei! "

            Non vuole morire, non langue il giorno. S'accende più ancora
            di porpora: come un'aurora stigmatizzata si sangue;

            si spenge infine, ma lento. I monti s'abbrunano in coro:
            il Sole si sveste dell'oro, la Luna si veste d'argento.

            Romantica Luna fra un nimbo leggero, che baci le chiome
            dei pioppi arcata siccome un sopracciglio di bimbo,

            il sogno di tutto un passato nella tua curva s'accampa:
            non sorta sei da una stampa del Novelliere Illustrato?

            Vedesti le case deserte di Parisina la bella
            non forse? Non forse sei quella amata dal giovane Werther?

            "... Mah!... Sogni di là da venire. - Il Lago s'è fatto più denso
            di stelle -... che pensi?... - Non penso... - Ti piacerebbe morire?

            "Sì! - Pare che il cielo riveli più stelle nell'acqua e più lustri.
            Inchìnati sui balaustri: sognano così fra due cieli...

            "Son come sospesa: mi libro nell'alto!... - Conosce Mazzini...
            - E l'ami? - Che versi divini!... Fu lui a donarmi quel libro,

            ricordi? Che narra siccome amando senza fortuna
            un tale si uccida per una: per una che aveva il mio nome. "

            Carlotta! Nome non fine, ma dolce! Che come l'essenze
            risusciti le diligenze, lo scialle, le crinoline...

            O amica di Nonna conosco le aiuole per ove leggesti
            i casi di Jacopo mesti nel tenero libro del Foscolo.

            Ti fisso nell'albo con tanta tristezza, ov'è di tuo pugno
            la data: vent'otto di Giugno del mille ottocento cinquanta.

            Stai come rapita in un cantico; lo sguardo al cielo profondo,
            e l'indice al labbro, secondo l'atteggiamento romantico.

            Quel giorno - malinconia! - vestivi un abito rosa
            per farti - novissima cosa! - ritrarre in fotografia...

            Ma te non rivedo nel fiore, o amica di Nonna! Ove sei
            o sola che - forse - potrei amare, amare d'amore?
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              MI alzo con le palpebre infuocate

              MI alzo con le palpebre infuocate.
              La fanciullezza smorta nella barba
              cresciuta nel sonno, nella carne smagrita,
              si fissa con la luce fusa nei miei occhi riarsi.
              Finisco così nel buio incendio
              di una giovinezza frastornata dall'eternità;
              così mi brucio, è inutile
              - pensando - essere altrimenti,
              imporre limiti al disordine: mi trascina
              sempre più frusto, con un viso secco
              nella sua infanzia, verso un quieto e folle
              ordine, il peso del mio giorno perso
              in mute ore di gaiezza, in muti
              istanti di terrore...
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                Scritta da: Cheope
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Squadra paesana

                Anch'io tra i molti vi saluto, rosso-
                alabardati,
                sputati
                dalla terra natia, da tutto un popolo
                amati.
                Trepido seguo il vostro gioco.
                Ignari
                esprimete con quello antiche cose
                meravigliose
                sopra il verde tappeto, all'aria, ai chiari
                soli d'inverno.

                Le angosce
                che imbiancano i capelli all'improvviso,
                sono da voi così lontane! La gloria
                vi dà un sorriso
                fugace: il meglio onde disponga. Abbracci
                corrono tra di voi, gesti giulivi.

                Giovani siete, per la madre vivi;
                vi porta il vento a sua difesa. V'ama
                anche per questo il poeta, dagli altri
                diversamente - ugualmente commosso.
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                  in Poesie (Poesie d'Autore)
                  A cosa pensi
                  quando smetti di pensare?
                  Quando la notte finalmente
                  chiudi gli occhi
                  e resti sola?
                  Ti senti libera.
                  Ti senti in gabbia.
                  Ti manca una carezza.
                  Un attimo di gentilezza.
                  O forse solo una parola?
                  Non chiedi mai aiuto tu.
                  In questo siamo uguali.
                  Piccola anima in disparte.
                  E quando veramente non ce la fai più
                  spendi l'amore che hai da parte.
                  Se fossimo in un film
                  saresti quella voce fuori campo
                  di cui lo spettatore si innamora.
                  Cercati ancora.
                  Cercati ovunque.
                  In mezzo a chi non ci credeva.
                  E poi parlava.
                  In mezzo a chi non ti diceva
                  che aspettava un passo falso.
                  Ma in fondo in fondo.
                  Ci sperava.
                  Volevano tenerti in pugno.
                  Ma tu, gli sei passata tra le dita.
                  E non dimenticarti mai.
                  Di chi giurava di restarti accanto.
                  E poi spariva.
                  Perché chi lotta fa paura.
                  Perché chi si rialza
                  fa ballare il mondo.
                  E allora metti musica.
                  Con tutta la tua voce.
                  Urla!

                  Sei viva.
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