Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Elisa Iacobellis
in Poesie (Poesie d'Autore)

Per te amore mio

Sono andato al mercato degli uccelli
E ho comprato degli uccelli
Per te
amore mio
Sono andato al mercato dei fiori
E ho comprato dei fiori
Per te
amore mio
Sono andato al mercato dei rottami
E ho comprato catene
Pesanti catene
Per te
amore mio
Poi sono andato al mercato degli schiavi
E ti ho cercata
Ma senza trovarti
amore mio.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Il mio secolo non mi fa paura

    Il mio secolo non mi fa paura,
    il mio secolo pieno di miserie e di crudeltà
    il mio secolo coraggioso e eroico.
    Non dirò mai che sono vissuto troppo presto
    o troppo tardi.
    Sono fiero di essere qui, con voi.
    Amo il mio secolo che muore e rinasce
    un secolo i cui ultimi giorni saranno belli:
    il mio secolo splenderà un giorno
    come i tuoi occhi.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Cheope
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Squadra paesana

      Anch'io tra i molti vi saluto, rosso-
      alabardati,
      sputati
      dalla terra natia, da tutto un popolo
      amati.
      Trepido seguo il vostro gioco.
      Ignari
      esprimete con quello antiche cose
      meravigliose
      sopra il verde tappeto, all'aria, ai chiari
      soli d'inverno.

      Le angosce
      che imbiancano i capelli all'improvviso,
      sono da voi così lontane! La gloria
      vi dà un sorriso
      fugace: il meglio onde disponga. Abbracci
      corrono tra di voi, gesti giulivi.

      Giovani siete, per la madre vivi;
      vi porta il vento a sua difesa. V'ama
      anche per questo il poeta, dagli altri
      diversamente - ugualmente commosso.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Chiara Cotti
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Mattino

        Aspro amore, viola coronata di spine,
        cespuglio tra tante pasioni irto,
        lancia dei dolori, corolla della collera,
        per che strade e come ti dirigesti alla mia anima?

        Perché precipitasti il tuo fuoco doloroso,
        d'improvviso, tra le foglie fredde della mia strada?
        Chi t'insegnò i passi che fino a me ti portarono?
        Quale fiore, pietra, fumo ti mostrarono la mia dimora?

        Certo è che tremò la notte paurosa
        l'alba empì tutte le coppe del suo vino
        e il sole stabilì la sua presenza celeste,

        mentre il crudele amore m'assediava senza tregua
        finché lacerandomi con spade e spineaprì nel mio cuore una strada bruciante.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Eclissi
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          L'ombra dell'anima mia

          L'ombra dell'anima mia
          fugge in un tramonto di alfabeti,
          nebbia di libri
          e di parole.

          L'ombra dell'anima mia!

          Sono giunto alla linea dove cessa
          la nostalgia,
          e la goccia di pianto si trasforma
          in alabastro di spirito.

          (L'ombra dell'anima mia!)

          Il fiocco del dolore
          finisce,
          ma resta la ragione e la sostanza
          del mio vecchio mezzogiorno di labbra,
          del mio vecchio mezzogiorno
          di sguardi.

          Un torbido labirinto
          di stelle affumicate
          imprigiona le mie illusioni
          quasi appassite.

          L'ombra dell'anima mia!

          E un'allucinazione
          munge gli sguardi.
          Vedo la parola amore
          sgretolarsi.

          Mio usignolo!
          Usignolo!
          Canti ancora?
          Vota la poesia: Commenta
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            RIMORCHIO

            I fiumi dove i cani non si tuffano,
            noi li attraversiamo.
            Le donne che gli altri uomini non vogliono,
            noi le amiamo.
            Il cavallo con la fasciatura,
            noi ci puntiamo sopra.
            Mettetemi al bancone con 3 donne:
            una, vagamente petulante;
            una, sostanzialmente stupida;
            e la terza,
            uno schianto:
            lo schianto si alzerà dallo sgabello
            e verrà a sedersi vicino a me.
            Gli dei se ne assicurano sempre.
            Gli dei mi proteggono.
            Mi sistemano
            davvero mica male.
            "Ciao, bello", mi chiede, "come
            va?"
            "Che ti bevi", domando.
            Mi dici cos'è.
            Ne ordino uno per lei e uno per
            me.
            Fuori, si sta molto meglio: le auto si
            scontrano; i palazzi bruciano;
            i futuri suicidi
            fischiettano tra i denti mentre
            camminano verso ovest o est o sud o
            nord.
            "A che pensi?, mi
            chiede.
            " Spero che i dodgers perdano, le
            dico, poi mi
            alzo, vado in bagno, sgattaiolo fuori,
            e poi sparisco dall'uscita
            posteriore.
            C'è un vicolo lì fuori.
            Mi incammino verso ovest
            fischiettando tra i
            denti.
            Composta sabato 28 settembre 2013
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              L'amica di nonna Speranza

              Loreto impagliato e il busto d'Alfieri, di Napoleone,
              i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto!)

              il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti,
              i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,

              un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,
              gli oggetti con mònito, salve, ricordo, le noci di cocco,

              Venezia ritratta a musaici, gli acquerelli un po' scialbi,
              le stampe, i cofani, gli albi dipinti d'anemoni arcaici,

              le tele di Massimo d'Azeglio, le miniature,
              i dagherottipi: figure sognanti in perplessità,

              il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone
              e immilla nel quarto le buone cose di pessimo gusto,

              il cùcu dell'ore che canta, le sedie parate a damasco
              chermisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!

              I fratellini alla sala quest'oggi non possono accedere
              che cauti (hanno tolte le fodere ai mobili: è giorno di gala)

              ma quelli v'irrompono in frotta. È giunta è giunta in vacanza
              la grande sorella Speranza con la compagna Carlotta.

              Ha diciassette anni la Nonna! Carlotta quasi lo stesso:
              da poco hanno avuto il permesso d'aggiungere un cerchio alla gonna;

              il cerchio ampissimo increspa la gonna a rose turchine:
              più snella da la crinoline emerge la vita di vespa.

              Entrambe hanno uno scialle ad arancie, a fiori, a uccelli, a ghirlande:
              divisi i capelli in due bande scendenti a mezzo le guance.

              Son giunte da Mantova senza stanchezza al Lago Maggiore
              sebbene quattordici ore viaggiassero in diligenza.

              Han fatto l'esame più egregio di tutta la classe. Che affanno
              passato terribile! Hanno lasciato per sempre il collegio.

              O Belgirate tranquilla! La sala dà sul giardino:
              fra i tronchi diritti scintilla lo specchio del Lago turchino.

              Silenzio, bambini! Le amiche - bambini, fate pian piano! -
              le amiche provano al piano un fascio di musiche antiche:

              motivi un poco artefatti nel secentismo fronzuto
              di Arcangelo del Leuto e di Alessandro Scarlatti;

              innamorati dispersi, gementi il "core" e "l'augello",
              languori del Giordanello in dolci bruttissimi versi:

              ... caro mio ben
              credimi almen,
              senza di te
              languisce il cor!
              Il tuo fedel
              sospira ognor
              cessa crudel
              tanto rigor!
              Carlotta canta, Speranza suona. Dolce e fiorita
              si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita.

              O musica, lieve sussurro! E già nell'animo ascoso
              d'ognuna sorride lo sposo promesso: il Principe Azzurro,

              lo sposo dei sogni sognati... O margherite in collegio
              sfogliate per sortilegio sui teneri versi del Prati!

              Giungeva lo Zio, signore virtuoso di molto riguardo,
              ligio al Passato al Lombardo-Veneto e all'Imperatore.

              Giungeva la Zia, ben degna consorte, molto dabbene,
              ligia al Passato sebbene amante del Re di Sardegna.

              "Baciate la mano alli Zii! " - dicevano il Babbo e la Mamma,
              e alzavano il volto di fiamma ai piccolini restii.

              "E questa è l'amica in vacanza: madamigella Carlotta
              Capenna: l'alunna più dotta, l'amica più cara a Speranza. "

              "Ma bene... ma bene... ma bene... " - diceva gesuitico e tardo
              lo Zio di molto riguardo - "Ma bene... ma bene... ma bene...

              Capenna? Conobbi un Arturo Capenna... Capenna... Capenna...
              Sicuro! Alla Corte di Vienna! Sicuro... sicuro... sicuro... "

              "Gradiscono un po' di marsala? " "Signora Sorella: magari. "
              E sulle poltrone di gala sedevano in bei conversari.

              "... ma la Brambilla non seppe... - È pingue già per lErnani;
              la Scala non ha più soprani... - Che vena quel Verdi... Giuseppe!...

              "... nel marzo avremo un lavoro - alla Fenice, m'han detto -
              nuovissimo: il Rigoletto; si parla d'un capolavoro. -

              "... azzurri si portano o grigi? - E questi orecchini! Che bei
              rubini! E questi cammei?... La gran novità di Parigi...

              "... Radetzki? Ma che! L'armistizio... la pace, la pace che regna...
              Quel giovine Re di Sardegna è uomo di molto giudizio! -

              "È certo uno spirito insonne... -... è forte e vigile e scaltro.
              "È bello? - Non bello: tutt'altro... - Gli piacciono molto le donne...

              "Speranza! " (chinavansi piano, in tono un po' sibillino)
              "Carlotta! Scendete in giardino: andate a giuocare al volano! "

              Allora le amiche serene lasciavano con un perfetto
              inchino di molto rispetto gli Zii molto dabbene.

              Oimè! Ché giocando, un volano, troppo respinto all'assalto,
              non più ridiscese dall'alto dei rami d'un ippocastano!

              S'inchinano sui balaustri le amiche e guardano il Lago,
              sognando l'amore presago nei loro bei sogni trilustri.

              "... se tu vedessi che bei denti! - Quant'anni? - Vent'otto.
              - Poeta? Frequenta il salotto della Contessa Maffei! "

              Non vuole morire, non langue il giorno. S'accende più ancora
              di porpora: come un'aurora stigmatizzata si sangue;

              si spenge infine, ma lento. I monti s'abbrunano in coro:
              il Sole si sveste dell'oro, la Luna si veste d'argento.

              Romantica Luna fra un nimbo leggero, che baci le chiome
              dei pioppi arcata siccome un sopracciglio di bimbo,

              il sogno di tutto un passato nella tua curva s'accampa:
              non sorta sei da una stampa del Novelliere Illustrato?

              Vedesti le case deserte di Parisina la bella
              non forse? Non forse sei quella amata dal giovane Werther?

              "... Mah!... Sogni di là da venire. - Il Lago s'è fatto più denso
              di stelle -... che pensi?... - Non penso... - Ti piacerebbe morire?

              "Sì! - Pare che il cielo riveli più stelle nell'acqua e più lustri.
              Inchìnati sui balaustri: sognano così fra due cieli...

              "Son come sospesa: mi libro nell'alto!... - Conosce Mazzini...
              - E l'ami? - Che versi divini!... Fu lui a donarmi quel libro,

              ricordi? Che narra siccome amando senza fortuna
              un tale si uccida per una: per una che aveva il mio nome. "

              Carlotta! Nome non fine, ma dolce! Che come l'essenze
              risusciti le diligenze, lo scialle, le crinoline...

              O amica di Nonna conosco le aiuole per ove leggesti
              i casi di Jacopo mesti nel tenero libro del Foscolo.

              Ti fisso nell'albo con tanta tristezza, ov'è di tuo pugno
              la data: vent'otto di Giugno del mille ottocento cinquanta.

              Stai come rapita in un cantico; lo sguardo al cielo profondo,
              e l'indice al labbro, secondo l'atteggiamento romantico.

              Quel giorno - malinconia! - vestivi un abito rosa
              per farti - novissima cosa! - ritrarre in fotografia...

              Ma te non rivedo nel fiore, o amica di Nonna! Ove sei
              o sola che - forse - potrei amare, amare d'amore?
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                MI alzo con le palpebre infuocate

                MI alzo con le palpebre infuocate.
                La fanciullezza smorta nella barba
                cresciuta nel sonno, nella carne smagrita,
                si fissa con la luce fusa nei miei occhi riarsi.
                Finisco così nel buio incendio
                di una giovinezza frastornata dall'eternità;
                così mi brucio, è inutile
                - pensando - essere altrimenti,
                imporre limiti al disordine: mi trascina
                sempre più frusto, con un viso secco
                nella sua infanzia, verso un quieto e folle
                ordine, il peso del mio giorno perso
                in mute ore di gaiezza, in muti
                istanti di terrore...
                Vota la poesia: Commenta