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in Poesie (Poesie d'Autore)

Perchè ti amo

Perché ti amo, di notte son venuto da te così impetuoso e titubante e tu non mi potrai più dimenticare l'anima tua son venuto a rubare.
Ora lei è mia - del tutto mi appartiene nel male e nel bene, dal mio impetuoso e ardito amare nessun angelo ti potrà salvare.
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    Scritta da: Elisa Iacobellis
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Per te amore mio

    Sono andato al mercato degli uccelli
    E ho comprato degli uccelli
    Per te
    amore mio
    Sono andato al mercato dei fiori
    E ho comprato dei fiori
    Per te
    amore mio
    Sono andato al mercato dei rottami
    E ho comprato catene
    Pesanti catene
    Per te
    amore mio
    Poi sono andato al mercato degli schiavi
    E ti ho cercata
    Ma senza trovarti
    amore mio.
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      Scritta da: Elisabetta
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Ai monomaniaci

      Basta appena un fugace pretesto
      per sprofondarli nel loro delirio particolare nella loro ossesione devastante,
      le sue parole scatenanti
      sono giustizia e giudici
      a sentirle la sua trasformazione è immediata
      il sorriso gli si muta in un ghigno
      dalla faccia gli cade la maschera variopinta
      e sotto appare una tavola di Cesare Lombroso.
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        Scritta da: Giorgia Gozzi
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Preghiera

        Oh Signore, fa' di me uno strumento della tua pace
        dove è odio, fa' che io porti l'amore
        dove è offesa, che io porti il perdono,
        dove è discordia, che io porti l'unione,
        dove è dubbio, che io porti la fede,
        dove è errore, che io porti la verità,
        dove è disperazione, che io porti la speranza,
        dove è tristezza, che io porti la gioia,
        dove sono le tenebre, che io porti la luce.
        Maestro, fa' che io non cerchi tanto
        di essere consolato, quanto di consolare,
        di essere compreso, quanto di comprendere,
        di essere amato, quanto di amare.
        Perché è
        dando, che si riceve,
        perdonando, che si è perdonati,
        morendo, che si resuscita a vita eterna.
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          Scritta da: Erika Moon
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Canzone del maschio e della femmina

          Canzone del maschio e della femmina!
          Il frutto dei secoli
          che spreme il suo succo
          nelle nostre vene.

          La mia anima che si diffonde nella tua carne distesa
          per uscire migliorata da te,
          il cuore che si disperde
          stirandosi come una pantera,
          e la mia vita, sbriciolata, che si annoda
          a te come la luce alle stelle!

          Mi ricevi
          come il vento la vela.

          Ti ricevo
          come il solco il seme.

          Addormentati sui miei dolori
          se i miei dolori non ti bruciano,
          legati alle mie ali,
          forse le mie ali ti porteranno,
          dirigi i miei desideri,
          forse ti duole la loro lotta.

          Tu sei l'unica che possiedo
          da quando persi la mia tristezza!

          Lacerami come una spada
          o senti come un'antenna!

          Baciami,
          mordimi,
          incendiami,
          che io vengo alla terra
          solo per il naufragio dei miei occhi di maschio
          nell'acqua infinita dei occhi di femmina!
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            Scritta da: Marzia Ornofoli
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Se non avessimo amato

            Se noi non avvessimo amato,
            Chi sa se quel narciso avrebbe attratto l'ape
            Nel suo grembo dorato,
            Se quella pianta di rose avrebbe ornato
            Di lampade rosse i suoi rami!
            Io credo non spunterebbe un foglia
            In primavera, non fosse per le labbra degli amanti
            Che baciano. Non fosse per labbra dei poeti
            Che cantano.
            Composta martedì 11 agosto 2009
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              Scritta da: Gabriella Stigliano
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Sussurri di morte celeste

              Sussurri di morte celeste odo sommessi,
              labiali dicerie della notte, sibilanti corali,
              passi che gentilmente salgono, mistiche brezze dall'alito mite e soave,
              gorgoglii di fiumi invisibili, flussi d'una corrente che scorre, eternamente
              scorre
              (o è sciacquettio di lacrime? Le smisurate acque delle lacrime umane?).
              Vedo, vedo appena verso il cielo, grandi masse di nuvole,
              malinconicamente lente ruotano, silenziose si espandono, si fondono
              con qualche stella ogni tanto che mesta appare e scompare,
              velata, lontanissima.
              (O forse un parto, qualche solenne nascita immortale;
              ai confini impenetrabili alla vista,
              un'anima che passa).
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                L'amica di nonna Speranza

                Loreto impagliato e il busto d'Alfieri, di Napoleone,
                i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto!)

                il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti,
                i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,

                un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,
                gli oggetti con mònito, salve, ricordo, le noci di cocco,

                Venezia ritratta a musaici, gli acquerelli un po' scialbi,
                le stampe, i cofani, gli albi dipinti d'anemoni arcaici,

                le tele di Massimo d'Azeglio, le miniature,
                i dagherottipi: figure sognanti in perplessità,

                il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone
                e immilla nel quarto le buone cose di pessimo gusto,

                il cùcu dell'ore che canta, le sedie parate a damasco
                chermisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!

                I fratellini alla sala quest'oggi non possono accedere
                che cauti (hanno tolte le fodere ai mobili: è giorno di gala)

                ma quelli v'irrompono in frotta. È giunta è giunta in vacanza
                la grande sorella Speranza con la compagna Carlotta.

                Ha diciassette anni la Nonna! Carlotta quasi lo stesso:
                da poco hanno avuto il permesso d'aggiungere un cerchio alla gonna;

                il cerchio ampissimo increspa la gonna a rose turchine:
                più snella da la crinoline emerge la vita di vespa.

                Entrambe hanno uno scialle ad arancie, a fiori, a uccelli, a ghirlande:
                divisi i capelli in due bande scendenti a mezzo le guance.

                Son giunte da Mantova senza stanchezza al Lago Maggiore
                sebbene quattordici ore viaggiassero in diligenza.

                Han fatto l'esame più egregio di tutta la classe. Che affanno
                passato terribile! Hanno lasciato per sempre il collegio.

                O Belgirate tranquilla! La sala dà sul giardino:
                fra i tronchi diritti scintilla lo specchio del Lago turchino.

                Silenzio, bambini! Le amiche - bambini, fate pian piano! -
                le amiche provano al piano un fascio di musiche antiche:

                motivi un poco artefatti nel secentismo fronzuto
                di Arcangelo del Leuto e di Alessandro Scarlatti;

                innamorati dispersi, gementi il "core" e "l'augello",
                languori del Giordanello in dolci bruttissimi versi:

                ... caro mio ben
                credimi almen,
                senza di te
                languisce il cor!
                Il tuo fedel
                sospira ognor
                cessa crudel
                tanto rigor!
                Carlotta canta, Speranza suona. Dolce e fiorita
                si schiude alla breve romanza di mille promesse la vita.

                O musica, lieve sussurro! E già nell'animo ascoso
                d'ognuna sorride lo sposo promesso: il Principe Azzurro,

                lo sposo dei sogni sognati... O margherite in collegio
                sfogliate per sortilegio sui teneri versi del Prati!

                Giungeva lo Zio, signore virtuoso di molto riguardo,
                ligio al Passato al Lombardo-Veneto e all'Imperatore.

                Giungeva la Zia, ben degna consorte, molto dabbene,
                ligia al Passato sebbene amante del Re di Sardegna.

                "Baciate la mano alli Zii! " - dicevano il Babbo e la Mamma,
                e alzavano il volto di fiamma ai piccolini restii.

                "E questa è l'amica in vacanza: madamigella Carlotta
                Capenna: l'alunna più dotta, l'amica più cara a Speranza. "

                "Ma bene... ma bene... ma bene... " - diceva gesuitico e tardo
                lo Zio di molto riguardo - "Ma bene... ma bene... ma bene...

                Capenna? Conobbi un Arturo Capenna... Capenna... Capenna...
                Sicuro! Alla Corte di Vienna! Sicuro... sicuro... sicuro... "

                "Gradiscono un po' di marsala? " "Signora Sorella: magari. "
                E sulle poltrone di gala sedevano in bei conversari.

                "... ma la Brambilla non seppe... - È pingue già per lErnani;
                la Scala non ha più soprani... - Che vena quel Verdi... Giuseppe!...

                "... nel marzo avremo un lavoro - alla Fenice, m'han detto -
                nuovissimo: il Rigoletto; si parla d'un capolavoro. -

                "... azzurri si portano o grigi? - E questi orecchini! Che bei
                rubini! E questi cammei?... La gran novità di Parigi...

                "... Radetzki? Ma che! L'armistizio... la pace, la pace che regna...
                Quel giovine Re di Sardegna è uomo di molto giudizio! -

                "È certo uno spirito insonne... -... è forte e vigile e scaltro.
                "È bello? - Non bello: tutt'altro... - Gli piacciono molto le donne...

                "Speranza! " (chinavansi piano, in tono un po' sibillino)
                "Carlotta! Scendete in giardino: andate a giuocare al volano! "

                Allora le amiche serene lasciavano con un perfetto
                inchino di molto rispetto gli Zii molto dabbene.

                Oimè! Ché giocando, un volano, troppo respinto all'assalto,
                non più ridiscese dall'alto dei rami d'un ippocastano!

                S'inchinano sui balaustri le amiche e guardano il Lago,
                sognando l'amore presago nei loro bei sogni trilustri.

                "... se tu vedessi che bei denti! - Quant'anni? - Vent'otto.
                - Poeta? Frequenta il salotto della Contessa Maffei! "

                Non vuole morire, non langue il giorno. S'accende più ancora
                di porpora: come un'aurora stigmatizzata si sangue;

                si spenge infine, ma lento. I monti s'abbrunano in coro:
                il Sole si sveste dell'oro, la Luna si veste d'argento.

                Romantica Luna fra un nimbo leggero, che baci le chiome
                dei pioppi arcata siccome un sopracciglio di bimbo,

                il sogno di tutto un passato nella tua curva s'accampa:
                non sorta sei da una stampa del Novelliere Illustrato?

                Vedesti le case deserte di Parisina la bella
                non forse? Non forse sei quella amata dal giovane Werther?

                "... Mah!... Sogni di là da venire. - Il Lago s'è fatto più denso
                di stelle -... che pensi?... - Non penso... - Ti piacerebbe morire?

                "Sì! - Pare che il cielo riveli più stelle nell'acqua e più lustri.
                Inchìnati sui balaustri: sognano così fra due cieli...

                "Son come sospesa: mi libro nell'alto!... - Conosce Mazzini...
                - E l'ami? - Che versi divini!... Fu lui a donarmi quel libro,

                ricordi? Che narra siccome amando senza fortuna
                un tale si uccida per una: per una che aveva il mio nome. "

                Carlotta! Nome non fine, ma dolce! Che come l'essenze
                risusciti le diligenze, lo scialle, le crinoline...

                O amica di Nonna conosco le aiuole per ove leggesti
                i casi di Jacopo mesti nel tenero libro del Foscolo.

                Ti fisso nell'albo con tanta tristezza, ov'è di tuo pugno
                la data: vent'otto di Giugno del mille ottocento cinquanta.

                Stai come rapita in un cantico; lo sguardo al cielo profondo,
                e l'indice al labbro, secondo l'atteggiamento romantico.

                Quel giorno - malinconia! - vestivi un abito rosa
                per farti - novissima cosa! - ritrarre in fotografia...

                Ma te non rivedo nel fiore, o amica di Nonna! Ove sei
                o sola che - forse - potrei amare, amare d'amore?
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                  Scritta da: Julie Gensini
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Novembre

                  Gemmea l'aria, il sole così chiaro
                  che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
                  e del prunalbo l'odorino amaro senti nel cuore...

                  Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
                  di nere trame segnano il sereno,
                  e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante sembra il terreno.

                  Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
                  odi lontano, da giardini ed orti,
                  di foglie un cader fragile.
                  È l'estate, fredda, dei morti.
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