Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

La Storia

La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.
La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.
La storia non è prodotta
da chi la pensa e neppure
da chi l'ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a poco, non procede
né recede, si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell'orario.
La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è fuori.
La storia non somministra carezze o colpi di frusta.
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.
La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C'è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: distrugge
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.
La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s'incontra l'ectoplasma
d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Xenia I

    Avevamo studiato per l'aldilà
    un fischio, un segno di riconoscimento.
    Mi provo a modularlo nella speranza
    che tutti siamo già morti senza saperlo.
    Non ho mai capito se io fossi
    il tuo cane fedele e incimurrito
    o tu lo fossi per me.
    Per gli altri no, eri un insetto miope
    smarrito nel blabla
    dell'alta società. Erano ingenui
    quei furbi e non sapevano
    di essere loro il tuo zimbello:
    di esser visti anche al buio e smascherati
    da un tuo senso infallibile, dal tuo
    radar di pipistrello.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Donna genovese

      Tu mi portasti un po' d'alga marina
      Nei tuoi capelli, ed un odor di vento,
      Che è corso di lontano e giunge grave
      D'ardore, era nel tuo corpo bronzino:
      -Oh la divina
      Semplicità delle tue forme snelle-
      Non amore non spasimo, un fantasma,
      Un'ombra della necessità che vaga
      Serena e ineluttabile per l'anima
      E la discioglie in gioia, in incanto serena
      Perché per l'infinito lo scirocco
      Se la possa portare.
      Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Deh, Violetta, che in ombra d'Amore

        Deh, Violetta, che in ombra d'Amore
        negli occhi miei sì subito apparisti,
        aggi pietà del cor che tu feristi,
        che spera in te e disiando more.
        Tu, Violetta, in forma più che umana,
        foco mettesti dentro in la mia mente
        col tuo piacer ch'io vidi;
        poi con atto di spirito cocente
        creasti speme, che in parte mi sana
        la dove tu mi ridi.
        Deh, non guardare perché a lei mi fidi,
        ma drizza li occhi al gran disio che m'arde,
        ché mille donne già per esser tarde
        sentiron pena de l'altrui dolore.
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          Scritta da: Cheope
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          A me pare uguale agli dei
          chi a te vicino così dolce
          suono ascolta mentre tu parli
          e ridi amorosamente. Subito a me
          il cuore si agita nel petto
          solo che appena ti veda, e la voce
          si perde sulla lingua inerte.

          Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
          e ho buio negli occhi e il rombo
          del sangue alle orecchie.
          E tutta in sudore e tremante
          Come erba patita scoloro:
          e morte non pare lontana
          a me rapita di mente.
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            Scritta da: Impenitente
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Sopra un erotik

            Voglio un amore doloroso, lento,
            che lento sia come una lenta morte,
            e senza fine (voglio che più forte
            sia de la morte) e senza mutamento.

            Voglio che senza tregua in un tormento
            occulto sian le nostre anime assorte;
            e un mare sia presso a le nostre porte,
            solo che pianga in un silenzio intento.

            Voglio che sia la torre alta granito,
            ed alta sia così che nel sereno
            sembri attingere il grande astro polare.

            Voglio un letto di porpora, e trovare
            in quell'ombra giacendo su quel seno,
            come in fondo a un sepolcro l'Infinito.
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              Scritta da: Eclissi
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Lode del dubbio

              Sia lode al dubbio! Vi consiglio, salutate
              serenamente e con rispetto chi
              come moneta infida pesa la vostra parola!
              Vorrei che foste accorti, che non deste
              con troppa fiducia la vostra parola.

              Leggete la storia e guardate
              in fuga furiosa invincibili eserciti.
              In ogni luogo
              fortezze indistruttibili rovinano e
              anche se innumerabile era l'armata salpando,
              le navi che tornarono
              le si poté contare.
              Fu così un giorno un uomo sulla inaccessibile vetta
              e giunse una nave alla fine
              dell'infinito mare.

              Oh bello lo scuoter del capo
              su verità incontestabili!
              Oh il coraggioso medico che cura
              l'ammalato senza speranza!

              Ma d'ogni dubbio il più bello
              è quando coloro che sono
              senza fede, senza forza, levano il capo e
              alla forza dei loro oppressori
              non credono più!

              Oh quanta fatica ci volle per conquistare il principio!
              Quante vittime costò!
              Com'era difficile accorgersi
              che fosse così e non diverso!
              Con un respiro di sollievo un giorno
              un uomo nel libro del sapere lo scrisse.

              Forse a lungo là dentro starà e più generazioni
              ne vivranno e in quello vedranno un'eterna sapienza
              e spezzeranno i sapienti chi non lo conosce.
              Ma può avvenire che spunti un sospetto, di nuove esperienze,
              che quella tesi scuotano. Il dubbio si desta.
              E un altro giorno un uomo dal libro del sapere
              gravemente cancella quella tesi.

              Intronato dagli ordini, passato alla visita
              d'idoneità da barbuti medici, ispezionato
              da esseri raggianti di fregi d'oro, edificato
              da solennissimi preti, che gli sbattono alle orecchie
              un libro redatto da Iddio in persona,
              erudito da impazienti pedagoghi, sta il povero e ode
              che questo mondo è il migliore dei mondi possibili e che il buco
              nel tetto della sua stanza è stato proprio previsto da Dio.
              Veramente gli è difficile
              dubitare di questo mondo.
              Madido di sudore si curva l'uomo
              che costruisce la casa dove non lui dovrà abitare.

              Ma sgobba madido di sudore anche l'uomo
              che la propria casa si costruisce.
              Sono coloro che non riflettono, a non
              dubitare mai. Splendida è la loro digestione,
              infallibile il loro giudizio.
              Non credono ai fatti, credono solo a se stessi.
              Se occorre, tanto peggio per i fatti.
              La pazienza che han con se stessi
              è sconfinata. Gli argomenti
              li odono con gli orecchi della spia.

              Con coloro che non riflettono e mai dubitano
              si incontrano coloro che riflettono e mai agiscono.
              Non dubitano per giungere alla decisione, bensì
              per schivare la decisione. Le teste
              le usano solo per scuoterle. Con aria grave
              mettono in guardia dall'acqua i passeggeri dl navi che affondano.
              Sotto l'ascia dell'assassino
              si chiedono se anch'egli non sia un uomo.

              Dopo aver rilevato, mormorando,
              che la questione non è ancora sviscerata vanno a letto.
              La loro attività consiste nell'oscillare.
              Il loro motto preferito è: l'istruttoria continua.

              Certo, se il dubbio lodate
              non lodate però
              quel dubbio che è disperazione!
              Che giova poter dubitare, a colui
              che non riesce a decidersi!
              Può sbagliare ad agire
              chi di motivi troppo scarsi si contenta!
              Ma inattivo rimane nel pericolo
              chi di troppi ha bisogno.

              Tu, tu che sei una guida, non dimenticare
              che tale sei, perché hai dubitato
              delle guide! E dunque a chi è guidato
              permetti il dubbio!
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                in Poesie (Poesie d'Autore)

                RIMORCHIO

                I fiumi dove i cani non si tuffano,
                noi li attraversiamo.
                Le donne che gli altri uomini non vogliono,
                noi le amiamo.
                Il cavallo con la fasciatura,
                noi ci puntiamo sopra.
                Mettetemi al bancone con 3 donne:
                una, vagamente petulante;
                una, sostanzialmente stupida;
                e la terza,
                uno schianto:
                lo schianto si alzerà dallo sgabello
                e verrà a sedersi vicino a me.
                Gli dei se ne assicurano sempre.
                Gli dei mi proteggono.
                Mi sistemano
                davvero mica male.
                "Ciao, bello", mi chiede, "come
                va?"
                "Che ti bevi", domando.
                Mi dici cos'è.
                Ne ordino uno per lei e uno per
                me.
                Fuori, si sta molto meglio: le auto si
                scontrano; i palazzi bruciano;
                i futuri suicidi
                fischiettano tra i denti mentre
                camminano verso ovest o est o sud o
                nord.
                "A che pensi?, mi
                chiede.
                " Spero che i dodgers perdano, le
                dico, poi mi
                alzo, vado in bagno, sgattaiolo fuori,
                e poi sparisco dall'uscita
                posteriore.
                C'è un vicolo lì fuori.
                Mi incammino verso ovest
                fischiettando tra i
                denti.
                Composta sabato 28 settembre 2013
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