Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Colore di pioggia e di ferro

Dicevi: morte, silenzio, solitudine;
come amore, vita. Parole
delle nostre provvisorie immagini.
E il vento s'è levato leggero ogni mattina
e il tempo colore di pioggia e di ferro
è passato sulle pietre,
sul nostro chiuso ronzio di maledetti.
Ancora la verità è lontana.
E dimmi, uomo spaccato sulla croce,
e tu dalle mani grosse di sangue,
come risponderò a quelli che domandano?
Ora, ora: prima che altro silenzio
entri negli occhi, prima che altro vento
salga e altra ruggine fiorisca.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    La lettura di poesia

    Pieno pomeriggio
    in un college vicino al mare
    sobrio
    col sudore che mi cola sulle braccia,
    una goccia di sudore sul tavolo,
    l'asciugo col dito,
    per i soldi per i soldi
    mio dio penseranno che adoro tutto questo come gli altri
    mentre è per il pane e la birra e l'affitto
    per i soldi,
    sono teso faccio schifo mi sento male
    poveracci che fiasco, che disastro.

    Una donna si alza,
    esce
    sbatte la porta.

    Una poesia sconcia
    me l'avevano detto di non leggere poesie sconce
    qui
    troppo tardi.

    I miei occhi non vedono alcune righe,
    le leggo
    fino alla fine -
    disperato, tremante,
    che schifezza.

    Non possono sentire la mia voce
    e io dico
    basta, è finita, sono
    rovinato.

    E più tardi in camera mia
    trovo birra e scotch:
    il sangue d'un codardo.

    Questo dunque
    sarà il mio destino:
    scribacchiare per quattro soldi in stanze semibuie
    leggere poesie di cui da un pezzo mi sono
    stancato.

    E una volta credevo
    che gli uomini che guidano l'autobus
    o puliscono le latrine
    o ammazzano altri uomini nei vicoli
    fossero degli idioti.
    Composta mercoledì 25 settembre 2013
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Prima che bruci Parigi

      Finché ancora tempo, mio amore
      e prima che bruci Parigi
      finché ancora tempo, mio amore
      finché il mio cuore è sul suo ramo
      vorrei una notte di maggio
      una di queste notti
      sul lungosenna Voltaire
      baciarti sulla bocca
      e andando poi a Notre-Dame
      contempleremmo il suo rosone
      e a un tratto serrandoti a me
      di gioia paura stupore
      piangeresti silenziosamente
      e le stelle piangerebbero
      mischiate alla pioggia fine.

      Finché ancora tempo, mio amore
      e prima che bruci Parigi
      finché ancora tempo, mio amore
      finché il mio cuore è sul suo ramo
      in questa notte di maggio sul lungosenna
      sotto i salici, mia rosa, con te
      sotto i salici piangenti molli di pioggia
      ti direi due parole le più ripetute a Parigi
      le più ripetute, le più sincere
      scoppierei di felicità
      fischietterei una canzone
      e crederemmo negli uomini.

      In alto, le case di pietra
      senza incavi né gobbe
      appiccicate
      coi loro muri al chiar di luna
      e le loro finestre diritte che dormono in piedi
      e sulla riva di fronte il Louvre
      illuminato dai proiettori
      illuminato da noi due
      il nostro splendido palazzo
      di cristallo.

      Finché ancora tempo, mio amore
      e prima che bruci Parigi
      finché ancora tempo, mio amore
      finché il mio cuore è sul suo ramo
      in questa notte di maggio, lungo la Senna, nei depositi
      ci siederemmo sui barili rossi
      di fronte al fiume scuro nella notte
      per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa
      - verso il Belgio o verso l'Olanda? -
      davanti alla cabina una donna
      con un grembiule bianco
      sorride dolcemente.

      Finché ancora tempo, mio amore
      e prima che bruci Parigi
      finché ancora tempo, mio amore.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Notturno teppista

        Firenze nel fondo era gorgo di luci di fremiti sordi:
        Con ali di fuoco i lunghi rumori fuggenti
        Del tram spaziavano: il fiume mostruoso
        Torpido riluceva come un serpente a squame.
        Su un circolo incerto le inquiete facce beffarde
        Dei ladri, ed io tra i doppi lunghi cipressi uguali a fiaccole spente
        Più aspro ai cipressi le siepi
        Più aspro del fremer dei bussi,
        Che dal mio cuore il mio amore,
        Che dal mio cuore, l'amore un ruffiano che intonò e cantò:
        Amo le vecchie troie
        Gonfie lievitate di sperma
        Che cadono come rospi a quattro zampe sovra la coltrice rossa
        E aspettano e sbuffano ed ansimano
        Flaccide come mantici.
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          Scritta da: Lucio Dusso
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          L'Italia è ancora come la lasciai, ancora polvere sulle strade,
          ancora truffe al forestiero, si presenti
          come vuole.
          Onestà tedesca ovunque cercherai invano,
          c'è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina;
          ognuno pensa per sé, è vano, dell'altro diffida,
          e i capi dello stato, pure loro, pensano solo per sé.
          Bello è il paese! Ma Faustina, ahimè, più non ritrovo.
          Non è più questa l'Italia che lasciai con dolore.
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            Scritta da: Marzia Ornofoli
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Se non avessimo amato

            Se noi non avvessimo amato,
            Chi sa se quel narciso avrebbe attratto l'ape
            Nel suo grembo dorato,
            Se quella pianta di rose avrebbe ornato
            Di lampade rosse i suoi rami!
            Io credo non spunterebbe un foglia
            In primavera, non fosse per le labbra degli amanti
            Che baciano. Non fosse per labbra dei poeti
            Che cantano.
            Composta martedì 11 agosto 2009
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              Scritta da: Gabriella Stigliano
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Sussurri di morte celeste

              Sussurri di morte celeste odo sommessi,
              labiali dicerie della notte, sibilanti corali,
              passi che gentilmente salgono, mistiche brezze dall'alito mite e soave,
              gorgoglii di fiumi invisibili, flussi d'una corrente che scorre, eternamente
              scorre
              (o è sciacquettio di lacrime? Le smisurate acque delle lacrime umane?).
              Vedo, vedo appena verso il cielo, grandi masse di nuvole,
              malinconicamente lente ruotano, silenziose si espandono, si fondono
              con qualche stella ogni tanto che mesta appare e scompare,
              velata, lontanissima.
              (O forse un parto, qualche solenne nascita immortale;
              ai confini impenetrabili alla vista,
              un'anima che passa).
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