Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Elisa Iacobellis
in Poesie (Poesie d'Autore)

Settembre

Triste il giardino: fresca
scende ai fiori la pioggia.
Silenziosa trema
l'estate, declinando alla sua fine.
Gocciano foglie d'oro
giù dalla grande acacia.
Ride attonita e smorta
l'estate dentro il suo morente sogno.
S'attarda fra le rose,
pensando alla sua pace;
lentamente socchiude
i grandi occhi pesanti di stanchezza.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    L'anguilla

    L'anguilla, la sirena
    dei mari freddi che lascia il Baltico
    per giungere ai nostri mari,
    ai nostri estuari, ai fiumi
    che risale in profondo, sotto la piena avversa,
    di ramo in ramo e poi
    di capello in capello, assottigliati,
    sempre piú addentro, sempre piú nel cuore
    del macigno, filtrando
    tra gorielli di melma finché un giorno
    una luce scoccata dai castagni
    ne accende il guizzo in pozze d'acquamorta,
    nei fossi che declinano
    dai balzi d'Appennino alla Romagna;
    l'anguilla, torcia, frusta,
    freccia d'Amore in terra
    che solo i nostri botri o i disseccati
    ruscelli pirenaici riconducono
    a paradisi di fecondazione;
    l'anima verde che cerca
    vita là dove solo
    morde l'arsura e la desolazione,
    la scintilla che dice
    tutto comincia quando tutto pare
    incarbonirsi, bronco seppellito:
    l'iride breve, gemella
    di quella che incastonano i tuoi cigli
    e fai brillare intatta in mezzo ai figli
    dell'uomo, immersi nel tuo fango, puoi tu
    non crederla sorella?
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Marradi

      Il vecchio castello che ride sereno sull'alto
      La valle canora dove si snoda l'azzurro fiume
      Che rotto e muggente a tratti canta epopea
      E sereno riposa in larghi specchi d'azzurro:
      Vita e sogno che in fondo alla mistica valle
      Agitate l'anima dei secoli passati:
      Ora per voi la speranza
      Nell'aria ininterrottamente
      Sopra l'ombra del bosco che la annega
      Sale in lontano appello
      Insaziabilmente
      Batte al mio cuor che trema di vertigine.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Sognato per l'inverno a... lei

        Andremo, d'inverno, in un vagoncino rosa
        con tanti cuscini blu.
        Sarà dolce. Un nido di baci folli posa
        nei cantucci molli. Tu

        chiuderai gli occhi, per non vedere dai vetri
        smorfiare l'ombre delle sere,
        la plebaglia di démoni e di lupi tetri,
        mostruosità arcigne e nere.

        Poi la tua guancia graffiare si sentirà...
        un bacetto, un ragno matto, ti correrà
        sul collo... Intanto

        tu mi dirai: "Cerca! ", chinando a me la testa
        - prenderemo tempo a scovare quella bestia
        - che viaggia così tanto...
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Colore di pioggia e di ferro

          Dicevi: morte, silenzio, solitudine;
          come amore, vita. Parole
          delle nostre provvisorie immagini.
          E il vento s'è levato leggero ogni mattina
          e il tempo colore di pioggia e di ferro
          è passato sulle pietre,
          sul nostro chiuso ronzio di maledetti.
          Ancora la verità è lontana.
          E dimmi, uomo spaccato sulla croce,
          e tu dalle mani grosse di sangue,
          come risponderò a quelli che domandano?
          Ora, ora: prima che altro silenzio
          entri negli occhi, prima che altro vento
          salga e altra ruggine fiorisca.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Di fronte all'Africa

            Aver casa è un bene
            dolce il sonno sotto il proprio tetto
            figli, giardino e cane.
            Ma certo appena ti sei riposato dall'ultimo viaggio

            la lontananza t'insegue con nuove lusinghe.
            Meglio è patire di nostalgia di casa
            e sotto le alte stelle, solo,
            riposare con la propria melanconia.

            Avere e riposare può soltanto,
            chi ha il cuore tranquillo,
            mentre il viandante sopporta fatiche e difficoltà
            con sempre delusa speranza.

            In vero più lieve è il tormento di andare,
            più lieve che trovar pace nelle valli di casa,
            dove tra le gioie e le solite cure
            solo il saggio sa costruire la propria felicità.

            Per me è meglio cercare e mai trovare
            che legarmi, caldo e stretto a quanto mi è accanto,
            perché anche nel bene, su questa terra
            sono solo ospite, mai cittadino.
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              Scritta da: Marco Bertazzoli
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              L'Onda

              Nella cala tranquilla
              scintilla,
              intesto di scaglia
              come l'antica
              lorica
              del catafratto,
              il Mare.
              Sembra trascolorare.
              S'argenta? S'oscura?
              A un tratto
              come colpo dismaglia
              l'arme, la forza
              del vento l'intacca.
              Non dura.
              Nasce l'onda fiacca,
              sùbito s'ammorza.
              Il vento rinforza.
              Altra onda nasce,
              si perde,
              come agnello che pasce
              pel verde:
              un fiocco di spuma
              che balza!
              Ma il vento riviene,
              rincalza, ridonda.
              Altra onda s'alza,
              nel suo nascimento
              più lene
              che ventre virginale!
              Palpita, sale,
              si gonfia, s'incurva,
              s'alluma, propende.
              Il dorso ampio splende
              come cristallo;
              la cima leggiera
              s'arruffa
              come criniera
              nivea di cavallo.
              Il vento la scavezza.
              L'onda si spezza,
              precipita nel cavo
              del solco sonora;
              spumeggia, biancheggia,
              s'infiora, odora,
              travolge la cuora,
              trae l'alga e l'ulva;
              s'allunga,
              rotola, galoppa;
              intoppa
              in altra cui 'l vento
              diè tempra diversa;
              l'avversa,
              l'assalta, la sormonta,
              vi si mesce, s'accresce.
              Di spruzzi, di sprazzi,
              di fiocchi, d'iridi
              ferve nella risacca;
              par che di crisopazzi
              scintilli
              e di berilli
              viridi a sacca.
              O sua favella!
              Sciacqua, sciaborda,
              scroscia, schiocca, schianta,
              romba, ride, canta,
              accorda, discorda,
              tutte accoglie e fonde
              le dissonanze acute
              nelle sue volute
              profonde,
              libera e bella,
              numerosa e folle,
              possente e molle,
              creatura viva
              che gode
              del suo mistero
              fugace.
              E per la riva l'ode
              la sua sorella scalza
              dal passo leggero
              e dalle gambe lisce,
              Aretusa rapace
              che rapisce la frutta
              ond'ha colmo suo grembo.
              Sùbito le balza
              il cor, le raggia
              il viso d'oro.
              Lascia ella il lembo,
              s'inclina
              al richiamo canoro;
              e la selvaggia
              rapina,
              l'acerbo suo tesoro
              oblìa nella melode.
              E anch'ella si gode
              come l'onda, l'asciutta
              fura, quasi che tutta
              la freschezza marina
              a nembo
              entro le giunga!

              Musa, cantai la lode
              della mia Strofe Lunga.
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                in Poesie (Poesie d'Autore)

                La lettura di poesia

                Pieno pomeriggio
                in un college vicino al mare
                sobrio
                col sudore che mi cola sulle braccia,
                una goccia di sudore sul tavolo,
                l'asciugo col dito,
                per i soldi per i soldi
                mio dio penseranno che adoro tutto questo come gli altri
                mentre è per il pane e la birra e l'affitto
                per i soldi,
                sono teso faccio schifo mi sento male
                poveracci che fiasco, che disastro.

                Una donna si alza,
                esce
                sbatte la porta.

                Una poesia sconcia
                me l'avevano detto di non leggere poesie sconce
                qui
                troppo tardi.

                I miei occhi non vedono alcune righe,
                le leggo
                fino alla fine -
                disperato, tremante,
                che schifezza.

                Non possono sentire la mia voce
                e io dico
                basta, è finita, sono
                rovinato.

                E più tardi in camera mia
                trovo birra e scotch:
                il sangue d'un codardo.

                Questo dunque
                sarà il mio destino:
                scribacchiare per quattro soldi in stanze semibuie
                leggere poesie di cui da un pezzo mi sono
                stancato.

                E una volta credevo
                che gli uomini che guidano l'autobus
                o puliscono le latrine
                o ammazzano altri uomini nei vicoli
                fossero degli idioti.
                Composta mercoledì 25 settembre 2013
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