Il clamore d'un passero sulle grondaie, La luna brillante e tutto il latteo cielo, E tutta quella famosa armonia di foglie, Avean cancellato l'immagine dell'uomo ed il suo grido.
Una fanciulla sorse che aveva labbra rosse e dolenti E sembrava la grandezza del mondo in lacrime, Condannata come Odisseo e le navi travagliate E orgogliosa come Priamo assassinato con i suoi pari.
Sorse, e sull'istante le grondaie piene di clamore, Una luna che si arrampicava su un vuoto cielo, E tutto quel lamento delle foglie, Potevano soltanto comporre l'immagine dell'uomo e il suo grido.
Lenzuola bianche in un armadio Lenzuola rosse in un letto Un figlio in una madre La madre nei dolori Il padre davanti alla stanza La stanza nella casa La casa nella città La città nella notte La morte in un grido E il figlio nella vita.
Il sogno d'un passato lontano, d'una ignota stirpe, d'una remota favola nei Poeti luce. Ai Poeti oscuro è il sogno del futuro. Qual contro l'aure avverse una chioma divina, una fiamma divina, tal ne la vita splende l'Anima, si distende, in dietro effusa pende.
Ospiti fummo (O tu che m'ami: ti sovviene? Era ne le tue vene il Ritmo), ospiti fummo in imperi di gloria. Nativa è la memoria in noi, dei fiori ardenti su dai cavi alabastri come tangibili astri, dei misteri veduti, degli amori goduti, degli aromi bevuti.
In qual sera purpurea chiudemmo gli occhi? Quale fu ne l'ora mortale il nostro Dio? Da quale portentosa ferita esalammo la vita? Forse dopo una strage di eroi? Sotto il profondo ciel d'un letto profondo? Le nostre spoglie fiera custodì la Chimera ne la purpurea sera.
E al risveglio improvviso dal sonno secolare noi vedemmo raggiare un altro cielo; udimmo altre voci, altri canti; udimmo tutti i pianti umani, tutti i pianti umani che la Terra nel suo cerchio rinserra. Udimmo tutti i vani gemiti e gli urli insani e le bestemmie immani.
Udimmo taciturni la querela confusa. Ma ne l'anima chiusa l'antichissimo sogno, che fluttuava ancòra, ebbe una nuova aurora. E vivemmo; e ingannammo la vita ricordando quella morte, cantando dei misteri veduti, degli amori goduti, degli aromi bevuti.
Or conviene il silenzio: alto silenzio. Oscuro è il sogno del futuro. Nuova morte ci attende. Ma in qual giorno supremo, o Fato, rivivremo? Quando i Poeti al mondo canteranno su corde d'oro l'inno concorde: - O voi che il sangue opprime, Uomini, su le cime splende l'Alba sublime!
La vita non è altro che un'ombra vagante: un povero attore che si pavoneggia e si agita per la sua ora sul palcoscenico, e poi tace; è un racconto recitato da un idiota gonfio di suono e di furia che non significa nulla.
Temo i tuoi baci fanciulla gentile, ma tu non hai motivo di temere i miei; troppo profondamente il mio spirito è oppresso perché io possa opprimere anche il tuo.
Temo il tuo viso e la tua voce e i gesti, ma tu non hai motivo di temere i miei; la devozione del cuore con la quale adoro il tuo cuore, sii certa, è innocente.
Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento. più che l'anno della crescita, ci vorrebbe l'anno dell'attenzione. Attenzione a che cade, al sole che nasce e che muore, ai ragazzi che crescono, attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato. Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza.