A un passaggio a livello lontano dal mondo un giorno d'agosto assolato un capostazione annoiato vide a un finestrino di un accelerato una signora bruna e piú non lavorò passava le serate a guardare la luna e i treni si scontravano ma lui non li sentiva prima o poi l'amore arriva.
Il tempo è un fiume che mi trascina, ma sono io quel fiume; è un tigre che mi divora, ma sono io quella tigre; è un fuoco che mi consuma, ma sono io quel fuoco. Il mondo, disgraziatamente, è reale; io, disgraziatamente, sono Borges.
Sconosciuto che passi! Tu non sai con che desiderio ti guardo, Devi essere colui che cercavo, o colei che cercavo (mi arriva come un sogno), Sicuramente ho vissuto con te in qualche luogo una vita di gioia, Tutto ritorna, fluido, affettuoso, casto, maturo, mentre passiamo veloci uno vicino all'altro, Sei cresciuto con me, con me sei stato ragazzo o giovanetta, Ho mangiato e dormito con te, il tuo corpo non è più solo tuo né ha lasciato il mio corpo solo mio, Mi dai il piacere dei tuoi occhi, del tuo viso, della tua carne, passando, in cambio prendi la mia barba, il mio petto, le mie mani, Non devo parlarti, devo pensare a te quando siedo in disparte o mi sveglio di notte, tutto solo, Devo aspettare, perché t'incontrerò di nuovo, non ho dubbi, Devo vedere come non perderti più.
Non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell'ultima c'erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.
Per me è chiaro ch'è uguale agli dèi quell'uomo che in fronte a te siede e a te vicino ascolta te che parli dolcemente
e sorridi piena di desiderio, e questo basta a farmi saltare il cuore nel petto: perché appena ti guardo, ecco non sono più capace di dire una sillaba, anzi la lingua mi s'affloscia, subito un fuoco mi corre leggero sotto la pelle, con gli occhi non vedo più niente, le orecchie rimbombano,
un velo di sudore mi ricopre, un brivido mi possiede tutta, più verde dell'erba divento, e poco, persino a me è chiaro, mi manca a morire.
Non disprezzare il poco, il meno, il non abbastanza L'umile, il non visto, il fioco, il silenzioso Perché quando saranno passati amori e battaglie Nell'ultimo camminare, nella spoglia stanza
Non resteranno il fuoco e il sublime, il trionfo e la fanfara Ma braci, un sorso d'acqua, una parola sussurrata, una nota Il poco, il meno il non abbastanza.