Scritta da: Andrea Manfrè
in Poesie (Poesie d'Autore)
Questo amore così vero,
questo amore così bello,
così felice,
così gaio
e così beffardo,
tremante di paura
come un bambino al buio.
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Questo amore così vero,
questo amore così bello,
così felice,
così gaio
e così beffardo,
tremante di paura
come un bambino al buio.
Chino sulle sere tiro le mie tristi reti
ai tuoi occhi oceanici.
Lì si distende e arde nel più alto fuoco
la mia solitudine che fa girare le braccia come un naufrago.
Faccio rossi segnali ai tuoi occhi assenti
che ondeggiano come il mare sulla riva di una faro.
Conservi solo tenebre, donna distante e mia,
dal tuo sguardo emerge a volte la costa del terrore.
Chino sulle sere getto le mie tristi reti
in quel mare che scuote i tuoi occhi oceanici.
Gli uccelli notturni beccano le prime stelle
che scintillano come la mia anima quando ti amo.
Galoppa la notte sulla sua cavalla cupa
spargendo spighe azzurre sul prato.
Immenso e rosso
Sopra il Grand Palais
Il sole d'inverno viene
E se ne va
Come lui il mio cuore sparirà
E tutto il mio sangue se ne andrà
Se ne andrà in cerca di te
Amore mio
Bellezza mia
E ti ritroverà
In qualunque posto tu stia.
Ogni mattina, per guadagnarmi da vivere,
Vado al mercato dove si comprano le bugie.
Pieno di speranza
Mi metto tra chi vende.
Musica dell'indifferenza
cuore tempo aria fuoco sabbia
del silenzio frana d'errori
copri le loro voci ch'io
non mi senta più
tacere.
Vinco le parole al fiato
lacero le fibre necessarie
sanguino il sanguinabile
giro il cannocchiale verso di me
non compro nessuna macchina usata da quel tizio
la macchina usata ce l'ho già
infilo il mare
ne vengo sputato
cedo la ragione al vento
dò forma alla strada con l'ombra del machete
dò forma alla mia ombra col gesso
conosco il muschio senza fargli conoscere me
conosco il bordo del mondo per sentito dire
non mi lascio minacciare nel futuro
inalo il monte rosa
scalcio
giro le trottole
conservo la soglia del dolore
mi presento gli occhi che per poco non ho usato
mi concedo, mi assumo, mi spingo, mi apposto, mi bracco
mi invito alla festa
dirigo l'attenzione con bacchette in ciliegio
riconosco il piacere
rilascio le spalle
non trattengo urla
non trattengo nascite
non dubito delle stelle
non dubito del fatto che mia madre non mi abbia abortito
non ho intenzione di sentirmi abusivo.
Deve essere a scelta.
Cambiare, purché niente cambi.
È facile, impossibile, difficile, ne vale la pena.
Ha gli occhi, se occorre, ora azzurri, ora grigi,
neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime.
Dorme con lui come la prima venuta, l'unica al mondo.
Gli darà quattro figli, nessuno, uno.
Ingenua, ma ottima consigliera.
Debole, ma sosterrà.
Non ha la testa sulle spalle, però l'avrà.
Legge Jaspers e le riviste femminili.
Non sa a che serva questa vite, e costruirà un ponte.
Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane.
Tiene nelle mani un passero con l'ala spezzata,
soldi suoi per un viaggio lungo e lontano,
una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka.
Dove è che corre, non sarà stanca?
Ma no, solo un poco, molto, non importa.
O lo ama o si è intestardita.
Nel bene, nel male, e per l'amor del cielo!
Lo spiraglio dell'alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.
Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell'alba
sulle colline scure.
Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell'alba
sommergono le case.
La città abbrividisce,
odorano le pietre
sei la vita, il risveglio.
Stella sperduta
nella luce dell'alba,
cigolio della brezza,
tepore, respiro
è finita la notte.
Sei la luce e il mattino.
Come chi volesse in una mano
chiusa a coppa, prendere una spiaggia
di sabbia e un oceano, grano a grano
goccia a goccia,
come chi volesse sulla fronte
reggere il sole dell'alba
chiuderlo sull'orizzonte
dentro a un a foschia scialba,
è chi tenta di sentire
in sé l'essenza della vita,
meglio viaggiare, fuggire
come fa lei, l'infinitamente mutevole.
I have done it again.
One year in every ten
i manage it-
a sort of walking miracle, my skin
Bright as a Nazi lampshade,
My right foot
a paperweight,
My face a featureless, fine
Jew linen.
Peel off the napkin
0 my enemy.
Do i terrify? -
The nose, the eye pits, the full set of teeth?
The sour breath
Will vanish in a day.
Soon, soon the flesh
The grave cave ate will be
At home on me
And i a smiling woman.
I am only thirty.
And like the cat i have nine times to die.
This is Number Three.
What a trash
To annihilate each decade.
What a million filaments.
The peanut-crunching crowd
Shoves in to see
Them unwrap me hand and foot
The big strip tease.
Gentlemen, ladies
These are my hands
My knees.
I may be skin and bone,
Nevertheless, i am the same, identical woman.
The first time it happened i was ten.
It was an accident.
The second time i meant
To last it out and not come back at all.
I rocked shut
As a seashell.
They had to call and call
And pick the worms off me like sticky pearls.
Dying
Is an art, like everything else,
i do it exceptionally well.
I do it so it feels like hell.
I do it so it feels real.
I guess you could say i've a call.
It's easy enough to do it in a cell.
It's easy enough to do it and stay put.
It's the theatrical
Comeback in broad day
To the same place, the same face, the same brute
Amused shout:
'a miracle!'
That knocks me out.
There is a charge
For the eyeing of my scars, there is a charge
For the hearing of my heart-
It really goes.
And there is a charge, a very large charge
For a word or a touch
Or a bit of blood
Or a piece of my hair or my clothes.
So, so, Herr Doktor.
So, Herr Enemy.
I am your opus,
i am your valuable,
The pure gold baby
That melts to a shriek.
I turn and burn.
Do not think i underestimate your great concern.
Ash, ash -
You poke and stir.
Flesh, bone, there is nothing there-
a cake of soap,
a wedding ring,
a gold filling.
Herr God, Herr Lucifer
Beware
Beware.
Out of the ash
i rise with my red hair
And i eat men like air.
L'ho rifatto.
Un anno ogni dieci
Ci riesco -
Una specie di miracolo ambulante, la mia pelle
Splendente come un paralume Nazi,
Un fermacarte il mio
Piede destro,
La mia faccia un anonimo, perfetto
Lino ebraico.
Via il drappo,
o mio nemico!
Faccio forse paura? -
Il naso, le occhiaie, la chiostra dei denti?
Il fiato puzzolente
In un giorno svanirà.
Presto, ben presto la carne
Che il sepolcro ha mangiato si sarà
Abituata a me
e io sarò una donna che sorride.
Non ho che trent'anni.
E come il gatto ho nove vite da morire.
Questa è la numero tre.
Quale ciarpame
Da far fuori ogni decennio.
Che miriade di filamenti.
La folla sgranocchiante noccioline
Si accalca per vedere
Che mi sbendano mano e piede -
Il grande spogliarello.
Signori e signore, ecco qui
Le mie mani,
i miei ginocchi.
Sarò anche pelle e ossa,
Ma pure sono la stessa identica donna.
La prima volta successe che avevo dieci anni.
Fu un incidente.
Ma la seconda volta ero decisa
a insistere, a non recedere assolutamente.
Mi dondolavo chiusa
Come conchiglia.
Dovettero chiamare e chiamare
e staccarmi via i vermi come perle appiccicose.
Morire
è un'arte, come ogni altra cosa.
Io lo faccio in modo eccezionale.
Io lo faccio che sembra come inferno.
Io lo faccio che sembra reale.
Ammettete che ho la vocazione.
È facile abbastanza da farlo in una cella.
È facile abbastanza farlo e starsene lì.
È il teatrale
Ritorno in pieno giorno
a un posto uguale, uguale viso, uguale
Urlo divertito e animale:
"Miracolo!"
È questo che mi ammazza.
C'è un prezzo da pagare
Per spiare
Le mie cicatrici, per auscultare
Il mio cuore - eh sì, batte.
E c'è un prezzo, un prezzo molto caro,
Per una toccatina, una parola,
o un po' del mio sangue
o di capelli o un filo dei miei vestiti.
Eh sì, Herr Doktor.
Eh sì, Herr Nemico.
Sono il vostro opus magnum.
Sono il vostro gioiello,
Creatura d'oro puro
Che a uno strillo si liquefà.
Io mi rigiro e brucio.
Non crediate che io sottovaluti le vostre ansietà.
Cenere, cenere -
Voi attizzate e frugate.
Carne, ossa, non ne trovate -
Un pezzo di sapone,
Una fede nuziale,
Una protesi dentale.
Herr Dio, Herr Lucifero,
Attento.
Attento.
Dalla cenere io rivengo
Con le mie rosse chiome
e mangio uomini come aria di vento.