Poesie di Dante Alighieri

Scrittore, poeta e politico, nato lunedì 1 giugno 1265 a Firenze (Italia), morto domenica 14 settembre 1321 a Ravenna (Italia)
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Scritta da: Francesca Fontana

Divina Commedia, V canto inferno

E quella a me: "Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.

Ma s'a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante".
Dante Alighieri
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    Scritta da: Francesca Fontana

    Divina Commedia, V canto inferno

    O animal grazïoso e benigno
    che visitando vai per l'aere perso
    noi che tignemmo il mondo di sanguigno,

    se fosse amico il re de l'universo,
    noi pregheremmo lui de la tua pace,
    poi c'hai pietà del nostro mal perverso.

    Di quel che udire e che parlar vi piace,
    noi udiremo e parleremo a voi,
    mentre che 'l vento, come fa, ci tace.

    Siede la terra dove nata fui
    su la marina dove 'l Po discende
    per aver pace cò seguaci sui.

    Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
    prese costui de la bella persona
    che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

    Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
    mi prese del costui piacer sì forte,
    che, come vedi, ancor non m'abbandona.

    Amor condusse noi ad una morte.
    Caina attende chi a vita ci spense.
    Dante Alighieri
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      Scritta da: Francesca Fontana

      Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io

      Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io
      fossimo presi per incantamento,
      e messi in un vasel ch'ad ogni vento
      per mare andasse al voler vostro e mio,

      sì che fortuna od altro tempo rio
      non ci potesse dare impedimento,
      anzi, vivendo sempre in un talento,
      di stare insieme crescesse 'l disio.

      E monna Vanna e monna Lagia poi
      con quella ch'è sul numer de le trenta
      con noi ponesse il buono incantatore:

      e quivi ragionar sempre d'amore,
      e ciascuna di lor fosse contenta,
      sì come i' credo che saremmo noi.
      Dante Alighieri
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Vede perfettamente onne salute

        Vede perfettamente onne salute
        chi la mia donna tra le donne vede;
        quelle che vanno con lei son tenute
        di bella grazia a Dio render merzede.
        E sua bieltate è di tanta vertute,
        che nulla invidia a l'altre ne procede,
        anzi le face andar seco vestute
        di gentilezza, d'amore e di fede.
        La vista sua fa onne cosa umile;
        e non fa sola sé parer piacente,
        ma ciascuna per lei riceve onore.
        Ed è ne li atti suoi tanto gentile,
        che nessun la si può recare a mente,
        che non sospiri in dolcezza d'amore.
        Dante Alighieri
        dal libro "Vita nova" di Dante Alighieri
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Perché ti vedi giovinetta e bella,
          tanto che svegli ne la mente Amore,
          pres'hai orgoglio e durezza nel core.
          Orgogliosa sè fatta e per me dura,
          po' che d'ancider me, lasso, ti prove:
          credo che 'l facci per esser sicura
          se la vertù d'Amore a morte move.
          Ma perché preso più ch'altro mi trove,
          non hai respetto alcun del mì dolore.
          Possi tu spermentar lo suo valore.
          Dante Alighieri
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Deh, Violetta, che in ombra d'Amore

            Deh, Violetta, che in ombra d'Amore
            negli occhi miei sì subito apparisti,
            aggi pietà del cor che tu feristi,
            che spera in te e disiando more.
            Tu, Violetta, in forma più che umana,
            foco mettesti dentro in la mia mente
            col tuo piacer ch'io vidi;
            poi con atto di spirito cocente
            creasti speme, che in parte mi sana
            la dove tu mi ridi.
            Deh, non guardare perché a lei mi fidi,
            ma drizza li occhi al gran disio che m'arde,
            ché mille donne già per esser tarde
            sentiron pena de l'altrui dolore.
            Dante Alighieri
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