Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Patty Diphusa
in Poesie (Poesie d'Autore)
Odiami dunque adesso, se lo vuoi,
ora che il mondo a contrastarmi seguita,
piegami giù, fa lega con la sorte,
non affacciarti per estrema perdita.
Oh no, se scampa a queste strette il cuore
non dar rinforzi a un'angoscia in disfatta,
non dare a un vento buio alba di pioggia
a tardare, già certa, la catastrofe.
Se vuoi lasciarmi non lasciarmi all'ultimo,
di già sfiancato da futili pene,
ma assalta primo, perché prima io gusti
di possente Fortuna il più e il peggio.
E ogni altra angoscia che ora par mortale,
di fronte al perder te, non parrà uguale.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Più felice sono quando più lontana
    porto la mia anima dalla sua dimora d'argilla,
    in una notte di vento quando la luna brilla
    e l'occhio vaga attraverso mondi di luce

    Quando mi annullo e niente mi è accanto
    né terra, né mare, né cieli tersi
    e sono tutta spirito, ampiamente errando
    attraverso infinite immensità.
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      Scritta da: Marilù Rossi
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

      Verrà la morte e avrà i tuoi occhi,
      questa morte che ci accompagna
      dal mattino alla sera, insonne,
      sorda, come un vecchio rimorso
      o un vizio assurdo. I tuoi occhi
      saranno una vana parola,
      un grido taciuto, un silenzio.
      Così li vedi ogni mattina
      quando su te sola ti pieghi
      nello specchio. O cara speranza,
      quel giorno sapremo anche noi
      che sei la vita e sei il nulla.
      Per tutti la morte ha uno sguardo.
      Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
      Sarà come smettere un vizio,
      come vedere nello specchio
      riemergere un viso morto,
      come ascoltare un labbro chiuso.
      Scenderemo nel gorgo muti.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Supplica a mia madre

        È difficile dire con parole di figlio
        ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
        Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
        ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
        Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
        è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
        Sei insostituibile. Per questo è dannata
        alla solitudine la vita che mi hai data.
        E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
        d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
        Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
        sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
        ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
        alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
        Era l'unico modo per sentire la vita,
        l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
        Sopravviviamo: ed è la confusione
        di una vita rinata fuori dalla ragione.
        Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
        Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile….
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Il Vampiro

          Tu che t'insinuasti come una lama
          Nel mio cuore gemente; tu che forte
          Come un branco di demoni venisti
          A fare folle e ornata, del mio spirito
          Umiliato il tuo letto e il regno-infame
          A cui, come il forzato alla catena,
          Sono legato: come alla bottiglia
          L'ubriacone; come alla carogna
          I vermi; come al gioco l'ostinato
          Giocatore - che sia maledetta.
          Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
          Di conquistare la mia libertà;
          Ed il veleno perfido ho pregato
          Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada
          Ed il veleno, pieni di disprezzo,
          M'han detto: "Non sei degno che alla tua
          Schiavitù maledetta ti si tolga,
          Imbecille! - una volta liberato
          Dal suo dominio, per i nostri sforzi,
          tu faresti rivivere il cadaver
          del tuo vampiro, con i baci tuoi!"
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Continuità

            Nulla è mai veramente perduto, o può essere perduto,
            nessuna nascita, forma, identità - nessun oggetto del mondo,
            né vita, né forza, né alcuna cosa visibile;
            l'apparenza non deve ingannare, né l'ambito mutato confonderti il cervello.
            Vasti sono il tempo e lo spazio - vasti i campi della Natura.
            Il corpo lento, invecchiato, freddo - le ceneri rimaste dai fuochi di un tempo,
            la luce degli occhi divenuta tenue, tornerà puntualmente a risplendere;
            il sole ora basso a occidente sorge costante per mattini e meriggi;
            alle zolle gelate sempre ritorna la legge invisibile della primavera,
            con l'erba e i fiori e i frutti estivi e il grano.
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              Scritta da: Roberta68
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              10 agosto

              San Lorenzo, io lo so perché tanto
              di stelle per l'aria tranquilla
              arde e cade, perché sì gran pianto
              nel concavo cielo favilla.
              Ritornava una rondine al tetto:
              l'uccisero: cadde tra spini:
              ella aveva nel becco un insetto:
              la cena dei suoi rondinini.
              Ora è là, come in croce, che tende
              quel verme a quel cielo lontano;
              e il suo nido è nell'ombra, che attende
              che pigola sempre più piano.
              Anche un uomo tornava al suo nido:
              l'uccisero: disse: Perdono;
              e restò negli aperti occhi un grido:
              portava due bambole in dono...
              Ora là, nella casa romita,
              lo aspettano, aspettano in vano:
              egli immobile, attonito, addita
              le bambole al cielo lontano.
              E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
              sereni, infinito, immortale,
              oh! d'un pianto di stelle lo inondi
              quest'atomo opaco del Male!
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                La terra santa

                Ho conosciuto Gerico,
                ho avuto anch'io la mia Palestina,
                le mura del manicomio
                erano le mura di Gerico
                e una pozza di acqua infettata
                ci ha battezzati tutti.
                Lì dentro eravamo ebrei
                e i Farisei erano in alto
                e c'era anche il Messia
                confuso dentro la folla:
                un pazzo che urlava al Cielo
                tutto il suo amore in Dio.
                Noi tutti, branco di asceti
                eravamo come gli uccelli
                e ogni tanto una rete
                oscura ci imprigionava
                ma andavamo verso la messe,
                la messe di nostro Signore
                e Cristo il Salvatore.
                Fummo lavati e sepolti,
                odoravamo di incenso.
                E dopo, quando amavamo
                ci facevano gli elettrochoc
                perché, dicevano, un pazzo
                non può amare nessuno.
                Ma un giorno da dentro l'avello
                anch'io mi sono ridestata
                e anch'io come Gesù
                ho avuto la mia resurrezione,
                ma non sono salita ai cieli
                sono discesa all'inferno
                da dove riguardo stupita
                le mura di Gerico antica.
                Composta lunedì 30 marzo 2015
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