Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Il sole e la lucerna

In mezzo ad uno scampanare fioco
sorse e batté su taciturne case
il sole, e trasse d'ogni vetro il fuoco.
C'era ad un vetro tuttavia, rossastro
un lumicino. Ed ecco il sol lo invase,
lo travolse in un gran folgorìo d'astro.
E disse, il sole: - Atomo fumido! Io
guardo, e tu fosti. - A lui l'umile fiamma:
- Ma questa notte tu non c'eri, o dio;
e un malatino vide la sua mamma
alla mia luce, fin che tu sei sorto.
Oh! grande sei, ma non ti vede: è morto! -
E poi, guizzando appena:
- Chiedeva te! Che tosse!
Voleva te! Che pena!
Tu ricordavi al cuore
suo le farfalle rosse
su le ginestre in fiore!
Io stavo lì da parte...
gli rammentavo sere
lunghe di veglia e carte
piene di righe nere!
Stavo velata e trista,
per fargli il ben non vista. -.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Dovrei paragonarti ad un giorno d'estate? (Sonetto 18)

    Dovrei paragonarti ad un giorno d'estate?
    Tu sei ben più raggiante e mite:
    venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
    e il corso dell'estate ha vita troppo breve:
    talvolta troppo cocente splende l'occhio del cielo
    e spesso il suo volto d'oro si rabbuia
    e ogni bello talvolta da beltà si stacca,
    spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.
    Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire
    nè perdere possesso del bello che tu hai;
    nè morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
    perché al tempo contrasterai la tua eternità:
    finché ci sarà un respiro od occhi per vedere
    questi versi avranno luce e ti daranno vita.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      L'Azzurro

      Del sempiterno azzurro la serena ironia
      Perséguita, indolente e bella come i fiori,
      Il poeta impotente di genio e di follia
      Attraverso un deserto sterile di Dolori.

      Fuggendo, gli occhi chiusi, io lo sento che scruta
      Intensamente, come un rimorso atterrante,
      L'anima vuota. Dove fuggire? E quale cupa
      Notte gettare a brani sul suo spregio straziante?

      Nebbie, salite! Ceneri e monotoni veli
      Versate, ad annegare questi autunni fangosi,
      Lunghi cenci di bruma per i lividi cieli
      Ed alzate soffitti immensi e silenziosi!

      E tu, esci dai morti stagni letei e porta
      Con te la verde melma e i pallidi canneti,
      Caro Tedio, per chiudere con una mano accorta
      I grandi buchi azzurri degli uccelli crudeli.

      Ed ancora! Che senza sosta i tristi camini
      Fùmino, e di caligine una prigione errante
      Estingua nell'orrore dei suoi neri confini
      Il sole ormai morente giallastro all'orizzonte!

      -Il cielo è morto. - A te, materia, accorro! Dammi
      L'oblio dell'Ideale crudele e del Peccato:
      Questo martire viene a divider lo strame
      Dove il gregge degli uomini felice è coricato.

      Io voglio, poiché infine il mio cervello, vuoto
      Come il vaso d'unguento gettato lungo il muro,
      Più non sa agghindare il pensiero stentato,
      Lugubre sbadigliare verso un trapasso oscuro…

      Invano! Ecco trionfa l'Azzurro nella gloria
      Delle campane. Anima, ecco, voce diventa
      Per più farci paura con malvagia vittoria,
      Ed esce azzurro angelus dal metallo vivente!

      Si espande tra la nebbia, antico ed attraversa
      La tua agonia nativa, come un gladio sicuro:
      Dove andare, in rivolta inutile e perversa?
      Mia ossessione. Azzurro! Azzurro! Azzurro! Azzurro!
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        Scritta da: Gaetano Toffali
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Sognando la religione

        Signore
        non credo non credo
        eppure sono qui
        davanti inginocchiato
        Ah se sapessi
        mi piacciono le contraddizioni
        per poter restare me stesso
        Sono uno stupido
        non occorre che te lo dica
        il meno riuscito
        dei tuoi figli
        Sono brutto sono un fallito
        eppure non ho nulla da chiederti,
        non voglio miracoli per me,
        mi accontento che il sole
        mi dica buongiorno.
        Signore, non sono qui
        per fare la ruota come un pavone
        ma neanche per battermi il petto
        domandando perdono.
        Io sono solo un bambino
        che piange e arranca e fatica.
        Io muoio su una croce diversa
        mordendo i chiodi
        e spingendo i piedi
        verso il basso a sentire
        l'erba che cresce.
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          Scritta da: Paolo P
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Francesca

          Venivi innanzi uscendo dalla notte
          recavi fiori in mano
          ora uscirai fuori da una folla confusa,
          da un tumulto di parole intorno a te.
          Io che ti avevo veduta fra le cose prime
          mi adirai quando sentii dire il tuo nome
          in luoghi volgari.
          Avrei voluto che le onde fredde sulla mia mente fluttuassero
          e che il mondo inaridisse come una foglia morta,
          o vuota bacca di dente di leone, e fosse spazzato via,
          per poterti ritrovare,
          sola.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Possibilità

            Preferisco il cinema.
            Preferisco i gatti.
            Preferisco le querce sul fiume Warta.
            Preferisco Dickens a Dostoevskij.
            Preferisco me che vuol bene alla gente
            a me che ama l'umanità.
            Preferisco avere sottomano ago e filo.
            Preferisco il colore verde.
            Preferisco non affermare
            che l'intelletto ha la colpa di tutto.
            Preferisco le eccezioni.
            Preferisco uscire prima.
            Preferisco parlare con i medici d'altro.
            Preferisco le vecchie illustrazione a tratteggio.
            Preferisco il ridicolo di scrivere poesie
            al ridicolo di non scriverne.
            Preferisco in amore gli anniversari non tondi,
            da festeggiare ogni giorno.
            Preferisco i moralisti
            che non mi promettono nulla.
            Preferisco una bontà avveduta a una credulona.
            Preferisco la terra in borghese.
            Preferisco i paesi conquistati a quelli conquistatori.
            Preferisco avere delle riserve.
            Preferisco l'inferno del caos all'inferno dell'ordine.
            Preferisco le favole dei Grimm alle prime pagine.
            Preferisco foglie senza fiori a fiori senza foglie.
            Preferisco i cani con la coda non tagliata.
            Preferisco gli occhi chiari, perché li ho scuri.
            Preferisco i cassetti.
            Preferisco molte cose che qui non ho menzionato
            a molte pure qui non menzionate.
            Preferisco gli zeri alla rinfusa
            che non allineati in una cifra.
            Preferisco il tempo degli insetti a quello siderale.
            Preferisco toccare ferro.
            Preferisco non chiedere per quanto ancora e quando.
            Preferisco prendere in considerazione perfino la possibilità
            che l'essere abbia una sua ragione.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Del non leggere

              In libreria con l'opera di Proust
              non ti danno un telecomando,
              non puoi cambiare
              sulla partita di calcio
              o sul telequiz con in premio una Volvo.

              Viviamo più a lungo,
              ma con minor esattezza
              e con frasi più brevi.

              Viaggiamo più veloci, più spesso, più lontano
              e torniamo con foto invece di ricordi.
              Qui sono io con uno.
              Là, credo, è il mio ex.
              Qui sono tutti nudi,
              quindi di certo in spiaggia.

              Sette volumi - pietà.
              Non si potrebbe riassumerli, abbreviarli
              o meglio ancora mostrarli in immagini?
              Una volta hanno trasmesso un serial, La bambola,
              ma per mia cognata è di un altro che inizia con la P.

              E poi tra parentesi, chi mai era costui.
              Scriveva, dicono, a letto, per interi anni.
              Un foglio dopo l'altro,
              a velocità ridotta.
              Noi invece andiamo in quinta
              e - toccando ferro - stiamo bene.
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                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Canto di chi rimane a casa

                Restare a casa è un ordine
                che non si discute,
                ma da adesso in poi dovremmo essere
                un poco più attenti a quelli che muoiono sul lavoro.
                lo so che ora il problema è non infettare gli altri,
                lo so che non è una banale influenza
                quella che ci sta attraversando,
                ma se dobbiamo temere la malattia
                dobbiamo temerla sempre,
                dobbiamo mettere pochi pesticidi nelle terre
                e le industrie pochi veleni nel cibo e nell'aria.
                e chi non è più amato
                non può più uccidere la sua amante,
                e si può essere ricchi
                solo se non ci sono poveri.
                Non voglio affiancarmi agli stupidi
                per ogni volta che dici qualcosa
                ti rispondo che il problema è un altro,
                dobbiamo chiedere che dal prossimo autunno,
                ogni governo, di destra o di sinistra,
                si ponga il problema che vendere sigarette è vendere tumori
                e vendere alcolici è vendere cirrosi.
                Ora più che mai è un dovere di tutti stare bene
                ma nel futuro deve essere anche un diritto:
                se un futuro governo, come quelli passati,
                toglierà soldi agli ospedali
                per destinarli alle spese militari
                sarà un governo di criminali.
                Composta sabato 21 marzo 2020
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