Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Elisa Iacobellis
in Poesie (Poesie d'Autore)

Bimba bruna e agile

Bimba bruna e agile, il sole che fa la frutta,
quello che rassoda il grano, quello che piega le alghe,
ha fatto il tuo corpo allegro, i tuoi occhi luminosi
e la tua bocca che ha il sorriso dell'acqua.

Un sole nero e ansioso ti si arrotola nei fili
della nera capigliatura, quando stendi le braccia.
Tu giochi col sole come un ruscello
e lui ti lascia negli occhi due pozze oscure.

Bimba bruna e agile, nulla mi avvicina a te.
Tutto da te mi allontana, come dal mezzogiorno.
Sei la delirante gioventù dell'ape,
l'ebbrezza dell'onda, la forza della spiga.

Il mio cuore cupo ti cerca, tuttavia,
e amo il tuo corpo allegro, la tua voce sciolta e sottile.
Farfalla bruna dolce e definitiva
come il campo dì frumento e il sole, il papavero e l'acqua.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Senza rancore

    Lacrime dalle palpebre, dolori dei dolenti,
    dolori che non contano e lacrime incolori.
    Non chiede nulla, lui, non è insensibile,
    triste nella prigione e triste quand'è libero.

    È un tempo tetro, è una notte nera
    da non mandare in giro neanche un cieco. I forti
    siedono, il potere è in pugno ai deboli,
    e in piedi è il re, vicino alla regina assisa.

    Sorrisi e sospiri, insulti imputridiscono
    nella bocca dei muti e negli occhi dei vili.
    Non toccare nulla! Qui brucia, là arde;
    codeste mani son per le tasche e le fronti.

    Un'ombra...
    Tutta la sciagura del mondo
    e il mio amore addosso
    come una bestia nuda.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Saluto

      Nulla, spuma, vergine verso
      A non designar che la coppa;
      Tal si tuffa lungi una frotta
      Di sirene, il dorso riverso.

      Noi navighiamo, o miei diversi
      Amici, io già sulla poppa
      Voi sulla prua ch'apre alla rotta
      Flutto di folgori e d'inverni;

      Un'ebbrezza bella m'ingiunge
      Senza temer beccheggio lungo
      Di levar alto questo salve

      Solitudine, scoglio, stella
      A non importa ciò che valse
      La cura bianca della vela.
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        Scritta da: Cheope
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Il torrente

        Tu così avventuroso nel mio mito,
        così povero sei fra le tue sponde.
        Non hai, ch'io veda, margine fiorito.
        Dove ristagni scopri cose immonde.

        Pur, se ti guardo, il cor d'ansia mi stringi,
        o torrentello.
        Tutto il tuo corso è quello
        del mio pensiero, che tu risospingi
        alle origini, a tutto il fronte e il bello
        che in te ammiravo; e se ripenso i grossi
        fiumi, l'incontro con l'avverso mare,
        quest'acqua onde tu appena i piedi arrossi
        nudi a una lavandaia,
        la più pericolosa e la più gaia,
        con isole e cascate, ancor m'appare;
        e il poggio da cui scendi è una montagna.

        Sulla tua sponda lastricata l'erba
        cresceva, e cresce nel ricordo sempre;
        sempre è d'intorno a te sabato sera;
        sempre ad un bimbo la sua madre austera
        rammenta che quest'acqua è fuggitiva,
        che non ritrova più la sua sorgente,
        né la sua riva; sempre l'ancor bella
        donna si attrista, e cerca la sua mano
        il fanciulletto, che ascoltò uno strano
        confronto tra la vita nostra e quella
        della corrente.
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          Scritta da: Antonella Marotta
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Ora che non mi dici niente, ora
          che non mi fai godere né soffrire,
          tu sei la consueta dei miei giorni.
          Assomigli ad un lago tutto uguale
          sotto un cielo di latta tutto uguale.
          Assonnato mi muovo sulla riva.
          Non voglio non desider, neppure
          penso.
          Mi tocco per sentir se sono.
          È l'essere e il non esser, come l'acqua
          e il cielo di quel lago si confondono.
          Diventa il mio dolore quel d'un altro
          e la vita non è né lieta né triste.
          T'odio, compagna assidua dei miei giorni,
          che alla vita non mi sottrai, facendomi
          come il sonno una cosa inanimata,
          ma me la lasci solo rasentare.
          Poiché son rassegnato a viver, voglio
          che ad ogni ora del dì mi pesi sopra,
          mi tocchi nella mia carne vitale.
          Voglio il Dolore che m'abbranchi forte
          e collochi nel centro della Vita.
          Ora che non mi dici niente, ora
          che non mi fai godere né soffrire,
          io rassegnato aspetto che tu passi.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Per ridere in società

            Ha messo la sua testa il domatore
            nella gola del leone
            io
            ho infilato due dita solamente
            nel gargarozzo dell'Alta Società
            Ed essa non ha avuto il tempo
            di mordermi
            Anzi semplicemente
            urlando ha vomitato
            un po' della dorata bile
            a cui è tanto affezionata
            Per riuscire in questo giuoco
            utile e divertente
            Lavarsi le dita
            accuratamente
            in una pinta di buon sangue
            a ognuno la sua platea.
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