Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

A molti

Io sono la vostra voce, il calore del vostro fiato,
il riflesso del vostro volto,
i vani palpiti di vane ali...
fa lo stesso, sino alla fine io sto con voi.

Ecco perché amate così cupidi
me, nel mio peccato e nel mio male,
perché affidaste a me ciecamente
il migliore dei vostri figli;
perché nemmeno chiedeste di lui,
mai, e la mia casa vuota per sempre
velaste di fumose lodi.
E dicono: non ci si può fondere più strettamente,
non si può amare più perdutamente...

Come vuole l'ombra staccarsi dal corpo,
come vuole la carne separarsi dall'anima,
così io adesso voglio essere scordata.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Arsenio

    I turbini sollevano la polvere
    sui tetti, a mulinelli, e sugli spiazzi
    deserti, ove i cavalli incappucciati
    annusano la terra, fermi innanzi
    ai vetri luccicanti degli alberghi.
    Sul corso, in faccia al mare, tu discendi
    in questo giorno
    or piovorno ora acceso, in cui par scatti
    a sconvolgerne l'ore
    uguali, strette in trama, un ritornello
    di castagnette.
    È il segno d'un'altra orbita: tu seguilo.
    Discendi all'orizzonte che sovrasta
    una tromba di piombo, alta sui gorghi,
    più d'essi vagabonda: salso nembo
    vorticante, soffiato dal ribelle
    elemento alle nubi; fa che il passo
    su la ghiaia ti scricchioli e t'inciampi
    il viluppo dell'alghe: quell'istante
    è forse, molto atteso, che ti scampi
    dal finire il tuo viaggio, anello d'una
    catena, immoto andare, oh troppo noto
    delirio, Arsenio, d'immobilità...
    Ascolta tra i palmizi il getto tremulo
    dei violini, spento quando rotola
    il tuono con un fremer di lamiera
    percossa; la tempesta è dolce quando
    sgorga bianca la stella di Canicola
    nel cielo azzurro e lunge par la sera
    ch'è prossima: se il fulmine la incide
    dirama come un albero prezioso
    entro la luce che s'arrosa: e il timpano
    degli tzigani è il rombo silenzioso
    Discendi in mezzo al buio che precipita
    e muta il mezzogiorno in una notte
    di globi accesi, dondolanti a riva, -
    e fuori, dove un'ombra sola tiene
    mare e cielo, dai gozzi sparsi palpita
    l'acetilene -
    finché goccia trepido
    il cielo, fuma il suolo che t'abbevera,
    tutto d'accanto ti sciaborda, sbattono
    le tende molli, un fruscio immenso rade
    la terra, giù s'afflosciano stridendo
    le lanterne di carta sulle strade.
    Così sperso tra i vimini e le stuoie
    grondanti, giunco tu che le radici
    con sé trascina, viscide, non mai
    svelte, tremi di vita e ti protendi
    a un vuoto risonante di lamenti
    soffocati, la tesa ti ringhiotte
    dell'onda antica che ti volge; e ancora
    tutto che ti riprende, strada portico
    mura specchi ti figge in una sola
    ghiacciata moltitudine di morti,
    e se un gesto ti sfiora, una parola
    ti cade accanto, quello è forse, Arsenio,
    nell'ora che si scioglie, il cenno d'una
    vita strozzata per te sorta, e il vento
    la porta con la cenere degli astri.
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      Scritta da: Elisabetta
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Poesia

      Nuda è la terra, e l'anima
      ulula contro il pallido orizzonte
      come lupa famelica. Che cerchi,
      poeta, nel tramonto?

      Amaro camminare, perché pesa
      il cammino sul cuore. Il vento freddo,

      e la notte che giunge, e l'amarezza
      della distanza... Sul cammino bianco,
      alberi che nereggiano stecchiti;

      sopra i monti lontani sangue ed oro...
      Morto è il sole... Che cerchi,
      poeta, nel tramonto?
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        Scritta da: goccia di miele
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Diritto

        Dormivi. Ti sveglio.
        Il gran mattino reca l'illusione di un inizio.
        Avevi dimenticato Virgilio. Sono qui gli esametri.
        Ti porto molte cose.
        I quattro elementi dei greci: la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria.
        Un solo nome di donna.
        L'amicizia della luna.
        I chiari colori dell'atlante.
        L'oblio, che purifica.
        La memoria che sceglie e che riscrive.
        L'abitudine che ci aiuta a sentirci immortali.
        Il quadrante e le lancette che dividono l'inafferrabile tempo.
        La fragranza del sandalo.
        I dubbi che chiamiamo, non senza vanità, metafisica.
        Il manico del bastone che la tua mano attende.
        Il sapore dell'uva e del miele.
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          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Il bove

          Al rio sottile, di tra vaghe brume,
          guarda il bove, coi grandi occhi: nel piano
          che fugge, a un mare sempre più lontano
          migrano l'acque d'un ceruleo fiume;

          ingigantisce agli occhi suoi, nel lume
          pulverulento, il salice e l'ontano;
          svaria su l'erbe un gregge a mano a mano,
          e par la mandra dell'antico nume:

          ampie ali aprono imagini grifagne
          nell'aria; vanno tacite chimere,
          simili a nubi, per il ciel profondo;

          Il sole immenso, dietro le montagne
          cala, altissime: crescono già, nere,
          l'ombre più grandi d'un più grande mondo.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            La vergine

            Non avete veduto le farfalle
            con che leggera grazia
            sfiorano le corolle in primavera?
            Con pari leggerezza
            limpido aleggia sulle cose tutte
            lo sguardo della vergine sorella.
            Non avete veduto quand'è notte
            le vergognose stelle
            avanzare la luce e ritirarla?...
            Così, timidamente, la parola
            varca la soglia
            del suo labbro al silenzio costumato.
            Non ha forma la veste ch'essa porta,
            la luce che ne filtra
            ne disperde i contorni. Il suo bel volto
            non si sa ove cominci, il suo sorriso
            ha la potenza di un abbraccio immenso.
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