Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Elisa Iacobellis
in Poesie (Poesie d'Autore)

L'Uomo E Il Mare

Uomo libero, tu amerai sempre il mare!
Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima
Nello svolgersi infinito della sua onda,
E il tuo spirito non è un abisso meno amaro.
Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine;
L'accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore
Si distrae a volte dal suo battito
Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia.
Siete entrambi tenebrosi e discreti:
Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi,
O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze
Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti!
E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli
Vi combattete senza pietà né rimorsi,
Talmente amate la carneficina e la morte,
O eterni rivali, o fratelli implacabili!
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    Scritta da: Elisa Iacobellis
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Quasi fuori dal cielo

    Quasi fuori dal cielo ormeggia tra due montagne la metà della luna.
    Roteante, vagabonda notte, quella che scava gli occhi.
    Chissà quante stelle triturate nella pozzanghera! Fa una croce a lutto tra le mie ciglia, fugge.
    Fucina di metalli azzurri, notti di lotte silenziose,
    il mio cuore gira come un volano impazzito.
    Bimba venuta da lontano, da tanto lontano qui condotta,
    folgora a volte il suo sguardo sotto il cielo.
    Piagnisteo, tempesta, mulinello di furia,
    incrocia sul mio cuore senza fermarti.
    Vento dei sepolcri, travolge, distruggi disperdi la tua radice sonnolenta.
    Sradica i grandi alberi sulla sua opposta riva.
    Eppure tu, bimba chiara, domanda di fumo, spiga.
    Era colei che formava il vento con foglie brillanti.
    Oltre le montagne notturne, giglio bianco d'incendio,
    oh nulla posso dire! Era fatta di tutte le cose.
    Angoscia che mi hai aperto il petto a coltellate,
    è ora di seguire un'altra strada, dove lei non sorrida.

    Temporale che ha sepolto le campane, torbido fermento di burrasche
    perché toccarla ora, perché intristirla?

    Ah seguire il cammino che si allontana da tutto,
    dove non stia già aspettando l'angoscia, la morte, l'inverno
    con i suoi occhi tra la rugiada.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Stasi nel buio. Poi
      l'insostanziale azzurro
      versarsi di vette e distanze.

      Leonessa di Dio,
      come in una ci evolviamo,
      perno di calcagni e ginocchi! - La ruga

      s'incide e si cancella, sorella
      al bruno arco
      del collo che non posso serrare,

      bacche
      occhiodimoro oscuri
      lanciano ami -

      Boccate di un nero dolce sangue,
      ombre.
      Qualcos'altro

      mi tira su nell'aria -
      cosce, capelli;
      dai miei calcagni si squama.

      Bianca
      godiva, mi spoglio -
      morte mani, morte stringenze.

      E adesso io
      spumeggio al grano, scintillio di mari.
      Il pianto del bambino

      nel muro si liquefà.
      E io
      sono la freccia,

      la rugiada che vola
      suicida, in una con la spinta
      dentro il rosso

      occhio cratere del mattino.
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        Scritta da: Francesca Fontana
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io

        Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io
        fossimo presi per incantamento,
        e messi in un vasel ch'ad ogni vento
        per mare andasse al voler vostro e mio,

        sì che fortuna od altro tempo rio
        non ci potesse dare impedimento,
        anzi, vivendo sempre in un talento,
        di stare insieme crescesse 'l disio.

        E monna Vanna e monna Lagia poi
        con quella ch'è sul numer de le trenta
        con noi ponesse il buono incantatore:

        e quivi ragionar sempre d'amore,
        e ciascuna di lor fosse contenta,
        sì come i' credo che saremmo noi.
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          Scritta da: Eclissi
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Casida delle colombe oscure

          Sui rami dell'alloro
          camminano due colombe oscure.
          L'una era il sole,
          l'altra la luna.
          "Casigliane mie," chiesi,
          "dove sta la mia sepoltura?"
          "Nella mia coda", disse il sole.
          "Nella mia gola", disse la luna.
          Ed io che andavo camminando
          con la terra alla cintola
          vidi due aquile di neve
          e una ragazza nuda.
          L'una era l'altra
          e la ragazza era nessuna.
          "Care aquile, " chiesi,
          "dove sta la mia sepoltura?"
          "Nella mia coda", disse il sole.
          "Nella mia gola", disse la luna.
          Sui rami dell'alloro
          vidi due colombe nude.
          L'una era l'altra
          ed entrambe nessuna.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Venere Anadiomene

            Come da un verde feretro di latta, una testa
            Dai bruni capelli esageratamente impomatati
            Da una vecchia tinozza emerge, lenta e ottusa,
            Con qualche deficienza piuttosto malmessa;

            e il collo grasso e grigio, le scapole larghe
            Sporgenti; il dorso corto che rientra ed esce;
            e i fianchi tondi che sembrano spiccar il volo;
            Il grasso sotto la pelle appare in piatte falde;

            La schiena è un po' rossa; e tutto ha un odore
            Stranamente orrendo; si notano soprattutto
            Cose singolari da osservare con la lente...

            Le reni hanno incise due parole: Clara Venus;
            e tutto questo corpo si muove e porge l'ampia groppa
            Schifosamente bella per un'ulcera all'ano.
            Composta martedì 13 ottobre 2009
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              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Ma non perciò nel disdegnoso petto
              d'Argante vien l'ardire o 'l furor manco,
              benché suo foco in lui non spiri Aletto,
              né flagello infernal gli sferzi il fianco.
              Rota il ferro crudel ove è più stretto
              e più calcato insieme il popol franco;
              miete i vili e i potenti, e i più sublimi
              e i più superbi capi adegua a gli imi.
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